26 Settembre 2014 - 7.54

UN RAGAZZO D’ORO

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REGIA: Pupi Avati

CHI: Riccardo Scamarcio (Davide Bias), Sharon Stone (editrice), Cristiana Capotondi (Silvia), Giovanna Ralli (madre di Davide)

COSA: Davide (Riccardo Scamarcio) lavora in una società pubblicitaria, ma non è la vita che sognava: ha contattato tutte le case editrici per pubblicare i suoi racconti, con insuccesso costante. Neanche la vita privata funziona meglio: la fidanzata è ancora legata al suo ex, suo padre muore improvvisamente, e per un’incomprensione perde anche il lavoro. Decide di trasferirsi a Roma dalla madre, anche per cercare di scoprire chi fosse veramente suo padre, con il quale aveva sospeso i rapporti molti anni prima. Scoprirà una vita parallela del padre, fra amori sconosciuti e insuccessi lavorativi. Ma questo gli permetterà anche di riscattare la sua vita fin ora molto discutibile.

SI: per chi ama il lato psicologico di Pupi Avati. E’ un film Scamarcio-centrico: tutto ruota e avviene per mezzo di lui, della sua visione, delle sue emozioni. Vediamo un protagonista sfortunato e fragile, conquista subito la tenerezza femminile. A volte, il film ha un sapore noir: lo sguardo di Scamarcio non sempre promette bene e il commento musicale utilizzato sottolinea infatti cattivi presagi. E poi c’è una splendida Sharon Stone: perfetta in tailleur sempre chiari, in piega anche quando è a letto, mai scomposta neanche quando gli occhi sono lucidi.

NO: purtroppo è lo stesso motivo del si, il lato psicologico di Pupi Avati. Non è il primo film in cui tratta temi molto difficili da digerire, ma forse perché fanno parte della nostra quotidianità. La sensazione è però che i temi trattati (rapporto difficile padre – figlio, aggressività e cinismo, lutto, suicidio, relazioni extra coniugali, bugie) non siano del tutto sviscerati. Non è un film per tutti, spero sia chiaro: piacerà alle fans di Scamarcio, visto il suo protagonismo indiscusso, e sarà di gradimento anche a chi ha vissuto almeno in parte le vicissitudini di Davide. Per gli altri, sarà solo un film lento e simile a tanti altri.

Quindi: non è un film con happy ending, è un film italiano, come si suol dire, d’autore. C’è sofferenza, difficoltà di comunicazione, senso di vuoto. E’ probabile che piaccia tanto o non piaccia proprio: del resto quando si trattano temi vicini a chiunque non si può vivere nel mezzo. Bianco o nero.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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