21 Maggio 2019 - 9.05

Rischio patrimoniale

L’appetito vien mangiando. La Bundesbank ha fame, o meglio ancora ha voglia che l’Italia risolva una volta per sempre tutti i suoi problemi legati al debito eccessivo. Senz’altro gli fanno venire strani desideri quei 9.000 miliardi di euro di ricchezza privata in Italia, di cui quasi 1.400 miliardi liquidi in conto e facilmente aggredibili. Una ricchezza privata che ha raggiunto oltre 5 volte il PIL interno non può passare inosservata agli organismi internazionali.

Anche se allo stato attuale ci sono smentite bipartisan circa il rischio di una patrimoniale in tempi brevi, non è per niente un’ipotesi campata in aria.

Per alcuni si tratterebbe della soluzione più semplice e rapida per abbattere il debito pubblico, che però inevitabilmente porterebbe un enorme contraccolpo psicologico sui risparmi, ed una conseguente fuga di massa di capitali verso l’estero, una sorta di punizione nei confronti di uno Stato incapace di amministrare il bene comune, causando un tracollo epocale dell’economia italiana e privando le banche nazionali di quella liquidità necessaria per eseguire il ruolo di intermediari nel settore del credito. Meglio non pensarci.

Da sempre solo l’ipotesi di tassa patrimoniale incute terrore. La memoria non può dimenticare cosa successe nel 1992 durante il Governo Amato, quando un decreto sanciva con effetto retroattivo un prelievo forzoso del sei per mille dai conti bancari. Lo si fece causa una situazione drammatica della finanza pubblica, per evitare il crack finanziario, situazione non molto lontana dalla realtà esistente oggi.

L’alternativa, altrettanto dolorosa, è l’aumento dell’IVA, altrimenti il debito non diminuirà. Se fino alle prossime elezioni europee del 26 maggio non dovrebbero esserci delle tempeste economiche, poi, suo malgrado, il Governo si troverà davanti ad un bivio, patrimoniale o rialzo dell’IVA, per cercare di tenere sotto controllo il debito/pil.

Anche se un eventuale patrimoniale sarebbe un’azione estremamente impopolare, lo Stato attuando questa tassa, avrebbe a disposizione una grossa somma di denaro a beneficio della manovra finanziaria di fine anno, in un modo semplice verrebbero reperiti fondi ingenti, scaricando però il costo della manovra sulle famiglie.

Quota 100 e reddito di cittadinanza misure finanziate in deficit con conseguente aumento del debito pubblico, misure che ai mercati non piacciono perché considerate non praticabili in un Paese in cui il debito è già elevato, saranno coperte dalla peggiore tassa esistente quella sui patrimoni.

Dopo anni di inutili tagli e sacrifici, toccherà ancora una volta alle famiglie ed ai loro patrimoni, fare da parafulmine contro eventuali shock, senza che i veri responsabili di questa situazione vengano responsabilizzati e puniti per la loro incapacità nell’amministrare un Paese.

Non va dimenticato, spesse volte, chi negli anni è riuscito ad accumulare dei medi/alti risparmi, molte volte l’ha fatto compiendo non pochi sacrifici e rinunce, cosa che i nostri governanti non sanno neppure cosa voglia significare, capaci solo di intaccare il patrimonio dei contribuenti, attraverso le varie imposte di bollo, IRPEF, IMU sulla seconda casa e quant’altro, ed incapaci chissà perché di ridursi i propri privilegi.

FABIO ROSSI.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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