25 Luglio 2017 - 16.29

THIENE – Inviato al CIE per l’espulsione, torna dopo 60 giorni: Ciambetti scrive ad Alfano e Minniti

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Ciambetti scrive ad Alfano, Minniti e al Console del Marocco: “Arrestato a Thiene, inviato al Cie di Caltanissetta per l’espulsione dopo 60 giorni rientrato libero nel thienese: lo stato perde la faccia”

“La prego voler seguire con attenzione il caso di Mimoun Mehdoub, 38enne cittadino del Marocco, noto alle Forze dell’ordine nel Vicentino per una serie di condanne per reati contro il patrimonio con condanne per 26 mesi e 22 giorni di carcere”. Il presidente del Consiglio regionale del veneto, Roberto Ciambetti, ha chiesto ai ministri dell’Interno e degli Affari esteri, nonché al Console generale del Marocco, di intervenire “dopo la sconcertante vicenda che ha come protagonista questo trentottenne avviato il 24 maggio scorso al Cie, centro identificazione ed espulsione, di Caltanissetta per il rimpatrio in Marocco – ha spiegato in una sua nota Ciambetti – e dopo 60 giorni di inutile attesa di una risposta delle autorità marocchine liberato dal Giudice di pace sabato 22 luglio e fermato dalla polizia locale il giorno dopo di nuovo a Thiene dove Mimoun Mehdoub era rientrato con una celerità che sorprende. Episodi di questo tipo lasciano sconcertati cittadini oltre che agenti e personale delle Forze dell’Ordine: lo stato di diritto perde la faccia e i delinquenti se la spassano. Mentre da più parti si chiede rigore e si pretendono giustamente espulsioni con invio nel paese di origine di immigrati, clandestini, irregolari, delinquenti pregiudicati e con tanto di condanne alle spalle, vedere rifarsi vivo chi aveva tutte le carte in regola per essere espulso, è uno sberleffo, suona come un insulto sia verso i contribuenti, sia verso gli stessi immigrati onesti. In Veneto i marocchini costituiscono una componente importante della comunità di stranieri: sono circa il 10 per cento e personaggi come Mimoun Mehdoub gettano discredito nei confronti dei loro connazionali mentre il silenzio delle autorità marocchine non viene di certo a dare lustro al Regno del Marocco. Ancor più grave, però, è la disarmante impotenza del sistema Italia: quanti Mimoun Mehdoub ci sono in giro per le nostre strade? Non parliamo poi dei balordi e di quel sottobosco tra clandestinità e irregolari che vive di sotterfugi se non di delinquenza tra reati conto il patrimonio, spaccio di droga e violenze varie e che anche quando si rendono protagonisti in pieno giorno tra le strade del centro cittadino di risse o aggressioni sanguinose con tanto di lesioni aggravate, per dirla con il Codice, se ne stanno liberi. Il cittadino è attonito, basito, davanti a quella che appare essere autentica impotenza mentre irregolari e malavitosi si fanno sempre più baldanzosi e arroganti, certi di restare impuniti. Non possiamo cedere allo scoraggiamento o rassegnarci alla fatalità – ha concluso Ciambetti – Dobbiamo indignarci e ogni volta far sentire in ogni modo la nostra voce e il sentimento della maggioranza della popolazione. Per questo ho scritto ai ministri degli Esteri e degli Interni ma anche al consolato del Marocco: la situazione si sta facendo esplosiva ed è ora di cambiare rotta dopo gli anni del buonismo insensato e di prefetti impegnati a fare gli agenti immobiliari e affittacamere anziché coordinatori della Sicurezza e delle azioni di prevenzione, contrasto e repressione del crimine”

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