8 Febbraio 2016 - 15.26

VENETO – Effetti dell'embargo russo, esportazioni dimezzate

bandiera russa

Nel 2015 l’embargo russo è costato all’agroalimentare italiano 244 milioni di euro, con una pesante riduzione delle esportazioni che si sono dimezzate rispetto al 2013.
Sono i dati di una ricerca del Centro studi di Confagricoltura, che ha analizzato le conseguenze del divieto di importazione di molti prodotti alimentari provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia e Australia istituito dalla Russia nell’agosto 2014 e rinnovato per un ulteriore anno nel giugno 2015.
Nel dettaglio, i dati del periodo gennaio-ottobre 2015, su base Istat, indicano che il valore delle esportazioni di agroalimentari dell’Ue verso la Russia (bevande escluse) ha registrato un taglio di circa il 61 per cento rispetto al 2013. Il ridimensionamento medio dell’export agroalimentare dell’Italia si può stimare nell’ordine del 50 per cento. Riferendosi alle sole categorie di prodotti soggetti a embargo, il valore dell’Ue si attesta a – 77 per cento e quello dell’Italia a – 67 per cento.
“La Russia rappresentava per l’Italia un importante mercato di sbocco per i prodotti agricoli e agroalimentari – ricorda Michele Negretto, presidente di Confagricoltura Vicenza -. Il valore dell’export era più che raddoppiato negli ultimi anni, fino a raggiungere nel 2013 i 485 milioni di euro. Con l’embargo le esportazioni hanno subito un grosso colpo, diventando una delle cause principali della crisi commerciale per i nostri prodotti. Molte aziende della provincia di Vicenza hanno registrato danni notevoli, soprattutto del settore lattiero caseario, delle carni e dell’ortofrutta. E le ripercussioni negative non sono causate solo dalle nostre mancate esportazioni verso la Russia, ma anche dai prodotti dei Paesi dell’Est che a causa del blocco vengono riversati sui nostri mercati, causando il crollo dei prezzi”.
A livello nazionale, secondo lo studio di Confagricoltura, in seguito all’embargo le maggiori flessioni percentuali riguardano ortaggi (-98,9%), frutta (-94,5%), formaggi e latticini (-93,6%), carni e frattaglie (-88,4%).

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