13 Giugno 2018 - 13.57

VICENZA – Coldiretti: “Maltempo, enormi danni in agricoltura”

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Pesantemente colpita la zona di Lonigo, particolarmente vocata per la viticoltura. A seguire, in Veneto, Feltre in provincia di Belluno. Lo rivela Coldiretti in merito al maltempo che si è abbattuto nella regione nella giornata di ieri. “L’area si sta caratterizzando per la presenza di vitigni autoctoni con produzioni di qualità d’altura. Sono i giovani viticoltori – sottolinea Coldiretti – ad aver riportato la coltivazione storica di viti come Pavana e Bianchetta, sperimentando pure il Glera. Dopo la tempesta di ieri grossa come palle da ping pong gli imprenditori contano i danni lungo i pendii di Sedico, Fonzaso, Tomo, Villaga, Seren e Pedavena, dove per il birrificio locale sono presenti colture di orzo, ma anche foraggio da raccogliere, piantagioni di noci, frutteti e orti con fagioli pregiati. Nel padovano si registrano campi allagati con difficoltà di accesso per i mezzi, che devono eseguire lavori di trinciatura del mais. Forti raffiche di vento hanno atterrato grano e frumento”. In questa fase stagionale è però la grandine l’evento più temuto dagli agricoltori, perché causa danni irreversibili e provoca la perdita dell’intero raccolto dopo un anno di lavoro. “L’andamento anomalo di quest’anno conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto, che si manifestano – commentano il presidente provinciale di Coldrietti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Le precipitazioni primaverili sono importanti per ristabilire le scorte idriche necessarie per l’estate, ma l’acqua per poter essere assorbita dal terreno deve cadere in modo continuo e non violento”. Gli acquazzoni, invece, aggravano i danni provocati con smottamenti, frane ed esondazioni su un territorio più fragile, dove sono 7145 i comuni complessivamente a rischio frane ed alluvioni, l’88,3% del totale. “Un risultato provocato da un modello di sviluppo sbagliato che negli ultimi 25 anni – concludono Cerantola e Palù – ha ridotto a meno di 13 milioni di ettari le aree agricole a vantaggio dell’abbandono e della cementificazione”.

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