11 Febbraio 2021 - 10.04

Sanremo sì, Sanremo no… tanto per cambiare l’Italia si divide

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di Alessandro Cammarano

“Sanremo sì, Sanremo no, Sanremo gnamme”, parafrasando l’immortale canzone di Elio e le storie tese “La terra dei cachi” giunta seconda all’edizione 1996 del festivalone nazionalpopolare si fotografa lo stato dell’arte di Sanremo 2021.

Premessa: diffidate da chi sostiene, spesso con un filo di spocchia, di non guardare mai il Festival; è una bugia, perché Sanremo è come la Nutella o il pollo arrosto…in fondo in fondo piace a tutti. Personalmente trovo che la kermesse rivierasca sia parecchio divertente, soprattutto quando tenta di trovare una sua dimensione “culturale” e “impegnata”, mentre invece per citare uno che Sanremo lo ha visto in cartolina “Sono solo canzonette” incorniciate da commenti coturnati di esperti che discettano di bit e di pitch, di mood e di groove e altre amenità simili.

Sul fatto che la pandemia abbia scosso parecchio i nervi un po’ a tutti è palpabile, la situazione dello spettacolo dal vivo – in ogni sua declinazione – è tuttavia scivolata lungo un pendio scosceso e irto di insidie tanto che, come tanti topi chiusi in un sacco, gli stessi addetti ai lavori, seppur in ambiti diversi, hanno finito per sbranarsi gli uni con gli altri dando il destro a tutti quelli che “cantare e recitare son mica lavori veri” per affondare ulteriormente le unghie.

Andiamo in ordine.

L’organizzazione di Sanremo 2021, con in testa il direttore artistico Amedeo Umberto Rita Sebastiani in arte Amadeus, ha commesso una bella serie di passi falsi rilasciando, o facendo rilasciare, dichiarazioni spesso assai fantasiose sulle possibili modalità di svolgimento della manifestazione.

L’idea di noleggiare una nave da crociera – segnatamente la Smeralda, ammiraglia della flotta Costa – e di ormeggiarla in rada nel porticciolo sanremese, usandola come albergo asettico ed ipersanificato a disposizione di artisti e pubblico da trasportare ogni sera al teatro Ariston in modalità supersicura, leggasi triplo tampone giornaliero, nebulizzazioni di ipoclorito di sodio, pediluvi nel gel alcolico e tripla mascherina ninja.

Il progetto è stato ben presto messo da parte, non senza a ver causato uno sciame fetido di polemiche – in fondo siamo o no il paese dei guelfi e ghibellini? – cui hanno preso parte i soliti leoncini da tastiera social equamente divisi tra chi voleva cannoneggiare il povero vascello e altri che ne avrebbero voluto anche un secondo. Le autorità competenti hanno cortesemente spiegato che al momento la presenza di pubblico in sala non è permessa.

Si prova dunque a correre ai ripari con un tentativo degno di Wyle Coyote: se alle trasmissioni televisive, in diretta o registrate che siano, è consentito l’accesso di figuranti pagati e Covid-free allora perché non pensare alla stessa soluzione per tentare di riempire l’Ariston?

Partono dunque bandi per ricercare e selezionare coppie di comparse – conviventi, concubini, ecc. – da trasformare in “pubblico”. Accidenti se mi sarebbe piaciuto partecipare! Anche per capire se sarebbero state mantenute le usuali tipologie dei frequentatori delle serate festivaliere, che vanno dalla carampana in pelliccia-paillettes-occhiali da sole perpetui alla starlette scosciata e coi labbroni ialuronici, dal finto giovane con capelli tinti e lo smoking due taglie di meno al rampante con la camicia aperta sul petto villoso-abbronzato e con il colletto alzato tipo Regina-di-Biancaneve.

A questo punto la bagarre è completa, non senza ragione: tutti gli artisti si sollevano al grido di “Perché loro sì e noi no? Se apre Sanremo allora si riaprano tutti i teatri!”. E giù di appelli, petizioni, grupponi Facebook e compagnia cantante.

Ancora una volta l’intervento dell’autorità rimette in chiaro, piaccia o no, le cose specificando con bel sillogismo che i teatri restano chiusi gli spettacoli si fanno in streaming, l’Ariston è un teatro, ergo l’Ariston resta chiuso e fa la diretta TV senza pubblico.

Apriti cielo! Amadeus sdegnato minaccia di abbandonare la baracca, seguito a ruota da Fiorello risentito, il tutto in una ridda di dichiarazioni in cui si parla di svilimento della professionalità, di mancanza di sensibilità e così via. Una volta compreso che sarebbero stati rimpiazzati i due attempati presentatori sono mestamente ritornati sui loro passi e nel frattempo si veniva a conoscenza dell’imbarco in squadra di Giovanna Civitillo, coniugata Amadeus, chiamata a condurre l’Anteprima Festival. Alle polemiche seguite il consorte dichiarava che sua moglie è una stimata professionista: la prendiamo per buona, che di casini ce ne sono già abbastanza.

Il prossimo 2 marzo, e fino al 6, io come tanti altri sarò davanti alla televisione, in tuta e papillon, per ascoltare una sfilza di cantanti che esistono – tranne rarissime eccezioni – solo durante le serate di festival per ripiombare nel dimenticatoio il giorno dopo. Quest’anno mi concederò anche i pop-corn.

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