18 Gennaio 2021 - 9.44

Si nasce rivoluzionari, si muore democristiani?

Era il 28 giugno 1983, il giorno dopo un voto politico che castigava la Democrazia Cristiana, quando il quotidiano comunista “Il Manifesto” titolò: “Non moriremo democristiani”.A distanza di quasi quarant’anni, di fronte alle vicende del Governo Conte 2, messo in crisi dal ritiro dei Ministri di Matteo Renzi, forse si potrebbe dire che quel titolo peccava un po’ di ottimismo. Perchè oggi, di colpo, i democristiani sono riabilitati come campioni di stile e come grandi statisti, in ossequio al principio che “tutto fa brodo pur di non andare a votare”.Il problema penso vi sia chiaro. Il ritiro dal Governo dei “renziani”, che al Senato sono determinanti per la sopravvivenza dell’Esecutivo, in tempi normali probabilmente avrebbe portato il premier Conte a “salire al colle” per rassegnare le dimissioni.Ma quando mai! Questi non sono tempi normali, c’è il Covid, e quindi Lor Signori pensano sia addirittura da criminali politici il solo pensare che si possa magari tornare alle urne. Bisognerebbe spiegarlo anche agli olandesi, che hanno anche loro il Covid, ma a marzo rinnovano il Parlamento, senza temere l’apocalisse. Ma quelli là sono “nordici”, non hanno la nostra sensibilità italica, non sanno che alle elezioni magari possono vincere i partiti di opposizione!No, no, molto meglio noi! Che riusciamo magicamente a tenere in vita Governi ormai in decomposizione, e per farlo abbiamo un metodo collaudato ed infallibile; quello dei “Responsabili”. Ma siccome “Responsabili” è un termine che risale ai tempi di Berlusconi, e quindi è ormai abusato, molto meglio cambiare il nome di questi soccorritori dell’Esecutivo giallo-rosso con quello di “Costruttori”. Che suona bene anche perchè riprende l’esortazione di Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno.E così da qualche giorno si è aperta la caccia a questi “costruttori”, disposti a votare la fiducia a Conte, ed in questa ricerca brillano due punte di diamante, Bruno Tabacci e Clemente Mastella, che hanno raccolto il testimone da Denis Verdini che, nelle scorse legislature, fu il Re della caccia ai transfughi. A questo “passaggio politico”, per usare un eufemismo, finalizzato a “tirare a campare” non è estraneo neppure il Movimento 5 Stelle (sì, quello di onestà, onestà! e del vincolo di mandato per i parlamentari).C’è una sorta di nemesi nei pentastellati, che qualcuno ha sintetizzato nel concetto “Dal vaffa a Mastella”!Proprio quel Mastella che secondo loro era “il peggio del peggio”, sempre indicato come l’incarnazione del malo politicante italico.Intendiamoci, neppure il Pd dovrebbe andare fiero dell’ “operazione costruttori”, ma ho l’impressione che per la Sinistra i democristiani buoni sono quelli che non ci sono più, o quelli che si arruolano nelle loro file “illuminate”.Diciamocela tutta, Clemente Mastella è un mito!Uno che, posata la pietra tombale sulla Democrazia Cristiana, pensavamo ormai ritirato per sempre nella sua Benevento, di cui è sindaco, e che invece, come Lazzaro, ha ritrovato in questi giorni una sua seconda vita, ponendosi addirittura come ago della bilancia del Governo Conte in crisi.Pensavamo che la politica nazionale la vivesse di riflesso a sua moglie Sandra Lonardo, eletta in Senato con Forza Italia, ma già da tempo al Gruppo misto, e che vota a favore della maggioranza giallo-rossa già dai tempi delle regionali, dopo che il suo Clemente si è alleato con Vincenzo De Luca, contribuendo così alla sua rielezione.Come si vede la “responsabilità” è un tratto di famiglia!Ed è in questo ruolo di king maker, di elemento decisivo per la formazione di un Governo, che si è distinto Clemente Mastella nel corso della sua lunga carriera politica.Cominciò tutto dopo che la Democrazia Cristiana fu spazzata via, ed il nuovo soggetto politico divenne Forza Italia di Silvio Berlusconi. Era il 1994, e Mastella diede vita a una formazione politica autonoma, Il Centro Cristiano democratico (Ccd) con alcuni reduci dello Scudo crociato, tra cui Pierferdinando Casini e Rocco Buttiglione. I voti del Ccd contribuirono alla vittoria del Polo delle Libertà, e Mastella divenne Ministro del Lavoro nel primo governo del Centrodestra.Nel 1996 le elezioni le vinse Prodi, che però cadde due anni dopo per colpa di Rifondazione Comunista. Gli subentrò Massimo D’Alema, grazie anche all’apporto decisivo di una pattuglia di Parlamentari guidati dal nostro Clemente, sotto le nuove insegne dell’ Udr (Unione Democratica per la Repubblica).Nel 2006 rivince Prodi con la coalizione dell’ Unione, di cui fa parte anche Mastella con il suo nuovo Partito Udeur (Unione Democratici per l’Europa). Lo stesso Mastella farà però cadere Prodi, al quale tolse la fiducia dopo aver subito, a suo dire, un ingiusto attacco dalla Magistratura assieme alla moglie. Alle conseguenti elezioni rivinse Silvio Berlusconi.Come si vede un uomo veramente poliedrico il nostro Clemente, che è sicuramente uno dei “grandi