21 Novembre 2018 - 9.32

VENETO – Allarme droga e minori: “Prima dose a 11 anni”

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Quando si dice che la droga fa male ed è una dipendenza tra le peggiori presenti per gli esseri umani, come l’alcol, non sono delle mere “banalità” (che pure alcuni mettono in discussione): nel giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in Veneto è stato preparato un Tavolo “Un Welfare per i minori” che raccoglie di fatto l’intera rete di assistenti sociali, psicologi ed educatori professionali nella regione del Nord Est. Ebbene, i risultati presentati in alcuni casi sono davvero inquietanti: ad esempio, in Veneto la prima assunzione di sostanze stupefacenti arriva addirittura a 11 anni e prelude a situazioni di cronicità che si manifestano già a 16 anni. La denuncia degli esperti veneti racconta dell’uso di sostanze stupefacenti tra gli adolescenti dei giorni nostri addirittura quadruplicati negli ultimi due anni: il Servizio Dipendenze dell’Usl Euganea di Padova – riporta il Corriere della Sera – segue da tempo 20 nuovi casi di minorenni con dipendenza da droga praticamente appena dopo i 12 anni. «Era trent’anni che non accadeva», spiegano allarmati dal Tavolo per il Welfare giovanile in Veneto.

A fronte di questa situazione, spiegano ancora i referenti, «negli ultimi cinque anni il sistema sociosanitario del Veneto ha perso circa 300 operatori». L’allarme è serissimo e viene spiegato dal portavoce Paolo Rigon con un dichiarazione pubblica che ovviamente non si ferma al “solo” Veneto ma che rappresenta un problema su tutto il panorama nazionale (e non). «Ogni anno in Veneto ci sono 150 mila donne che si rivolgono ai consultori, 55 mila minori seguiti dai servizi di neuropsichiatria e migliaia di persone in cura al Sert», ovvero i Servizi per le Tossicodipendenze. Il Tavolo chiede alla Regione e al Governo, un finanziamento annuale di 10 milioni di euro per una sorta di nuovo piano “d’azione” rivolto alla tutela dalla dipendenza di droga per tutti gli under18. «Purtroppo molte prestazioni previste dal piano sociosanitario della Regione non vengono erogate, così come non viene rispettato il numero minimo di consultori per abitanti e gli standard minimi di personale», conclude ancora Rigon.

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