15 Novembre 2017 - 10.50

RECOARO – Guardarail assente, precipita e muore: la rabbia dei famigliari

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Quando i suoi familiari hanno visto finalmente sistemata la strada di montagna dove ha perso la vita Francesco Cancian sono stati assaliti da due sentimenti contrapposti: da un lato, la consolazione nel sapere che, almeno, la morte del loro caro non è stata vana e scongiurerà altri lutti; dall’altro, però, la recriminazione e la rabbia per un intervento troppo tardivo, per una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare.  Il tragico incidente è successo il 10 agosto 2016. Cancian, 47 anni, di Torrebelvicino, socio lavoratore di un’impresa edile del suo paese, sta salendo lungo la viabilità comunale che dalla Rovegliana porta a contrada Busellati, dove sta organizzando un cantiere, in località Prà Dell’Acqua, nel comune di Recoaro: è alla guida di un autocarro Fiat 110 immatricolato come macchina operatrice semovente, con cassone e gru idraulica e carico di materiale edile. La strada è su un versante molto ripido – quasi verticale – e boscoso, con la pendenza che si accentua sempre di più man mano che si sale. A un certo punto il mezzo, dove la salita si fa più ripida, inizia a indietreggiare fino a uscire di strada con la ruota sinistra, e a nulla valgono i disperati tentativi di Cancian di azionare i freni. Il dramma si compie in pochi secondi: il veicolo sfonda il guardrail, colpisce un faggio con l’estremità posteriore del cassone, anche la ruota anteriore sinistra esce di strada e a questo punto il mezzo pesante, per metà sbilanciato fuori dal piano stradale, precipita nel dirupo per trenta metri fino alla strada sottostante, capovolgendosi. Un volo che non lascia scampo al conducente, schiacciato nell’abitacolo.  I suoi congiunti, sconvolti da una perdita tanto assurda, attraverso la consulente personale Linda Mazzon, hanno voluto subito fare piena luce sui fatti e per ottenere giustizia: sull’accaduto gravano infatti elementi che impediscono di liquidarlo frettolosamente come fuoriuscita autonoma o mero errore di manovra, a partire dalle barriere di protezione, che pure dovrebbero essere ancora più solide in una strada collinare con scoscesi strapiombi. E invece sono gli stessi agenti della Polizia locale “Valle Agno”, intervenuti per i rilievi, a scrivere nel loro rapporto che “la strada è protetta sul lato valle da un guardrail malamente fissato al suolo, anche con l’ausilio di pali in legno”. La Procura di Vicenza, da prassi, ha aperto un procedimento e nell’udienza del 28 ottobre 2016 il Pubblico Ministero titolare, Silvia Golin, ha incaricato un consulente tecnico d’ufficio, Renato Poli. Nella circostanza i consulenti della famiglia Cancian, oltre alla nomina quale consulente di parte dell’ingegner Mario Piacenti, hanno chiesto espressamente al Pm di estendere il questo peritale, aggiungendo alla ricostruzione della dinamica del sinistro “l’accertamento dello stato dei luoghi”, anche alla luce dei rilievi delle autorità intervenute, corroborati da inequivocabili foto. L’accoglimento della richiesta aveva fatto ben sperare i familiari della vittima di poter arrivare a un completo accertamento della verità e delle responsabilità, ma alla fine il Ctu ha concluso che la causa del sinistro fosse da ascrivere al mancato funzionamento del freno delle ruote posteriori del veicolo.  Un epilogo penale che ha amareggiato i familiari di Cancian, ma a maggior ragione dopo che il Comune di Recoaro ha proceduto a installare lungo la strada incriminata dei guardrail. Un intervento auspicabile ma purtroppo giunto fuori tempo massimo: la famiglia della vittima ha deciso di rivalersi adesso sul piano civile, nonostante la compagnia di assicurazione dell’Ente locale, continui a denegare ogni responsabilità in capo al proprio assicurato e a rigettare qualsiasi richiesta di risarcimento.

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