9 Maggio 2020 - 11.30

Tra sfide e fatiche, buona festa, Mamme!

Se vivessimo in tempi normali domenica verremmo sommersi dalla solita retorica trita e ritrita sulla festa della Mamma.   Intendiamoci, non sono certo contro la celebrazione dell’incommensurabile ruolo di ogni madre, ed è giusto che la Festa sia molto sentita, perchè tutti siamo figli di una mamma, che sia ancora con noi, o che ci abbia purtroppo lasciato. E poi perchè l’amore di una madre per il proprio figlio o la propria figlia è senza dubbio il più forte legame affettivo che ci sia in natura.   Il fatto è che questa prima metà del 2020 non è stata un “tempo normale”, per cui credo sia giusto non limitarci alla ricerca in rete di frasi o aforismi da inviare alla propria genitrice, ma fare qualche riflessione sul macigno che la pandemia da coronavirus ha scaricato sulle spalle di ogni madre.   E a mio avviso nessun ragionamento può iniziare se non con il ricordo commosso dalle tante nonne e mamme che non ce l’hanno fatta, e che sono spirate da sole in una corsia di ospedale o in una terapia intensiva, senza poter guardare negli occhi, o stringere la mano per l’ultima volta ai loro figli o nipoti.   Certo qualche anziana mamma ha avuto la fortuna di avere accanto a sé l’affetto degli operatori sanitari, come, per fare un solo esempio, è avvenuto   in una casa di riposo nel veronese, dove un’operatrice sanitaria del 118 di fronte alla Sig.ra Albertina ha fatto una scelta, che ha così spiegato: “La Sig.ra era in fin di vita, mi sono fermata attorno al letto e l’ho accudita come una  figlia. L’ho accarezzata, le ho tenuto la mano, l’ho accompagnata fino alla morte, non volevo che se ne andasse da sola”.   Sicuramente ce ne saranno stati molti altri di casi come questi, che segneranno per sempre i ricordi del personale sanitario, ma  anche e soprattutto quelli dei figli perchè non c’è dubbio che non è facile apprendere da una telefonata che la propria mamma non c’è più.   Fatto il doveroso omaggio alle nonne e alle madri che il virus di Wuhan ha sottratto all’affetto dei loro cari, veniamo alle mamme che sono ancora al loro posto, sul fronte della pandemia.   Che non è che se la passino proprio bene, e che quindi certamente ricorderanno per lungo tempo questa Festa della mamma del 2020.   Perchè in questo pandemonio globale, in questa rivoluzione della organizzazione della vita di ogni giorno, provocata dall’epidemia, al “fronte”, e non caso ripeto questo termine, ci sono state e ci sono anche le mamme.   Lo ha notato anche il Ministro per le Pari Opportunità e per la famiglia Elena Bonetti che ha dichiarato: “Il nostro Paese ha retto sulle donne in questi mesi, negli ospedali, nei supermercati, e quindi le donne potrebbero essere una risorsa usata per il bene di tutti. Devono poter essere libere di scegliere, ma non devono pagare perché non siamo in grado di garantire i servizi per le famiglie e per l’infanzia”, sottolineando inoltre che “Il 70% delle persone impiegate nel settore sanitario è donna, quindi la forza lavoro che ha retto il Paese è donna».   Ma una grande parte di queste donne sono anche “mamme”, che oltre all’impegno del lavoro si sono dovute sobbarcare anche un extra di non poco conto, conseguente all’isolamento in casa imposto dalle Autorità.   Con le scuole, gli asili e i nidi chiusi, il lockdown dell’assistenza ai bambini (ma anche ai disabili e agli anziani) durerà ancora a lungo, e le madri sono state e saranno anche per i prossimi mesi il solo “servizio” disponibile per ammortizzare le conseguenze dell’emergenza.   Con il rischio concreto che per migliaia di loro le dimissioni possano diventare una scelta obbligatoria, così come il ritorno al ruolo esclusivo della casalinga.   Non va sottaciuto che  l’emergenza  Covid fino ad ora è stato  un palcoscenico tutto al maschile. Da mesi si vedono praticamente solo uomini a darci disposizioni e a spiegarci la vita sui media. Uomini i governatori, i dirigenti sanitari, buona parte degli assessori, i capi della protezione civile, che riempiono gli schermi delle nostre tv. Uomini, quasi tutti, quelli dei Comitati di consulenza. Viene da chiedersi: ma qualche mamma no?   Non è una domanda retorica, e non è la solita rivendicazione di quote rosa o di parità di genere!   Qui si tratta di mettere al tavolo dove si decide anche coloro che sanno quali sono i problemi perchè li gestiscono quotidianamente, e che finora  hanno fatto da argine nelle famiglie.   Perchè sarà vero che la crisi è dura per tutti, ma per le mamme lo è un po’ di più, anche perchè è venuto meno un altro pilastro del welfare famigliare, i nonni, costretti a maggiori cautele perchè più fragili.   Perchè essere mamma e lavoratrice non è certamente un’impresa facile in tempi normali, ma ancora più difficile è l’esserlo ai tempi del coronavirus.   E anche se si è fra quelle che possono lavorare in smartworking,  la gestione della casa e dei figli  diventa un percorso ad ostacoli, in primis per ciò che attiene il problema scuola.   Dall’inizio della pandemia, al di là dei proclami trionfalistici della Ministra Azzolina sulla didattica on line, i genitori di bambini e ragazzi si sono trovati a vestire a tutti gli effetti i panni degli insegnanti, dovendo affiancare i pargoli nella didattica on line.  Perchè hai voglia a dire, o a illuderti, da un Ufficio del Ministero che tutto funziona, ma per quanto possano essere ferrati in tema di elettronica, almeno i ragazzi più piccoli hanno bisogno dell’assistenza della mamma o del papà per gestire stampanti o scanner, e per dialogare con gli insegnanti via pc o tablet.   E da lunedì scorso, con la riapertura di buona parte delle attività economiche, ma con le scuole chiuse, i problemi sono se possibile ulteriormente aumentati.   E le preoccupazioni delle mamme sono già rivolte ai prossimi mesi, visto che si prospetta alquanto problematica l’apertura dei centri estivi per i ragazzi.   Ma alle mamme con cui ho avuto modo di parlare si è addirittura gelato il sangue nelle vene quando hanno letto nei giorni scorsi l’intervista della Ministra Azzolina in cui si spiega che da settembre le scuole potrebbero aprire con “didattica mista”, cioè con metà alunni a scuola e metà collegati da casa in videoconferenza, e con una alternanza nella settimana dei ragazzi sui banchi di scuola.   Tanto che di fronte alle proteste la Ministra ha dovuto precisare a tamburo battente che si tratta di una “proposta”.   Proposta che, aggiungo io, poteva anche tenere per sé in attesa di ulteriori approfondimenti, visto che non siamo nei Paesi del nord Europa, e che il welfare familiare in Italia si scarica su un soggetto ben preciso: la mamma.   In questi mesi di lockdown, tra una call e l’altra, per chi il lavoro ce l’ha, tra un pasto da preparare ed una lavatrice da stendere, tra un problema di matematica ed una ricerca assieme ai figli, tra i giochi da inventare per i più piccoli, sulle mamme è tornato a gravare il “peso del focolare”, cui si aggiungono magari le preoccupazioni per i genitori anziani.   Quindi credo che una mamma ai tempi del coronavirus si chieda soprattutto se ce la farà.   Se ce la farà a gestire le mille incombenze quotidiane rese più gravose dalle limitazioni, ma anche se riuscirà a fronteggiare le conseguenze economiche che seguiranno.   Ma una mamma al tempo del coronavirus sa che, nonostante le preoccupazioni, la fatica, l’incertezza del domani, il suo compito è quello di proteggere i figli dalle angosce e dalle paure.   Una mamma al tempo del coronavirus deve credere che alla fine “tutto andrà bene”, che la vita riprenderà, anche se con qualche cambiamento, che si tornerà a stare insieme, che i suoi ragazzi torneranno a scuola e nei parchi a giocare.   Perchè una mamma il futuro lo vede attraverso gli occhi dei propri figli, ed in quegli occhi trova la forza e la speranza anche nei momenti difficili come questo.   Quindi approfittiamo di questa ricorrenza per far sentire il nostro amore alle nostra mamma, che per chiunque è la donna più importante di tutta la vita, ringraziandola per le sfide che affronta quotidianamente, donandoci un segnale positivo e di speranza.   “Buona festa” a tutte le mamme da parte di Tviweb.  
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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