17 Giugno 2020 - 11.07

Stati generali, ma di cosa

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Come costruire una casa partendo dal tetto, senza sapere e capire che in assenza di buone e solide fondamenta la stessa casa non può reggere, della serie tanto fumo e poco arrosto.

Una serie d’incontri per cercare un piano di rilancio o meglio un progetto per la ripresa economica italiana dopo la crisi. Fa pensare che a distanza di tre mesi dallo scoppio dell’emergenza, non ci siano ancora idee chiare su come agire e che ci sia la necessità di questo nuovo palcoscenico per trovare soluzioni.

Dieci giorni d’incontri nella speranza di ottenere qualcosa di concreto, anche se la sensazione è quella di un quadro con molta confusione, dove per l’ennesima volta emergerà l’incapacità di sburocratizzare il carrozzone pubblico.

Fa sorridere e crea simpatia l’affermazione del premier nel dire che non si vuole sprecare neanche un euro per il rilancio del Paese, soprattutto in virtù delle troppe zone grigie, o forse la consapevolezza della lontananza nel capire cosa effettivamente stia succedendo nel mondo reale.

Nessun mezzo di controllo per verificare che i fondi dati per il rilancio siano effettivamente utilizzati per quel fine, e non indirizzati verso altri lidi approfittando del momento di difficoltà del Paese, coperti da una garanzia statale, una garanzia di fatto data da tutti noi ipotecando il nostro futuro, e di cui beneficerà quel mondo fatto di furbetti nostrani ma non solo capaci di lasciare tra qualche anno il chiodo alla collettività.

L’incapacità di un Parlamento nel dialogare per il bene del Paese, incapace di trovare un piano di riforme comuni e condivise necessarie al rilancio, ma spesse volte bloccato per una serie di veti incrociati.

Di sicuro l’idea degli Stati Generali non è da statista illuminato. Il vero statista avrebbe già individuato la maniera per rimettere in moto il motore dell’economia.

Di contro se invece gli Stati Generali dovessero avere successo decreterebbero l’inutilità del Parlamento, dei suoi rappresentanti, in democrazia teoricamente eletti dal popolo, sminuendo la funzionalità delle istituzioni democratiche di base.

Non è facile prendere decisioni, soprattutto in momenti delicati come quello attuale. La speranza che dagli incontri con i vari economisti, amministratori delegati, imprenditori nasca effettivamente qualcosa di buono per il rilancio dell’economia e che non sia solo l’ennesima costosa ed inconcludente passarella.

Il momento è cruciale, non si può più sbagliare, sapendo che sarà comunque impossibile tornare allo stato pre crisi, troppo pesante lo shock sanitario causato dal CORONAVIRUS con costi umani, sociali ed economici molto alti.

Difficilmente in caso d’insuccesso gli italiani accetteranno un’ennesima serie di scuse nel nascondere le proprie responsabilità ed incapacità, e l’unica maniera per uscirne sarà quella di dare voce al popolo attraverso delle libere elezioni.

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