26 Gennaio 2017 - 18.00

VENETO – Le Colline del Prosecco sono (quasi) un bene Unesco

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Con il via libera – giunto oggi pomeriggio con una importante unanimità – del Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana dell’Unesco, presieduta da Franco Bernabè e nel quale sono rappresentati i ministri della Cultura, dell’Agricoltura, dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, dell’Economia, degli Affari Esteri e dell’Istruzione, la candidatura delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene a patrimonio dell’umanità supera la tappa decisiva per approdare ai tavoli della Segretariato Unesco di Parigi ed essere così insignita del marchio “World Heritage Unesco” .

Le colline del Prosecco sono una delle due candidature tricolori per l’esclusiva classifica dell’organismo culturale internazionale: ogni Stato membro dell’Unesco ha infatti un limite annuale di due candidature da presentare per la lista dei patrimoni dell’umanità, una a valenza spiccatamente culturale e una a valenza naturalistico-paesaggistica, quali sono appunto le terre del Prosecco.

“E’ un giornata storica – commenta il Presidente del Veneto, Luca Zaia – voglio innanzitutto ringraziare tutti quelli che hanno lavorato al dossier, una fantastica squadra che ha visto intrecciarsi professionalità di altissimo livello, veri e propri cultori e conoscitori del territorio. Scienza e amore per la nostra terra. Un’altra porzione di Veneto sta dunque per entrare nell’olimpo dei grandi siti dell’umanità. Ringrazio, inoltre, il presidente Bernabè, tutti i ministri del governo rappresentati nel CNIU, che hanno sostenuto la candidatura con l’approvazione, e i loro tecnici”.

“Ora ci manca l’ultimo miglio per raggiungere l’ambito risultato – aggiunge Zaia – Il raggiungimento del marchio Unesco è un grande risultato per il Veneto, che premia un dossier ben fatto, con tutte le carte in regola, e un territorio che ha fortemente creduto in questa candidatura. La tutela Unesco rappresenterà l’inizio di una nuova era, che affida una grande responsabilità al Veneto e ai veneti, e motiverà l’intero territorio. Ci riteniamo ufficialmente a disposizione, come ente e territorio, per il Segretariato Unesco”.

Ora la Commissione nazionale per l’Unesco, che ha fatto proprio il giudizio di merito espresso ieri dal Ministero dell’Agricoltura, trasmetterà la proposta di candidatura alla rappresentanza permanente dell’Italia presso l’Unesco di Parigi, che consegnerà il dossier, inviato dalla Regione Veneto, entro la scadenza del 31 gennaio.

Dal 1° febbraio 2017 inizierà il processo di valutazione il cui esito finale sarà annunciato entro luglio 2018, a dieci anni esatti dall’inizio del percorso con la sottoscrizione dell’intesa tra la provincia di Treviso e i sette comuni delle ‘terre alte’ della Marca (Cison di Valmarino, Follina, Miane, Revine Lago, Tarzo, Valdobbiadene e Segusino) per la salvaguardia paesaggistica e ambientale dell’area collinare e con la prima richiesta di ingresso nella ‘tentative list’ dell’Unesco da parte dell’allora ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia.

Sono quattro i ‘dossier’ Unesco proposti da Luca Zaia, in veste di ministro dell’Agricoltura, tra maggio 2008 e aprile 2010: la candidatura della dieta mediterranea, dichiarata patrimonio dell’Unesco nel 2010; la candidatura dell’arte dei pizzaiuoli napoletani per la quale l’Unesco dovrebbe pronunciare il verdetto finale entro dicembre; la coltivazione della vite dello zibibbo a Pantelleria, riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità a fine 2014; e ora quella delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, arrivata ad un passo dal traguardo.

Ideata nel 2008, lanciata nel 2010 con l’iscrizione nella lista ministeriale delle ‘proposte’, suggellata nel 2015 con l‘iscrizione nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici del Ministero per le politiche agricole e rilanciata in occasione del Vinitaly 2016, la candidatura Unesco delle colline di Conegliano e Valdobbiadene ha conquistato il primo posto nella lista propositiva italiana per: a) la dimostrazione dell’eccezionale valore universale del sito, emblema di ‘paesaggio culturale’; b) lo studio dettagliato del valore mondiale della coltura della vite e dell’impronta antropica dell’uomo; c) le condizioni di integrità, autenticità e conservazione del paesaggio e, infine, d) l’esistenza di validi strumenti di tutela urbanistica, ambientale e culturale.

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