4 Dicembre 2016 - 15.02

ROSBERG, la sgommata del Campione del mondo

Lo sport che insegna, Rosberg campione al volante e nella vita

Nell’ultima settimana un giovane uomo ha dato al mondo alcuni insegnamenti umani preziosi.
Lui è il tedesco Nico Rosberg.
Una persona ricca, famosa e fortunata, che aveva un sogno.
Quello di diventare Campione del Mondo di Formula 1, come suo papà oltre trent’anni prima. Fare il pilota è stata la sua passione fin da piccolo, quando già a 6 anni ha iniziato a guidare i kart.
Domenica 27 novembre Nico ha raggiunto il suo obiettivo, vincendo il Mondiale sulla pista di Abu Dhabi.
In classifica ha battuto il compagno di squadra, l’inglese Lewis Hamilton, un avversario fortissimo, considerato comunque da molti il pilota migliore al mondo, campione in carica e soprattutto un uomo spavaldo e aggressivo.
Non ha concesso nulla a Nico e anche nella gara finale ha provato con ogni mezzo a metterlo in difficoltà, da primo della corsa, rallentando il ritmo, nella speranza che Rosberg avesse un guaio, facesse un errore o qualcuno lo sopravanzasse e non lo facesse arrivare almeno nei primi tre posti che garantivano al tedesco la vittoria finale.
Proprio in quel momento Nico ha dimostrato di essere degno di vincere il campionato mondiale, sebbene ancora oggi molti sostengano che non sia comunque il migliore al mondo e lo sia il suo rivale Hamilton.
Ma Nico ha sfruttato tutte le sue capacità e lavorato per migliorare le sue debolezze.
Ha fatto un lavoro fisico e mentale durissimo per non commettere gli errori degli scorsi anni.
Così durante tutta la stagione ha sempre gareggiato per il primo posto e non ha mai mollato, anche quando era in svantaggio in classifica.,
Poi ad Abu Dabhi ha retto la tensione, ha effettuato un sorpasso magistrale al giovane e spesso irruento Verstappen, ha sempre guidato in modo impeccabile, sebbene avesse alle spalle il terzo e il quarto a pochi decimi di secondo e alla fine è arrivato al secondo posto che gli ha garantito la vittoria finale.
Rosberg ha dimostrato ai detrattori che poteva essere vincente, anche a quelli per cui ogni cosa fatta da lui era un errore e la stessa compiuta da Hamilton era la dimostrazione del suo essere un campione.
Da quel momento Nico è diventato un uomo libero e ha capito che era il momento di smettere con le gare e dedicarsi alla sua vita e alla sua famiglia.
Così, venerdì 2 dicembre, dopo soli 5 giorni dal trionfo, ha detto al mondo che lui la domenica prima era sceso per l’ultima volta da una vettura di Formula 1 e che non ci sarebbe più salito.
Si è quindi messo davanti a una telecamera è ha annunciato il suo ritiro da pilota.
Lo ha fatto con il sorriso sulle labbra e dietro quell’espressione si leggeva che quella scelta significava avere deciso di cominciare a essere un uomo come molti altri.
Certo ricco e soprattutto fortunato, perché ha fatto una scelta che può permettersi, quando la maggior parte delle persone al mondo non può determinare in modo così autonomo il proprio destino, ma allo stesso ha scientemente accettano di non essere più un idolo delle folle, un campione strapagato, il numero uno al mondo, almeno per un anno.
Anche questo non è accessibile alla maggior parte delle donne e degli uomini al mondo, ma lui vi ha rinunciato ed è sceso da un Olimpo che qualcuno invece pensa sia da frequentare per sempre.
In questi giorni è stata fatta notare l’angoscia che emergeva dalle parole di Rosberg quando ha raccontato quel sorpasso a Verstappen.
L’ansia che sarebbe potuto succedere qualcosa che infrangeva il suo sogno.
“Un momento orrendo” lo ha definito il tedesco.
Quei pochi secondi, che in realtà lo hanno consacrato campione, per lui sono stati terribili e questo offre il segno tangibile della tensione e delle pressioni che Nico ha vissuto per arrivare al suo sogno e che non vuole più rivivere.
Oggi c’è già chi lo critica, chi sostiene stia scappando dal confronto con Hamilton il prossimo anno, chi ritiene che diventerà una meteora dell’automobilismo perché vittorioso in un solo Mondiale, mentre si entra nell’immortalità solo da pluricampioni, di chi non lo considera un vincente.
La cosa straordinaria è che a lui la cosa non pare interessare.
Il sogno era suo, l’ha ottenuto e vuole viverlo come interessa a lui, non come gli altri vorrebbero lo vivesse.
È un messaggio a tutti che si può essere felici anche se non si è per forza il migliore per sempre, che si può essere soddisfatti di sé per avere dato il massimo e che la vita è grande e lunga e ci sono tanti modi per renderla degna di essere vissuta.
Ha fatto scalpore la decisione di Rosberg e suscitato incredulità, soprattutto perché presa in un’epoca in cui conta solo vincere e anche riuscirci non è mai abbastanza, si deve continuare a farlo senza limiti, sempre, fino a doverlo fare a qualsiasi costo.
Lo sport è da sempre uno dei paradigmi più esemplari della vita e porta i suoi protagonisti, che competono ai massimi livelli, a spingersi fino ai limiti umani.
Ma è giusto accettare che ogni uomo abbia un limite e la grandezza consiste nel saperlo riconoscere e nell’accettare di fermarsi prima, consapevoli che superarlo potrebbe portare a un punto in cui non si è più uomini, ma solo esecutori di una disciplina.
Rosberg ha insegnato che per essere grandi nello sport, come nella vita, si devono superare con il lavoro le proprie debolezze e che per esserlo come uomini si deve imparare ad accettare i propri limiti, come quello di non poter più sopportare una pressione come quella vissuta durante il sorpasso a Verstappen.
Buona fortuna all’uomo Rosberg, campione al volante e nella vita, e grazie per il messaggio che ha trasmesso. Ognuno ne faccia ciò che vuole.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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