10 Aprile 2017 - 15.35

VENETO – Agricoltori: senza voucher saltano 10 mila posti di lavoro

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C’erano una volta in voucher… e con la loro abolizione sono scomparsi anche 10mila posti di lavoro in Veneto. “Il tempismo è stato a dir poco perfetto. Abolire i voucher proprio quando le aziende avevano iniziato a farne uso non è stata una grande trovata, soprattutto in mancanza di un efficace strumento alternativo di regolarizzazione del lavoro. In agricoltura, ma non solo, i buoni lavoro erano una soluzione semplice e fruibile evitando la burocrazia prevista per molte forme contrattuali, attraverso i quali veniva regolarizzato il lavoro”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù commentano i dati resi noti oggi in occasione del Vinitaly, dai quali emerge senza mezzi termini che la scure dell’incertezza si abbatte su un settore che è stato in questi anni il più dinamico dell’intero agroalimentare Made in Italy, anche grazie all’innovazione portata dai voucher. Ricordiamo che la “prima volta” per i voucher è stata la vendemmia 2008. “Si è trattato di un successo – ricordano Cerantola e Palù – con poco più di 535.000 voucher venduti a livello nazionale per un totale di 27.400 persone impegnate durante l’anno nelle vigne. Nel 2009 Il sistema di pagamento è stato esteso all’insieme delle attività stagionali agricole, ma quello della vendemmia è rimasto l’impiego predominante assorbendone in media circa la metà secondo le stime della Coldiretti. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura è stata l’unico settore rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito), che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino alla sua abrogazione”. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011. Dopo una rapida crescita inziale nel tempo si è verificata una sostanziale stabilizzazione dei voucher venduti, ma anche un aumento del numero di voucher per persona che nell’arco dei dieci anni è praticamente raddoppiato per i lavoratori impegnati nella vendemmia, secondo l’analisi della Coldiretti. Fin da subito la regione che si è contraddistinta per l’impiego del voucher in agricoltura è stato il Veneto, non a caso una regione a particolare vocazione vitivinicola, dove si stima che nelle operazioni di vendemmia non sia stato utilizzato per meno di 400.000 buoni nell’ultimo anno. A livello nazionale la Coldiretti stima che nell’ultimo anno siano stati impiegati circa 1,3 milioni di voucher solo per la vendemmia per un totale di 25mila persone, un numero pressochè stabile nel corso degli ultimi 5 anni. “Va individuata un’alternativa perché, con l’abrogazione dei voucher, il sistema agricolo è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi rischia, in assenza di interventi adeguati, di andare perduto – concludono Cerantola e Palù – pertanto a fronte dell’abrogazione dei voucher diviene indispensabile, per evitare un arretramento che danneggerebbe sia imprese che lavoratori, costruire ex-novo uno strumento che possa rispondere alle stesse esigenze delle imprese e dei lavoratori. Strumento che, al pari del voucher, semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani, pensionati e cassa integrati in quadro compiuto di garanzie soprattutto assicurative”.

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