16 Novembre 2020 - 16.21

Caso Fontana: un ‘siluro’ di Salvini contro la Lega dei Veneti?

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di Umberto BALDO

Sedici mesi, tanto è durato il mandato di Lorenzo Fontana come Segretario della Lega Nord-Liga Veneta.
Infatti ieri Fontana ha annunciato le sue dimissioni dalla carica con un comunicato nel quale, dopo aver ringraziato per la fiducia accordatagli, scrive: “Auspico che ora, visti gli impegni di valenza nazionale e la portata del nuovo incarico, si possa individuare una nuova guida per la Liga Veneta”. Concludendo così: “Auspico che il profilo che sarà individuato possa essere quello di uno dei nostri bravi giovani”
Sedici mesi! Poco, tanto? Difficile dirlo, perchè in politica gli eventi si susseguono a ritmi incalzanti, e gli scenari cambiano continuamente.
Ma poiché si tratta di dimissioni “pesanti”, vale la pena di farci qualche riflessione.
Innanzi tutto i fatti.
Lorenzo Fontana, almeno per quanto attiene ai suoi incarichi, non è certo una figura di secondo piano nell’organigramma della Lega per Salvini Presidente.
Oltre a Segretario della Liga Veneta, ricopre il ruolo di Vice segretario federale della Lega, di componente della Segreteria politica di Salvini, oltre che occupare uno scranno a Montecitorio.
Ai quali incarichi, ieri mattina, si è appreso da un comunicato del suo ufficio stampa, si è aggiunto il ruolo di Responsabile del “Dipartimento Famiglia e valori identitari” della Lega, settori che lo impegneranno nell’elaborazione dell’intera politica del Partito.
Sicuramente si tratta di un incarico prestigioso, che richiede un sempre maggior impegno da parte sua.
Eppure fra tutti i suoi incarichi ha scelto di lasciare solamente quello di Segretario della Lega Nord-Liga Veneta.
La cosa non poteva non suscitare qualche interrogativo, soprattutto perchè, a quanto si è appreso dalle cronache giornalistiche, le dimissioni sono arrivate come un fulmine a ciel sereno. Nessuno dei componenti il “Direttorio” della Liga Veneta, e cioè il vicesegretario Nicola Finco, la senatrice Erika Stefani, l’assessore regionale Roberto Marcato, e il Governatore Luca Zaia, sarebbe stato informato preventivamente.
E capite bene che i membri del Direttorio non sono figure di secondo piano, gente che si trova lì per caso.
E se fosse confermato che i vertici della Liga hanno appreso delle dimissioni del loro Segretario da un messaggio nella chat del direttorio, beh allora qualche domanda è lecito porsela.
Tanto più che queste dimissioni sono arrivate in un momento “magico” per la Liga veneta, dopo la vittoria alle regionali di Luca Zaia con una percentuale che sfiora il 77%. Roba da guinness dei primati!
Non c’erano motivi di scontento, e neppure tensioni particolari, almeno a quello che traspariva.
A meno che il problema non sia proprio lo straordinario successo di Luca Zaia nelle regionali!
E immagino che sicuramente questo sia il sospetto che è serpeggiato fra i maggiorenti e i militanti nell’apprendere delle dimissioni di Fontana.
I quali, a quanto si legge sulla stampa, dopo essere caduti dalle nuvole, si sarebbero lasciati andare a commenti secondi cui Lorenzo Fontana sarebbe stato “silurato” dal Segretario Federale Matteo Salvini, che lo avrebbe costretto alle dimissioni per cercare di avere un miglior controllo del partito veneto. Da qui ad ipotizzare un nuovo commissariamento il passo sarebbe breve.
E non a caso parlo di nuovo commissariamento, perchè lo stesso Fontana, allora Ministro della Famiglia nel primo governo Conte, venne “imposto” il 2 luglio del 2019 alla guida della Liga Veneta con uno scarno comunicato diffuso dal portavoce di Matteo Salvini. Ed in quel frangente Fontana venne imposto in sostituzione di Toni Da Re, eletto al Parlamento europeo, nonostante quest’ultimo avesse indicato per la sua successione l’allora capogruppo in regione Nicola Finco.
Dicevamo che il momento storico attuale della Liga Veneta non sembrerebbe giustificare il precipitoso abbandono di Fontana.
E di conseguenza diventano comprensibili le perplessità e le domande.
Perchè Fontana ha lasciato solo la segreteria della Liga?
E perchè farlo adesso senza avvertire nessuno, nemmeno i membri del Direttorio?
E’ chiaro che a questo punto i sospetti su una presunta volontà di Salvini di ridurre ulteriormente l’autonomia della componente veneta della Lega sono all’ordine del giorno.
E lo sono perchè non è mai stato sciolto il nodo dei rapporti fra Lega nazionale e Liga Veneta.
Perchè i veneti hanno fino ad ora sempre accettato supinamente la subordinazione della componente veneta all’egemonia lombarda.
E l’emergenza Covid-19 potrebbe avere introdotto nuovi elementi di contrasto.
Lombardia e Veneto rappresentano due diversi modelli di risposta all’emergenza sanitaria. Modelli che hanno prodotto risultati quasi opposti, con un Luca Zaia che ne esce sicuramente meglio del Presidente lombardo Attilio Fontana. Salvini rischia così di pagare il disastro lombardo, senza incassare il risultato del lavoro veneto. Oltre a tutto nella storia politica e nel lavoro amministrativo di Zaia si è sedimentato, accanto al leghismo autonomista delle origini, anche buona parte della tradizione politico- culturale del Veneto bianco e democristiano, decisamente lontano dal populismo sovranista di Salvini.
Rischia quindi di tornare d’attualità il tradizionale conflitto fra veneti e lombardi.
Ed in quest’ambito le caratteristiche umane e politiche di Luca Zaia lo indicano come il primo sfidante del Capitano per traguardi sia interni al Partito che esterni.
Come andrà a finire lo sapremo presto. Almeno per ciò che attiene la sostituzione di Lorenzo Fontana.
Vedremo cioè se sarà designato uno dei “bravi giovani veneti” auspicati dall’ex Segretario, o verrà calato dall’alto un “mastino” fedelissimo a Salvini.
Resta il fatto che comunque vada si tratterà di una soluzione “verticistica”, decisa dal “grande capo”, senza un passaggio democratico che veda coinvolti sia i leghisti veneti attivi nelle istituzioni, Sindaci, assessori e consiglieri comunali, sia i militanti che da decenni sostengono la Liga Veneta e coltivano il sogno dell’autonomia.
In estrema sintesi si tratterà di vedere se si continuerà a non fare i congressi e a nominare commissari, o se invece una buona volta la Liga veneta, forte del consenso plebiscitario del popolo veneto, deciderà di arrivare ad una sorta di resa dei conti.
Umberto Baldo

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