24 Febbraio 2021 - 10.00

Un anno di Covid: l’urgenza del vaccino come “bene comune”

Sembrano lontanissimi i tempi quando l’epidemia da Aids imperversava nell’intero continente africano, senza che nessun Paese riuscisse a farvi fronte.  Eppure sono passati meno di vent’anni, e tanto per fare un esempio, nel Sudafrica guidato allora da Nelson Mandela nel 1997 si contavano circa 3 milioni di infetti, e 100mila morti l’anno.Nello stesso anno Mandela promulgò una legge, detta Medical Act, che aggirando i brevetti che coprivano i farmaci anti Aids, autorizzava le ditte farmaceutiche sudafricane a produrre localmente farmaci generici a basso costo.Quella legge, che avrebbe potuto salvare centinaia di migliaia di sudafricani, non entrò mai in vigore perchè bloccata da un lato delle iniziative legali delle case farmaceutiche che contestavano la violazione delle norme sulla proprietà intellettuale, leggi brevetti, e dall’altro dalle minacce di sanzioni commerciali contro il Sudafrica.Come dicevo all’inizio, sembrano lontanissimi quegli anni ’90 del secolo scorso, eppure la situazione che ci troviamo a vivere oggi è addirittura peggiore.Perchè l’Aids divenne pandemico soprattutto in Africa, e nel mondo occidentale interessò solo alcune fasce di popolazione, ma il Covid 19 rappresenta la vera prima pandemia mondiale della storia dell’umanità.Di fonte agli assalti di questo virus, dopo un anno di inutili tentativi di contenimento, abbiamo capito che l’unica strada percorribile è quella della della vaccinazione di massa, necessaria a determinare la cosiddetta immunità di gregge.Ma anche in questo caso il diritto alla vita delle persone di tutti il mondo viene in qualche modo subordinato al problema dei brevetti e delle regole di produzione dei vaccini.E non è solo un problema di fatturato delle Big Pharma, perchè c’è anche il fattore politico, nel senso che il vaccino sta diventando determinante anche nel confronto geo-politico fra grandi potenze. Tutti ci dicono che il mondo del dopo pandemia sarà diverso da quello che conoscevamo.E allora perchè non iniziare da subito con un cambiamento per una volta virtuoso?Perchè non liberalizzare le formule dei vaccini, consentendone la produzione a tutte le aziende farmaceutiche del mondo? Perchè non provare a promuovere un’azione corale di tutti gli Stati per ottenere che il vaccino anti Covid sia un “bene comune”, e come tale non assoggettato alle leggi del mercato? Ormai dovremmo averlo capito che il virus di Wuhan non conosce frontiere, e poiché è impensabile blindare intere popolazioni entro confini di fatto inesistenti, bloccando la mobilità di tutti i cittadini del mondo, o il “gregge” da immunizzare diventa l’intera umanità, oppure non se ne verrà fuori.
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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