20 Giugno 2017 - 15.41

VENETO – Troppo caldo, stalle vicentine in ginocchio

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“Lo stress da caldo è un problema effettivo e reale, ma gli allevatori vicentini si inventano davvero di tutto per alleviare le fatiche che gli animali sono costretti a sopportare in queste giornate di caldo intenso. Dai ventilatori ai getti d’acqua, la fantasia è davvero molta per riuscire a prendersi cura dei propri animali e far sì che il calo di produzione sia il più possibile contenuto”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù intervengono condividendo l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base del monitoraggio effettuato nelle stalle, dal quale emerge che in certe zone manca anche l’acqua e sono entrate in funzione le autobotti per il rifornimento degli abbeveratoi. La situazione più difficile, infatti, è nella pianura padana, dove si concentra la maggioranza degli allevamenti italiani. “Per le mucche il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi – commenta il presidente dell’Associazione regionale allevatori del Veneto, Floriano De Franceschi – oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. In soccorso sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle, dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo, perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi”. In funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura. Al calo delle produzioni di latte si aggiunge, dunque, un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo. Si aggrava, pertanto, il conto dei danni alle campagne, dove le perdite hanno già raggiunto il miliardo di euro secondo la Coldiretti. Sono gli effetti di un giugno bollente, con temperature massime risultate superiori di 2,2 gradi la media di riferimento, mentre le precipitazioni sono risultate in calo del 52% provocando una crisi idrica di portata storica a livello nazionale, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Ucea relativi alla prima decade. Una situazione decisamente pesante. “Gli agricoltori – concludono Cerantola e Palù – devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni ed il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici”.

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