camaleonti” della politica italiana, uno dei massimi esperti del pendolarismo fra destra e sinistra. Uno che se Plutarco fosse ancora in vita, gli dedicherebbe certamente un capitolo delle sue “Vite parallele”.Ma a stupire è la nonchalance con cui si muove.Il come appare nei talk show televisivi, in maglioncino, senza un capello bianco, con l’atteggiamento del bravo ragazzo che si stupisce dello stupore degli altri nel vederlo di nuovo sotto i riflettori al centro dell’attenzione nazionale, arbitro dei destini della colazione guidata da Conte.E spiegando le ragioni dei “costrutttori”, nel frattempo si toglie i sassolini dalle scarpe: “Se penso alla vecchia guardia dico che siamo ancora meglio noi, mai ci sarebbe venuto in mente di piantar grane in un momento come questo. Renzi è un piccolo Trump italiano, il suo atteggiamento è inconcepibile sul piano morale“.Ostentando sicurezza sulla buona riuscita dell’operazione salvataggio: “C’è un gruppo di persone che si può mettere insieme per tenere in piedi questo governo fino a fine legislatura, se servirà. Non è un’operazione di palazzo, io ho la mia poltrona di sindaco di Benevento, dove il Pd locale è contro di me e i 5S mi minacciano in tutti i modi, ma lavoro per il bene dell’Italia”.Manifestando chiaramente di essere al centro dell’attenzione della politica romana: “Ho il telefono sempre occupato. È gente della mia generazione che non vede l’ora che questa operazione parta. Anche Nencini (Riccardo, senatore del Psi) ci sta. Io porto a raccolta i veterani come Cesare, veterani come me che ora sono ancora in Parlamento e che a gran voce possono dire che, davvero, “eravamo meglio noi'”.Inarrivabile questa immagine dei “veterani” guidati dal “novello Cesare” Clemente Mastella!E’ chiaro che tutto questo è possibile perchè siamo di fronte ad una classe politica allo sbando, terrorizzata da un eventuale sbocco elettorale.Questo Clemente Mastella lo sa, ed è per questo che i responsabili travestiti da costruttori sono così agognati.Mastella sa bene che il referendum sul taglio del numero dei parlamentari ha tolto a molti di loro, e perfino a quelli più popolari, ogni speranza di essere rieletti alle prossime elezioni. Dalla prossima legislatura i posti a disposizione scenderanno a 400 alla Camera e a 200 al Senato: significherà 345 seggi in meno. Per chi vive da sempre di politica, una catastrofe, e per chi è entrato in parlamento solo nell’ultima legislatura, un vero e proprio incubo. Per questo praticamente nessuno può avere interesse a uccidere anzitempo la legislatura scaricando Conte, l’avvocato del popolo. E purtroppo non per senso di responsabilità nei confronti di un Paese devastato dalla crisi sanitaria e socio economica, o per questioni ideologiche, ma più prosaicamente per portare il Parlamento alla scadenza naturale del 2023, intascando nel frattempo i ricchi compensi.Mastella tutto questo lo sa, e perciò è ridiventato, magari solo per un po’, un punto di riferimento di coloro che, timorosi di perdere la “carega” a Palazzo Madama o a Montecitorio, vogliono avere il tempo per trovare nuove sponde politiche, per farsi collocare in qualche Ente o Istituzione magari fuori dai riflettori ma ben remunerata, o magari tentare una nuova avventura in un ipotetico “partito di Conte”.Più prosaicamente non c’è nulla di nuovo sotto il sole anche in questa rinascita, magari effimera, di Mastella. Non è che l’ennesima riedizione del consueto trasformismo e conservatorismo della classe politica italiana, ormai studiati nei libri di storia.In questo gioco dell’oca, ci stanno anche le ultime dichiarazioni del nostro Clemente, che dopo un pesante scambio di idee con Carlo Calenda ha dichiarato: “Al momento mi chiamo fuori perché, dopo aver cercato di dare consigli su come risolvere la crisi, sono stato attaccato sul personale, se la vedessero loro”; perchè nel bene o nel male, se la pattuglia di costruttori alla fine verrà costituita, magari riunendoli in un nuovo Gruppo parlamentare o nella nuova formazione “Meglio Noi per l’Italia”, i suoi “consigli” saranno stati molto importanti, se non determinanti. Tutto queste manovre, più o meno sotterranee, sembrano non preoccupare più di tanto i vertici del Pd o del Movimento 5 Stelle. I quali sembrano aver dimenticato come stroncarono a suo tempo i “responsabili” come Razzi e Scilipoti, tacciandoli da voltagabbana, da burattini manovrati e comprati, scatenando loro contro l’esecrazione popolare.Al momento sembra che l’unica cosa che conti sia battere Renzi, restare abbarbicati alle poltrone, allontanare le elezioni.Se poi tutto ciò diventasse possibile anche grazie a Clemente Mastella ed ai suoi “veterani”, allora viva Mastella, epigono di una “Democrazia Cristiana” che, come l’araba fenice, risorge sempre dalle proprie ceneri.Chissà se Il Manifesto, qualora il salvataggio di Conte si concretizzasse senza i renziani, titolerà: “Si nasce rivoluzionari, si muore democristiani”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA