19 Agosto 2020 - 10.58

Riapriranno le scuole a settembre?

Come l’Epifania per tradizione “tutte le feste le porta via”, così Ferragosto è da sempre percepito come una sorta di cesura dell’estate, nel senso che, passata la sbornia di pic nic, fuochi d’artificio, gite fuori porta, si comincia a pensare ad altro. Naturalmente quest’anno le cose sono andate un po’ diversamente per via della presenza del Covid-19, anche se chi era nei luoghi di villeggiatura nei giorni a cavallo del 15 agosto ha potuto constatare che gli italiani non hanno rinunciato del tutto alla vacanza.
Quando dico che dopo Ferragosto l’attenzione della gente comincia a spostarsi verso altre problematiche, mi riferisco alla scuola in particolare, con i primi giri nei centri commerciali per acquistare quel che serve ai pargoli, e la consultazione delle liste dei nuovi libri di testo.
Ma sulla base di quanto ho potuto constatare in questo periodo, la mia impressione è che il tema scuola sia rimasto sempre presente nei pensieri delle mamme e dei papà che hanno figli in età scolare.
Basta essere un po’ attenti ad ascoltare i dialoghi fra i genitori dell’ombrellone vicino, o semplicemente parlare con mamme e papà, per rendersi conto che le domande che un po’ tutti si stanno facendo sono: ma riapriranno veramente le scuole a settembre? E se riapriranno come riapriranno?
E non sono domande di poco conto, perchè volenti o nolenti la scuola condiziona pesantemente la vita di tutte le famiglie.
E se gli italiani se le pongono non è certo per gusto della polemica, ma perchè in questi ultimi mesi quanto alle modalità del rientro ne hanno sentite di tutti i colori, quasi una al giorno. Da qui lo scetticismo e le ansie per l’immediato futuro.
E non hanno tutti i torti, perchè hanno visto che l’Italia è stato l’unico Paese in Europa ad avere esaltato l’insegnamento on line, ad avere organizzato esami di fine ciclo con modalità a dir poco ridicole, ma soprattutto a non avere ancora un piano definitivo per riaprire le aule in sicurezza.
Non me la sento di contestare la decisione di chiudere almeno nella prima fase della pandemia, perchè è noto che le aule scolastiche, spesso sovraffollate e difficili da aerare, sono da sempre un brodo di coltura per ogni tipo di batterio o virus, per non dire che le scuole chiuse hanno contribuito a decongestionare i trasporti pubblici nel periodo del lockdown.
I problemi si sono palesati dopo la chiusura, e hanno messo a nudo le incapacità del Ministero dell’Istruzione di governare una situazione pur nuova ed imprevedibile, a partire dalle carenze della “Rete” e dalla disponibilità di dispositivi informatici, che hanno diviso alunni fortunati da altri meno fortunati.
Innanzi tutto la gestione della didattica a distanza, che ha mostrato le carenze e le impreparazioni della classe docente, anche se sarebbe ingiusto fare di ogni erba un fascio.
Ci sono stati insegnanti volonterosi che hanno cercato di impegnarsi al massimo per fornire da remoto ai propri alunni un buon surrogato di attività didattica.
Ma allo stesso tempo altri docenti, forse per impreparazione informatica spesso dovuta all’età, forse per negligenza o tendenza all’assenteismo, non sono stati all’altezza della sfida, palesando in questo modo ai genitori l’insufficienza e l’inefficacia di una didattica fino ad allora rimaste confinate nelle aule scolastiche.
Come meravigliarsi se la didattica a distanza è un’esperienza che i genitori non vogliono ripetere, neppure quelli colti o con più computer in casa.
Perchè, a parte il fatto che quasi la metà dei genitori denuncia poche o addirittura nessuna ora di lezione a distanza, il resto lo hanno dovuto fare loro, supportando i figli, soprattutto quelli della scuola primaria, per circa 4 ore al giorno (indagine Università Bicocca).
In pratica non ci sarebbe stata scuola on line senza il supporto fondamentale di mamme e papà, e non meraviglia se fra le tante vignette circolanti in Rete ce ne sia una in cui una bambina chiede alla mamma: “Mammina cosa pensi riguardo alla chiusura delle scuole? Con la mamma che risponde: “Al suicidio, amore, penso al suicidio”.
A questo punto, inevitabilmente, sono iniziati i problemi, e critiche sempre più acrimoniose hanno cominciato a comparire sui media e sui social.
Con commenti che contestavano che gli insegnanti fossero pagati anche durante i mesi del lockdown, che denunciavano che questo o quel docente non si faceva sentire dai ragazzi, che sottolineavano l’impegno quotidiano richiesto ai genitori, con qualche mamma addirittura costretta a lasciare il lavoro.
E di fronte a queste proteste, quale è stata la risposta del Ministro Azzolina?
Una difesa ad oltranza, ed a mio avviso acritica, delle decisioni governative in tema di scuola.
Che hanno finito, complici una evidente incapacità della comunicazione ed una palese inesperienza, per farla diventare il parafulmine dell’Esecutivo e di tutto il sistema scuola.
Con critiche talvolta pretestuose, perchè la 38enne Ministra non sarà una navigata politica, ma ciò non toglie che la scuola sia da decenni la “Cenerentola” delle politiche di tutti i Governi, con politici di ogni colore che si sono sbracati in promesse mai mantenute, che hanno semplicemente occupato il Ministero, poi abbandonato senza lasciare tracce di miglioramento, anzi.
Ma in politica si tende a dimenticare la storia pregressa, ed il giudizio dei cittadini inevitabilmente si concentra sul ministro in carica.
E la Azzolina ce ne ha messo del suo per finire nel mirino!
E parliamo di un atteggiamento che tende a non accettare le critiche, di conferenze stampa allucinanti in cui sembrava spaesata e stralunata, ad ingenuità comunicative basate spesso su annunci poi rimangiati, alla tendenza tipica dei grillini di proporre soluzioni semplicistiche a problemi complessi.
Di qui la celebrazione della didattica on line, quando era evidente il risultato fallimentare, le proposte in luglio di ricorrere a scuole dismesse, che necessitano di lavori complessi e tempi lunghi, di lezioni da tenersi all’aperto (forse da siciliana non conosce bene gli inverni al nord), di banchi con le ruote bocciati subito dagli insegnanti perchè sarebbero diventati strumenti di gioco, di lotta senza quartiere alle cosiddette “classi pollaio”, di ingressi con orari differenziati senza tenere conto del fatto che ci sono genitori con due o più figli, per finire con l’apoteosi delle “rime buccali”.
Tutte proposte gestite come ordini e contrordini, con una buona dose di incertezza e di vacuità.
Date le condizioni della scuola italiana, era inevitabile una “polarizzazione” delle critiche sul Ministro Lucia Azzolina, con reazioni stizzite da parte sua, tipo quando ha affermato che: “Mi attaccano perchè sono donna, giovane e dei 5 Stelle, pensano che io non sia preparata, ma ho due lauree e varie specializzazioni. E dunque adesso dico basta: vado io in tv e spiego io come riapriremo le scuole a settembre. Ho sbagliato a non farlo prima ma avevo troppo da fare”. Un vero e proprio “assist” per capitan Salvini, che le ha replicato: ”Non ti attacco perchè sei donna, ma perchè sei un’incapace”.
Come vi accennavo prima, è ingiusto caricare sulla Azzolina le croniche carenze conseguenti a decenni di tagli alla scuola, ma forse un po’ di umiltà, una maggiore capacità di ascolto, non guasterebbero, e sicuramente recenti affermazioni del tipo “Dimissioni? No, per la scuola abbiamo fatto miracoli”, non la aiutano nella sua relazione con i cittadini. Anche perchè questi miracoli forse li ha visti solo lei!
Certo a rendere più gestibile la riapertura settembrina non hanno contributo i vari documenti di linee guida elaborate dal Comitato Tecnico Scientifico, che con linguaggio tecnico alla fine si limitano a fornire indicazioni di generico buon senso, cui, senza essere un luminare della medicina, sarebbe arrivata anche la mitica “Siora Maria”: mantenere le distanze, evitare gli assembramenti, lavarsi spesso le mani.
Indicazioni cui hanno fatto da contraltare le linea guida ministeriali, che lungi dal fornire prescrizioni precise ed incontrovertibili, hanno di fatto scaricato sui Presidi l’onere di predisporre gli spazi e di applicare le misure di sicurezza, e sugli Enti locali la patata bollente dei trasporti.
Ma il Presidente Conte ed il Governo come si stanno ponendo relativamente alla riapertura delle scuole? Lasciando che la Azzolina sommersa dalle critiche si cucini a fuoco lento, continuando a fare da “parafulmine” per tutti, forse con il retro pensiero di farne il capro espiatorio in caso di flop a settembre, offrendo la sua testa agli italiani infuriati.
Ma a mio avviso questo è un evidente errore di sottovalutazione, perchè la scuola è troppo importante nelle vite dei cittadini, e una “falsa partenza” od un avvio nel caos finirebbero per provocare forti proteste dei cittadini, che si scaricherebbero sull’intero Governo.
Tornando alle domande iniziali, non si può sottacere che le famiglie stanno vivendo nel frattempo una situazione di totale incertezza, perchè di fatto nessuno sa ancora se a settembre le scuole riapriranno, come assicurato dalla Ministra Azzolina, se i figli andranno a scuola tutti i giorni o a giorni alterni, se alterneranno settimane “in presenza” ad altre con didattica a distanza, se la sede scolastica sarà quella consueta o un’altra, magari non facilmente raggiungibile con il trasporto pubblico.
In questa generale indeterminatezza ed insicurezza, è facilmente prevedibile che le lamentele e le proteste dei mesi scorsi rischiano di essere uno scherzo rispetto alle reazioni che potrebbero innescarsi da settembre in poi.
In conclusione nelle scuole italiane l’estate sta trascorrendo in quel mix di rassegnazione e fatalismo che da sempre caratterizza gli operatori, presidi, insegnanti, bidelli. Tanto tutti dicono che, alla fine, indipendentemente dalle prescrizioni ministeriali, le scuole riapriranno, a meno di una seconda ondata epidemica, che purtroppo con i dati attuali non si può escludere.
E la chiusura delle discoteche, ed il rinnovato obbligo di mascherina nei luoghi pubblici dalle 18 alle 6, suonano come segnali sinistri in vista di settembre.
Come succede sempre nel Belpaese, anche la scuola sopravviverà alle “cure” della Ministra Azzolina, perchè gli operatori sono abituati ad arrangiarsi, come dimostrano queste considerazioni di una mia amica insegnante: “Alla fine si partirà: senza banchi, senza docenti, senza distanza di rime buccali, senza lavori di edilizia. Insomma … si parte come un qualsiasi anno della scuola pubblica italiana. Anzi no… una “cosuccia” ci sarebbe… quasi tutte le scuole avranno orario ridotto … I problemi del presente cadranno sulle famiglie … Quelli del futuro (la perdita di conoscenze e competenze dei ragazzi) ricadranno su tutta la nostra società… Ma la ministra dice: Tutto è pronto per la riapertura. Che poi… se ai ragazzi bastava mettere la mascherina perché tanto non si ammalano gravemente… se tutto si è risolto decidendo di far pulire il cesso una volta in più ai bidelli (ad ogni modo: finché non vedo, non credo… sono anni che dove lavoro io manca il bidello stabile) … io inizio a domandarmi perché a marzo abbiamo chiuso le scuole”.
Già perchè, se di fatto non è cambiato nulla? A parte tante chiacchiere!
Stefano Diceopoli

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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