15 Giugno 2020 - 16.48

Tagliate la testa a Palladio!

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di Alessandro Cammarano

«Tagliategli la teeeeestaaaa!» tuona in continuazione la perfida Regina di Cuori di “Alice nel paese delle Meraviglie”, insofferente di chiunque metta in discussione il suo operato.

Ecco, in queste settimane stiamo assistendo ad una specie di sindrome della Regina di Cuori – a voler sdrammatizzare – o, peggio ad una furia iconoclasta che non si vedeva dai tempi della dissoluzione della Cortina di Ferro, quando le statue di Lenin&Co. venivano giù come coriandoli a carnevale.

La deriva distruttrice che colpisce i monumenti nel mondo – senza andare tanto per il sottile e seguendo i gusti personalissimi dei novelli emuli di Leone III Isaurico, imperatore di Bisanzio – nasce da una protesta sacrosanta e del tutto legittima, scaturita dopo l’omicidio di George Floyd a Minneapolis da parte di poliziotti non proprio solerti, o forse troppo.

Che il razzismo sia un problema mai sopito è del tutto evidente, come è altrettanto cristallino che il fenomeno sia in ripresa in tutto il mondo anche per colpa di politiche non proprio orientate all’eguaglianza e all’integrazione; se però alle proteste legittime e sacrosante si affiancano atti di rara stupidità allora si rischia di vanificarle.

Il responsabile della degenerazione – un richiamo al #meetoo è doveroso – ha un nome e un cognome: Politicamente Corretto, o Politically Correct. In nome della “correttezza politica” – che è una iattura agghiacciante – sono cominciate a cadere teste su teste: la HBO che leva dal suo catalogo quel capolavoro immortale che è “Via col vento” perché gli afroamericani sono maltrattati e schiavi – il film è del 1939 non del 2019 e Hattie MacDaniel fu la prima attrice nera a vincere l’Oscar –, la Metropolitan Opera House espunge dalla sua programmazione streaming l’”Aida”, perché la protagonista è una schiava etiope, tra l’altro interpretata quasi sempre da un soprano “pitturato”.

Teatri nel mondo annunciano di non voler più programmare l’”Otello” di Shakespeare; il prossimo sarà Shylock il mercante di Venezia? La stupidità in nome della correttezza si manifesta in atti ben più eclatanti; negli Stati Uniti le statue di Cristoforo Colombo, cadono come birilli sotto la furia di una parte di manifestanti – che fanno un pessimo servizio a chi invece dimostra per la sacrosanta causa dell’uguaglianza –, a Londra si imbratta il monumento Churchill, che per inciso ha fermato la deriva nazista in Europa, e si tira nel Tamigi l’immagine in bronzo di quell’ Edward Colston che si arricchì col commercio degli schiavi ­– ma nel 1600 però, mica due mesi fa –, in Belgio si abbatte Leopoldo II in effigie, e così via. Siamo tutti d’accordo che Colston e il re del Belgio si siamo macchiati di crimini orrendi, ma la mancanza di contestualizzazione da parte di certo pubblico è agghiacciante; non è meglio che la Storia ci stia davanti, anche sottoforma di statua, per ricordare a tutti i danni compiuti in modo da non ripeterli più? Ma si sa, la Storia non insegna nulla. Qui da noi è di poche ore fa il trattamento alla vernice rossa della statua di Indro Montanelli – italiano non così illustre – inaugurata in quel di Milano nel 2006 e che, a ben pensarci, non si sarebbe neppure dovuta commissionare. Di questo passo altre teste cadranno, gli scricchiolii ci sono già: alcuni beoti accusano Dante Alighieri di islamofobia, per esempio, e altri ne verranno. Per limitarci al nostro territorio i “corretti” potrebbero pensare di sfrattare con la forza

Andrea Palladio dalla sua piazzetta all’ombra della Basilica al grido di “Costruì solo per i ricchi e tutto con pietra esclusivamente bianca!”. O magari una bella sbrodolata di vernice rossa sulla tardogotica Casa di Pigafetta, con una bella scritta in accompagnamento sul genere “Aprì le rotte ai rapaci mercanti europei”. E che dire dell’abate Zanella “prete maledetto” o ancora Fedele Lampertico, che ad alcuni potrebbe sembrare un “paternalista”. Ed è meglio fermarsi qui, perché magari a qualche “illuminato” potrebbe venire in mente di farlo sul serio. Lo studio potrebbe aiutare, ma è più facile prendersela col marmo o con il bronzo che aprire un libro e, eventualmente, tirare dritto quando si incrocia un simulacro controverso.

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