2 Dicembre 2020 - 11.06

Quando l’arbitro è donna

Nei giorni scorsi, prendendo spunto dal cinquantenario dell’approvazione della legge sul divorzio, ho ripercorso in breve la lunga e penosa storia della conquista dei diritti civili da parte delle donne.Ritorno oggi su questo tema, per affrontarlo con un’ottica che potrebbe sembrare “ludica”, ma che in realtà è attinente alla problematica.Noi da anni ci siamo abituati a vedere donne giudice, donne medico, donne prefetto, donne questore, donne Ministro, e giustamente la cosa non ci suscita più alcuna meraviglia.Nessuna funzione è ormai preclusa all’ “altra metà del cielo”, anche se, approfondendo un po’, ci accorgiamo che nei ruoli della catena di comando, sia su scala locale che nazionale, le donne sono solo il 20%.   Succede sia nel pubblico che nel privato; più ci si avvicina agli incarichi di maggior rilievo, più la parità di genere sembra un’utopia. Un esempio?  In occasione di questa emergenza da Covid-19, quante donne avete visto negli incarichi chiave della Protezione Civile, del Ministero della salute e delle strutture create ad hoc nell’emergenza?  Oserei dire nessuna. Certo, ripensando alla condizione delle donne di soli pochi decenni or sono, non c’è storia.Nel bene e nel male, oggi non c’è alcun settore, alcun ruolo,  che sia loro precluso.In realtà uno ce n’era.E quando dico questo penso in particolare ad un mondo maschile per antonomasia, quello del calcio, ed in particolare degli arbitri.Avrete capito che non intendo riferirmi al calcio femminile, che è comunque una realtà in crescita, e che se riuscisse ad attirare l’attenzione ed il gradimento delle donne, potrebbe avere un grande futuro. No, parlo proprio delle grandi competizioni calcistiche internazionali, la cui apoteosi è rappresentata dalla Champions League, sicuramente il torneo più prestigioso fra squadre di club, ed il più seguito a livello europeo, e non solo. Un “mondo maschile” per antonomasia, da cui le donne erano escluse, se non come spettatrici sugli spalti, o come cheerleader per intrattenere il pubblico prima dell’inizio della partita.Ma questa sera, all’Allianz Stadium di Torino, la Juventus affronterà la Dinamo di Kiev per la fase a gironi appunto della Champions League. Juventus-Dinamo Kiev sarà una partita che rimarrà nella storia di questo torneo. Non perché determinante per il superamento del turno, visto che il Barcellona e i bianconeri sono matematicamente qualificati alla fase a eliminazione diretta, ma perché a dirigere la gara di Torino sarà per la prima volta una donna, l’arbitro francese Stéphanie Frappart.E quindi sarà senz’altro “lei” a tenere desta l’attenzione dei telespettatori e degli addetti ai lavori.Quindi questa sera cadrà un’ultima barriera, un ultimo tabù, in un mondo fino ad ora esclusivamente riservato ai maschi.Per Stéphanie l’Allianz Stadium sarà come la “prima” alla Scala, una vera consacrazione della sua carriera, una ribalta da cui fino ad ora le sue colleghe erano state escluse.Ma chi è Stéphanie Frappart?E’ nata da genitori operai il 14 dicembre 1983 a Val-d’Oise, in Francia; a 28 anni arbitrava già nel Championnat National, la terza divisione.  Nel 2014 il passaggio alla Ligue 2, prima donna ad arbitrare nella seconda divisione transalpina.  Da lì l’arrivo alla Ligue 1, anche in questo caso prima donna a dirigere una partita del massimo campionato: quella tra SC Amiens e Rc Strasbourg, nell’ aprile 2019.Da allora è stato tutto un crescendo.A luglio 2019, la direttrice di gara francese ha avuto l’onore di arbitrare a Lione la finale di Coppa del Mondo FIFA femminile tra Stati Uniti e Olanda.Fino ad approdare all’ UEFA Europa League, arbitrando una gara della prima giornata della fase a gironi tra gli inglesi del Leicester City e gli ucraini dello Zorya, il 22 ottobre 2020.A onor del vero la Frappart non è stata la prima donna designata per arbitrare partite delle competizioni UEFA maschili.  Questo onore spetta a Nicole Petignant, una svizzera che tra il 2004 ed il 2009 diresse tre partite di qualificazione della Coppa Uefa. Ma si trattava di preliminari, mentre quella di stasera all’Allianz Stadium è una vera partita di Champions League, il top del calcio europeo. Che “madame Frappart” dirigerà con un team arbitrale tutto maschile, dagli assistenti al quarto uomo.Umanamente si dice di lei che non sia mai stata una chiacchierona, e di conseguenza non sembra attratta da interviste o frasi ad effetto.Si riferisce al riguardo una battuta ironica di quel calciatore che prima del fischio d’inizio di Dijon-Clement, Lega 2 maschile del campionato francese (2014), aveva provato a metterla in difficoltà, dicendole: «Bonjour Frappart, preferisce che la chiami madame o monsieur?». E lei, imperturbabile sotto i capelli raccolti e il cerchietto d’ordinanza avrebbe risposto: «Fai tu: a cosa pensi che somigli di più?». Verrebbe da dire: una con le palle!Soprattutto una che i “galloni da arbitro” se li è guadagnati.Una che ha dovuto superare tutte le prove richieste agli arbitri maschi, compreso il temutissimo test di Cooper (12 minuti di corsa coprendo la massima distanza possibile).Quindi una donna con un carattere forte, sicura nelle decisioni, anche le più difficili, atleticamente preparata, e quindi adatta a seguire il gioco veloce.In una intervista all’Uefa Stéphanie ebbe a dichiarare: “Sono molto felice, per me è stata davvero una sorpresa, non mi aspettavo di poter dirigere la Supercoppa europea, è un grande onore. Spero che il mio esempio serva per tutti gli arbitri donna e per tutte le ragazze che aspirano a fare questo lavoro”.Direi che il voler essere d’esempio per altre ragazze è un gran bel messaggio.E non c’è dubbio che la Frappart stia dando un grande contributo alla parità di genere nel calcio.E’ un messaggio che dovrebbe essere fatto proprio soprattutto dagli uomini, perchè anche al giorno d’oggi, credetemi, ci sono maschietti che vedono il profilo della donna ideale in questa frase: “che la piàsa, che la tàsa, che la stàga casa”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA