26 Luglio 2019 - 15.04

Tendenze eterne: le ‘donne in grigio’ di Vicenza

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Alessandro Cammarano

Esce in questi giorni nelle sale cinematografiche – o come si diceva una volta “nei migliori cinema” – MIB, Men in Black III, terzo capitolo di una fortunata saga di fantascienza ad alto tasso di umorismo i cui protagonisti sono appunto degli “Uomini in Nero”

Vicenza, che come al solito è sempre un passo avanti nella galassia, e forse anche in altri sistemi solari, è animata dalla presenza non meno degne di nota di un non sparuto manipolo di signore alle quali i Men in Black non sono neppure degni di pulire il bagno: le Signore in Grigio.

Un vecchio adagio recita che il grigio va su tutto, prova ne sia che dette signore non appartengono ad una fascia d’età precisa e meno ancora ad un unico ceto sociale, ribadendo la democratica ecumenicità di un colore sulle cui sfumature si è pure scritto un romanzetto discretamente lascivo e di planetaria diffusione.

Il grigio crea in automatico un’assoluta indeterminatezza anagrafica, che solitamente rimanda agli anni della pensione più che non a quelli spensierati dell’adolescenza, facendo calare su coloro che lo indossano un’inesorabile patina polverosa, che però fa “tanto distinto”.

La Donna in Grigio guarda con orrore qualunque rappresentante del suo stesso sesso che si permetta di indossare qualsiasi indumento che non sia declinazione del loro adorato non-colore; i colori pastello vengono appena tollerati, quelli sgargianti sono invece stigmatizzati con una furia che avrebbe fatto impallidire Torquemada e messo in serio imbarazzo i puritani di Salem.

Gli accoppiamenti delle nuances dell’amato grigio sono per loro fonte di un godimento estatico, tanto da produrre espressioni di piacere paragonabili solo a quella della Santa Teresa del Bernini.

Purtroppo le storiche boutiques del centro storico dove erano solite servirsi hanno in gran parte chiuso i battenti, solitamente per dipartita delle proprietarie, e sostituite da negozi uguali e in tutte le città del mondo; ma le nostre Paladine non si arrendono e trovano comunque fonti di approvvigionamento ai loro guardaroba, seguendo vie a noi ignote e ammantandosi di ulteriore mistero.

Le più danarose optano per un grigio “à la page”, triste ma “di tendenza” e dunque prediligono gonne sobrie ma tagliate con gusto, magari in tessuti fantasia dove al grigio-topo si mescola il color pulce. Le più ardite azzardano addirittura giacchine tono-su-tono con la suddetta gonna, una bestemmia per le intransigenti, ma sono una ristretta minoranza; per le ortodosse il massimo dell’eleganza sta nel “grigio piombo” d’inverno e nel “fumo di Londa” in estate. Gli accessori sono rigorosamente neri: si favoleggia di un’incauta che si presentò ad un pomeriggio di bridge con le amiche indossando scarpe e borsa bordeaux e della quale non si seppe più nulla, tanto da far supporre un giudizio sommario da parte delle compagne di carte e un successivo volo nel Bacchiglione, là dove la corrente è più forte e mulinelli trascinano a fondo.

Per quel che riguarda le meno abbienti si assiste al fenomeno del tailleur “quattro stagioni”, di media pesantezza, capace di trasformare le poverette in piccole fiammiferaie durante l’inverno e in Giovanna d’Arco l’estate. Anche qui gli accessori sono parossisticamente coordinati, pur se di ecopelle “tutto a un euro”.

Un discorso particolare riguarda i capelli, quasi sempre acconciati in pettinature fogazzariane, refrattari a qualsiasi colore che non sia il “talpa”; la lunghezza non importa, basta che il taglio sia completamente fuori moda. Da notare che alcune pasionarie non vedono da anni un salone di parrucchiere, preferendo creare in casa il loro grigio personale attraverso miscele flaconi di “lava del Vesuvio” con “cenere del Krakatoa”: Amelia la strega che ammalia gli fa un baffo.

Ci piacciono le Signore in Grigio, perché alla fine invece di passare inosservate sono sempre sotto i riflettori.


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