29 Gennaio 2020 - 9.31

Schio, gli attivisti del Centro Sociale Arcadia “cambiano” la segnaletica stradale

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In occasione della #GiornatadellaMemoria gli attivisti del Centro Sociale Arcadia di Schio sono intervenire per rendere omaggio ai Martiri Scledensi caduti nel campo di concentramento di Mauthausen, intitolando loro tre vie della città: “Abbiamo voluto così a mettere una toppa alla vergognosa decisione dell’amministrazione comunale di non installare le pietre d’inciampo a ricordo dei deportati – si legge in un comunicato del centro sociale – non abbiamo scelto a caso le strade da rinominare. A Schio esistono infatti tre vie dedicate ad altrettanti criminali che durante la prima guerra mondiale si distinsero per aver fatto fucilare numerosi soldati che rifiutarono di prendere parte alla tragedia del fronte: Pecori Giraldi, Pettiti di Roreto ed il generale fascista Andrea Graziani. A testimonianza dell’animo antifascista della nostra città ora quelle tre strade si chiamano rispettivamente: Via della Resistenza, Via Martiri di Mauthausen e Via della Libertà”.

La risposta del capogruppo in consiglio comunale di “SchioCittà Capoluogo – PrimaSchio” Alex Cioni non si è fatta attendere: “Molto presto bisognerà fare chiarezza in Consiglio comunale su questa organizzazione politica che incredibilmente – spiega Cioni – mantiene la propria sede dentro un edificio comunale, nonostante siano sempre in prima linea nell’organizzare iniziative prettamente politiche come quella andata in scena domenica sera”. Per il consigliere comunale scledense, l’imbrattamento della segnaletica stradale rappresenta “l’ultimo di una lunga serie di azioni illecite rivendicate dal centro sociale Arcadia. Sia ben chiaro una cosa – sottolinea Cioni -, non entro nel merito delle opinioni politiche degli attivisti del centro sociale, in quanto non è questo l’oggetto della querelle che mi interessa sollevare. È in discussione però la loro stessa esistenza in città amplificatasi negli anni anche grazie ad uno spazio di proprietà pubblica concesso generosamente e in maniera arbitraria dall’Amministrazione comunale di 13 anni fa. Tutto questo non è più accettabile, soprattutto se il leitmotiv di chi amministra Schio dal 2014, è regole uguali per tutti. Un principio tanto banale quanto sacrosanto che non mi pare – accusa il capogruppo di PrimaSchio – sia applicato regolarmente nei confronti degli affituari del capannone di proprietà comunale”.

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