29 Aprile 2021 - 10.13

Tiene l’occupazione nell’artigianato, soffrono però moda, benessere, comunicazione, artistico e alimentare

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L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza ha concluso in questi giorni la consueta indagine congiunturale relativa ai dati occupazioni dell’artigianato vicentino del I trimestre 2021. L’indagine, che racconta di una realtà che paga ancora la ‘coda’ della pandemia dello scorso anno, ha coinvolto 1.675 micro e piccole imprese, per un totale di 10.213 dipendenti.
“Un segnale rassicurante è che a fine marzo 2021 lo stock di dipendenti artigiani risulta stabile rispetto a un anno fa (+0,2%) – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion-. È questo quindi il momento in cui le politiche economiche devono essere focalizzate per una ripartenza che dia ossigeno ai settori più colpiti e guardi a un rilancio complessivo del nostro Paese come ha ben spiegato il presidente del consiglio, Mario Draghi, nel discorso in cui ha illustrato il PNRR. Tornando ai dati occupazionali, il nostro osservatorio sull’artigianato registra un calo delle assunzioni del 6% rispetto a un anno fa (quando registrammo una contrazione del 24,5% nel I trimestre) e mostra di tenere rispetto a quel -11% sul totale imprese vicentine come dai dati diffusi da Veneto Lavoro, dove a pesare in modo significativo sono soprattutto i numeri legati al settore turistico e al commercio. Nonostante il calo delle assunzioni, il saldo dello stock dei dipendenti artigiani vicentini è positivo grazie a un consistente calo delle cessazioni, dovuto al minor numero di contratti a termine stipulati nell’ultimo anno (dato che i licenziamenti sono tutt’ora bloccati)”.

A livello vicentino, non mancano differenze, anche forti, in base ai settori economici. “Quasi del tutto prevedibili, vista la natura delle attività e del loro rientrare nell’elenco di quelle che potevano o meno rimanere aperte come stabilito dai vari Decreti”, aggiunge Cavion. Ecco perciò che a scontare un calo sono soprattutto i comparti: Comunicazione (-5,9%), Artigianato artistico (-5,9%), Alimentazione (-3,9%), Benessere (-3,5%) e Moda (-2,7%). Dinamiche in crescita, invece, nei settori di Legno e arredo (+4,7% dei dipendenti artigiani), Casa (+2,7%), Mobilità (+1,6%) e Produzione (+0,5%).
“Se vediamo i numeri, sempre elaborati dal nostro Ufficio Studi sulla richiesta dei Ristori, si nota subito che a chiedere quelle misure di sostegno sono i medesimi settori che presentano dati peggiori in termini di occupazione”, fa notare il presidente.

Una riflessione sul comparto mobilità che ha il segno più davanti: a fronte di gite, visite, tour, fiere annullate, il personale dal ‘settore persone’ si è spostato in quello ‘trasporto merci’ che di fatto non si è mai fermato.

“Da notare che le imprese del sistema casa sono ripartite grazie anche al Superbonus 110% che ha incentivato interventi e lavori sulle abitazioni: questo rafforza ancor di più la nostra richiesta di rendere la misura un intervento continuativo e strutturale – aggiunge Cavion-. Non solo. Ciò dimostra anche che le imprese hanno voglia di investire, capiscono che il momento è questo, pena il loro futuro. E la conferma ci arriva dai nostri esperti impegnati nel supporto alle imprese che innovano che in questi primi mesi dell’anno hanno seguito perizie per gli investimenti su Industria 4.0. in numero paragonabile al totale dello scorso anno. Temi questi che abbiamo ritrovato nel PNNR, accanto alle voci internazionalizzazione e Made in Italy, due ambiti in cui le nostre imprese hanno dimostrato di saper esprimersi al meglio se messe nelle giuste condizioni”.

I dati analizzati registrano che il calo delle assunzioni nel I trimestre 2021 ha riguardato in maggior misura le donne (-12,5%, uomini -2,9%) e le micro imprese (-11,1%) rispetto alle imprese con 10 e più dipendenti (-0,7%).

“A fronte anche di questi dati è quanto mai necessaria una nuova stagione in termini di svolta delle politiche economiche. Non è più possibile che si ignori quanto il Paese sia davvero a un bivio tra il rilancio e una crisi lunga e dolorosa: le persone sono stanche, gli imprenditori vivono nell’incertezza del mercato e non è più tollerabile la presenza di ostacoli nel fare impresa rischiando in proprio. È ora che la rotta cambi, l’artigianato e la piccola impresa sono le realtà che tutti riconoscono essere la spina dorsale del Paese. Non devono però rimanere parole solo dichiarate, ma vanno tradotte in misure, investimenti e politiche dedicate e a misura di piccola impresa – continua Cavion-. Lo ribadiamo: con il Recovery Fund abbiamo una grossa opportunità, non è retorica ma la consapevolezza che questo è un momento storico in cui si gioca il rilancio del nostro Paese. Il provvedimento è in parte a debito e devono essere poste le basi perché esso non pesi sulle generazioni future. Apprezziamo che le dichiarazioni del Premier rispetto a semplificazione amministrativa e burocrazia più snella, a politiche attive per giovani e donne, alla programmazione delle opere pubbliche che rispondano alle esigenze anche dei territori, siano alcune delle voci del PNRR. Sono alcune delle istanze che da anni sollecitiamo e che ora sembrano prevalere, per guardare al futuro. Il tempo delle politiche attendiste è finito: chiediamo ai legislatori per una volta di togliere la casacca di partito e unire gli sforzi per il bene di tutto il Paese. Il rischio è di lasciarci sfuggire un’occasione unica”.

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