11 Giugno 2019 - 10.35

“Signori venghino alla conferenza stampa!”

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di Alessandro Cammarano

Uno dei momenti più attesi dall’osservatore attento all’evolversi dei costumi e delle consuetudini è senza dubbio dato dalla conferenza stampa e soprattutto dall’evoluzione che nel trascorrere degli anni la caratterizza.

Partiamo dall’inizio, vale a dire dalla mail di invito. Una volta gli uffici stampa erano cosa seria, molti ancora lo sono, quelli che invitano il sottoscritto – tanto per mettere in chiaro le cose e non creare equivoci – lavorano come macchine da guerra e fanno sì che nessuna informazione relativa all’evento – così si chiama oramai qualsiasi cosa, da una gara di rane saltatrici al Premio Nobel – vada persa o non sia utilizzabile per far sì che la notizia giunga presto e bene al pubblico.

Capita comunque di ricevere comunicazioni estemporanee nelle quali la “manina” – espressione prediletta da molti politici di oggi – della stagista neolaureata al corso breve di Scienze della Comunicazione appare subito evidente: caratteri, o font se si preferisce, fantasiosi al limite della psicopatologia, di quelli che un parroco di campagna avrebbe vergogna ad usare nel reclamizzare l’annuale gita-pellegrinaggio al Santuario Mariano o l’annuale Salsicciata d’Autunno.

Il periodare di detta stagista oscilla tra l’involuto e il colloquiale, sul genere “facciamo i simpatici che magari qualcosa a casa la portiamo”.

Incipit tragici del tipo “Ciao! Voglio segnalarti un evento imperdibile!” conducono immediatamente il povero lettore-invitato a trattenere un moto di disgusto.

Il comunicato prosegue generalmente con una lunga serie di banalità iperaggettivate dove ad “epocale” segue l’immancabile “di chiara fama” per chiosare con “impossibile non esserci”.

Ecco, questi deliziosi rifiuti grafici finiscono immediatamente nella cartella Cestino per essere poi smaltiti non senza qualche soddisfazione.

Agli inviti seri, quelli scritti dagli Uffici Stampa bravi, si risponde in maniera generalmente positiva per poi recarsi, nel luogo e all’ora indicati, alla conferenza oggetto dell’incontro.

A Vicenza questi appuntamenti sono occasione, come i vernissage o i concerti, per l’esibizione di un pubblico variegato e spesso assai peculiare, quasi sempre avulso dal contesto.

Procediamo per esempi e limitandoci al nostro campo di elezione, ovvero la musica. I critici musicali che svolgono attività regolare e continuativa si contano sulla punta delle dita, eppure le conferenze stampa di argomento musicale sono frequentatissime.

Ai critici si affianca una schiera di cronisti, quasi sempre giovanissimi, catapultati dalle testate più svariate, da “Tutto cavalli” a “Mais e legumi” e che sanno di musica anche meno di quanto i critici o non mastichino di cavalli o di coltivazione del borlotto. Gli inviati casuali si distinguono spesso per lo zelo con cui pongono domande del tipo “Mi scusi, nei concerti in programma si eseguiranno composizioni che richiamino l’universo equino?” o “Liszt si è mai occupato di pannocchie?”.

Parte consistente dell’uditorio è formato da presenze fisse, persone che non si sa bene cosa facciano ma che ci sono sempre. Seguono con sguardo compreso, come se sapessero di cosa si sta parlando, annuiscono con gravità, elargiscono sorrisi pieni di magnanimità, nell’attesa che dalla presentazione si passi al Brindisi con le tartine che spesso trae d’impaccio sostituendo il pranzo.

Anche alcune damazze di quelle che contano riservano la loro epifania ai comuni mortali, mettendo immediatamente in soggezione soprattutto i poverini dei cavalli e del mais che, squadrati dall’alto in basso, balbettano scuse non richieste sulla cravatta annodata male o la camicia fuori dal calzoni, suscitando sguardi neppure tanto compassionevoli nelle nobildonne industrialesse.

Ultima categoria quella dei vecchietti che “siccome piove e i nei cantieri il lavoro è fermo, allora troviamo un posto al coperto dove magari un’ombra di bianco si trova”; loro sì che sono adorabili: non fingono di essere nessun altro se non loro stessi.


(nella foto: Abby Whelan della serie TV “Scandal” interpretata da Darby Stanchfield, portavoce del presidente USA)

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