20 Gennaio 2017 - 12.35

VICENZA – “Donna non rieducabile”, Ottavia Piccolo in scena al Teatro comunale

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VICENZA – Continua la Stagione di Prosa al Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza, con una produzione di grande impegno che ha ottenuto grandi consensi di pubblico e di critica: si tratta di “Donna non rieducabile”, uno spettacolo di Stefano Massini, regia di Silvano Piccardi, interprete una straordinaria Ottavia Piccolo; lo spettacolo sarà in scena, unica data in Veneto, giovedì 26 gennaio alle 20.45 al Ridotto; i biglietti sono esauriti, saranno disponibili in caso di rinuncia dei possessori.

Prodotto dal Centro d’Arte Contemporaneo Teatro Carcano, lo spettacolo è dedicato alla vicenda della giornalista russa Anna Politkovskaja, morta assassinata nel 2006 per il suo impegno in favore dei diritti umani e della causa cecena; nella sua tappa al Teatro Comunale di Vicenza, sarà preceduto da un incontro con il pubblico alle 19.00 nel Foyer del Ridotto condotto da Antonino Varvarà a cui presenzierà anche l’attrice, Ottavia Piccolo, conosciutissima e molto amata dal pubblico vicentino. Varvarà, organizzatore teatrale, attore e regista, docente di recitazione e comunicazione verbale, direttore artistico del Teatro Aurora di Marghera, condurrà il pubblico a conoscere meglio questa rappresentazione tratta dal testo che Stefano Massini ha scritto un anno dopo la morte della giornalista, adattando in forma di racconto in prima persona numerosi estratti dei suoi diversi testi.

“Donna non rieducabile” è un monologo costruito come una serie di istantanee, il percorso seguito da Anna Politkovskaja (scandito dall’intervento musicale dell’arpa di Floraleda Sacchi che suona in scena, per diventare di volta in volta l’eco della guerra, lo spappolarsi dell’inno sovietico, un rumore di ferraglia inquietante, un momento di pace), interpretato superbamente da Ottavia Piccolo, sul palcoscenico in perfetta simbiosi con quanto visto e vissuto dalla giornalista.

Come spiega l’autore: Ho scritto “Donna non rieducabil” adattando in forma teatrale brani autobiografici ed articoli di Anna Politkovskaja. La mia idea era trasformare drammaturgicamente questi materiali lavorando sullo scatto d’istantanee (…) Ho tentato così di costruire un album di immagini, una carrellata di esperienze in presa diretta, una galleria di zoom su precise situazioni, atmosfere. Ne è nato un collage di quasi venti quadri. (…). E’ come se per venti volte gli occhi si riaprissero e si richiudessero su temi e luoghi diversi, sempre da intuire. Direi che non si tratta di un testo “su Anna Politkovskaja”, bensì un viaggio “negli occhi di Anna Politkovskaja”.

Il sottotitolo “Mettere in scena uno sguardo”, spiega bene il senso dello spettacolo: non si è trattato di mettere in scena il personaggio Anna Politkovskaja, né, tanto meno, di farne un’eroina da feuilleton politico. Si è trattato, al contrario,di restituire al pubblico, nella forma più diretta, più semplice, più anti-retorica possibile, il senso della scelta di verità, compiuta da una giornalista che ha voluto andare a vedere dentro gli eventi, per restituircene, con sguardo limpido e coraggioso, personaggi e vicende, come ricorda Stefano Piccardi, il regista, nelle sue note a margine dello spettacolo.

La vicenda è quella nota: Anna Politkovskaja non era una militante politica, era semplicemente una giornalista e una donna, senza alcuna mira di potere o altro, se non quello di portare avanti, con tenacia e determinazione, il suo mestiere. Il suo fu uno sguardo aperto, senza prevenzioni né compromessi, su quanto avveniva nel suo paese, partendo dalla lontana Cecenia, per arrivare a incontrare i momenti più terribili della recente storia russa (dalla strage al Teatro Dubrovka di Mosca, a quella nella scuola di Beslan).

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