4 Aprile 2018 - 16.57

SCHIO – “Il Deserto dei Tartari” a scuola e poi in scena

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Il Teatro Stabile del Veneto Teatro Nazionale ha deciso di riallestire la produzione “Il Deserto dei Tartari” al Teatro Astra di Schio  con una residenza di una settimana che si concluderà con una replica dello spettacolo, sabato 7 aprile alle ore 21.00, all’interno della rassegna “Schio Grande Teatro 2017-2018”.
Venerdì 6 aprile alle 10.30 si terrà un matinée per gli Istituti Superiori di Schio e sabato il regista Paolo Valerio incontrerà i ragazzi del progetto “Campus LAB laboratorio critico” e i ragazzi del laboratorio teatrale “Campus Company”. Lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati che segnò la sua consacrazione tra i grandi scrittori del Novecento italiano tanto da dichiarare «Posso chiamare Il deserto dei Tartari il libro della mia vita». La vicenda è ambientata in un immaginario paese e segue la vita del sottotenente Drogo dal momento in cui, divenuto Ufficiale, viene assegnato come prima nomina alla Fortezza Bastiani. La Fortezza, ultimo avamposto ai confini del Regno, domina la pianura chiamata “deserto dei Tartari”, un tempo teatro di rovinose incursioni da parte dei nemici. Tuttavia, da innumerevoli anni nessuna minaccia è più apparsa su quel fronte; la Fortezza è rimasta solo una costruzione arroccata su una solitaria montagna, di cui molti ignorano persino l’esistenza. Per tutta la durata dello spettacolo il pubblico viene colto di sorpresa dai fondali che riproducono i disegni dello scrittore: le alte e franose rocce irte di picchi e guglie, le distese desertiche, le ombre informi, le immense incombenti lune ma anche i cieli stellati e la magia della notte quando è profumata di promesse. Otto attori in scena che impersonano magistralmente le varie età del protagonista per trasmettere allo spettatore lo scorrere della vita. Un viaggio nell’universo di Dino Buzzati anche attraverso la sua opera pittorica, le tavole proiettate sulla scenografia di Antonio Panzuto sono tratte dai quadri di Dino Buzzati dedicato ad Almerina Buzzati.

 

 

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