17 Gennaio 2020 - 18.09

Ricchi e poarèti, i Veneti in montagna

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di Alessandro Cammarano

Rimandato Babbo Natale nella sua Lapponia e la Befana a casa sua – in effetti nessuno sa esattamente dove abiti la simpatica vecchietta delle calze e del carbone – un altro e forse più pericoloso periodo si affaccia all’orizzonte, quello che vede impegnate legioni di sciatori di tutte le età e censo in una delle più divertenti forme di autoesposizione nel corso dell’anno: la settimana bianca.

I vicentini, intesi anche nell’estensione del senso come abitanti dell’intera provincia sono devotissimi praticanti del genere, non sempre con risultati esaltanti ma spesso con esiti esilaranti. Alla settimana bianca non rinuncia quasi nessuno; dal commesso al professionista, dalla domestica all’industriale la febbre da neve prende già dai primi fiocchi che cadono sull’Altopiano di Asiago e che sono visibili a tutti in pianura e che vengono studiati come gli àuguri etruschi e romani studiavano il volo degli uccelli per trarne auspici per il futuro.

Tutti ovviamente sperano in copiose nevicate, tanto abbondanti da rendere praticabili tutte le piste disponibili nell’arco alpino, prealpino e dolomitico. Che la neve l’attendano gli operatori turistici è cosa ben più che comprensibile: se c’è neve lo sciatore stanco ma felice non si farà problemi a spendere dieci euro per un Bombardino con panna – roba che manco un Bellini all’Harry’s Bar – o venticinque per uno stinco con patate alla fine della giornata. Più strano è che l’attendano anziani che si gettavano sulle nevi, all’alba del secolo scorso, con sci di legno scendendo con tecnica Telemark e ai quali la doppia protesi al titanio impedisce di fatto un uso delle ginocchia che non sia strettamente legato al semplice sedersi e alzarsi. Ma veniamo ai nostri baldi concittadini.

Quelli ricchi hanno casa – chalet o appartamento che sia – in luoghi meravigliosi; gli straricchi a Cortina – ça va sans dire – dove per altro passano anche ricchi fine settimana in compagnia di altri amici ricchi. Ci tengono a far sapere della loro fortuna e già da settembre li si può ascoltare, al caffè o al ristorante o in palestra, a parlare a voce altissima della magnificenza del loro nido montano. Alcuni, usando la famigerata tecnica della psicologia negativa, arrivano a frasi del tipo “Guarda, se fosse per me quei duecento metri quadrati di chalet vista Tofane, con idromassaggio e sauna me li venderei subito. Cortina oramai è solo per i russi cafoni, ma ai ragazzi piace, che ci vuoi fare”.

Il povero impiegato che si impegna sul tapis-roulant accanto a quello del felice proprietario di quello che a tutti gli effetti sembra un resort più che una casa di vacanze ha un improvviso cedimento delle gambe e, dimenticandosi per un attimo che macchia ginnica è in funzione, sbatte il mento al suolo dopo un comico tentativo di rimanere in piedi e si gioca la sua settimana bianca a Lastebasse per la quale aveva già mandato la caparra alla pensione “Stella alpina da Cesira”. Il vicentino medio invece ha casa ad Asiago – località bellissima – o zona immediatamente limitrofa, comoda e a un passo dalla città. Anche qui le vanterie si sprecano: il felice possessore di un monolocale a Campomulo schifa con sufficienza Aspen o Megève; e poi, “da quando ho messo la stufa a pellet – dice fiero – riscaldare i miei trenta metri non me costa un casso”: contento lui, che deve dormire con gli sci nel letto perché sennò li dovrebbe appoggiare alla suddetta stufa a pellet, visto che altro spazio non ce n’è e la nonna non può dormire fuori… Alcuni vicentini – in puro stile italico per altro – sono naturalmente portati ad esagerare e magnificano la loro vacanza sulla neve, futura o passata, usando più o meno stesso linguaggio del nababbo possessore del maniero vista Tofane. Ecco dunque che lo sconsiderato, dopo aver prenotato un modesto e vetusto trilocale a Borca di Cadore si spacci per cortinese doc e lo faccia sapere alla riunione di condominio e successivamente alla cena di classe. Il massimo dell’aberrazione – e chi scrive lo afferma perché ne ha le prove – sta nel fingere di partire, con tanto di macchina carica di scarponi e tute olimpioniche, facendosi vedere e invidiare dal vicinato, per poi parcheggiare a casa dei suoceri compiacenti e fare ritorno nottetempo a casa barricandosi dentro per sette giorni consecutivi; Photoshop fa il resto. Ma allora non è meglio una sana giornata a Cesuna, magari con un bel pranzetto e quattro fotografie da postare sui social? Adesso scusate, vado a prepararmi un trolley; questo fine settimana lo passo nell’idromassaggio…vista Tofane.

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