14 Luglio 2018 - 20.18

Pillole dal Mondiale (dove non c’è l’Italia)/7 – Coppa del Mondo, Francia-Croazia come spot per il calcio e contro le devianze ideologiche

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Il Belgio arriva terzo, vincendo la finalina contro l’Inghilterra e lo spettacolo del Mondiale di calcio si appresta a mettere in scena la sua ultima rappresentazione, dopo l’intensità e le emozioni di due semifinali molto combattute ed equilibrate.

Hanno prevalso Francia e Croazia, con vittorie di stretta misura, che hanno, ancora una volta, ribadito l’equilibrio registrato in tutto il torneo, dove chi ha vinto, fin dal primo turno, mai ha prevalso in modo netto e anche le quattro semifinaliste, dopo partite decise da episodi o ai rigori, potevano essere anche altre.

Le semifinali hanno mostrato al mondo campioni che sono destinati a segnare e illuminare il calcio dei prossimi anni, come Hazard, De Bruyne e Lukaku, Mbappe, Pogba e Kante, Sterling, Dele Alli e Kane, anche se quest’ultimo nelle ultime sfide non ha dato il solito apporto e ciò ha inciso inevitabilmente sulle possibilità di vittoria inglesi. Chi invece sta vivendo il momento che probabilmente non tornerà è la Croazia, dove gioca una generazione di giocatori straordinaria, che affronta questo Mondiale all’apice della sua forma e maturità calcistica.

La formazione croata, con i vari Rakitic e Brozovic, Perisic e Mandzukic, oltre a un fenomeno per costanza e qualità come Modric, è un connubio di tecnica e compattezza e gioca anche con la determinazione, testimoniata da avere vinto tre partite dopo tre supplementari, di chi è consapevole che questo è il tempo per vincere il primo titolo di una storia, che è difficile possa tornare per un Paese di soli 4 milioni di abitanti. Ci sono quindi tutte le componenti sportive per parteggiare per la squadra biancorossa, pur ammettendo che il talento dei francesi è quello tipico dei predestinati.

A partire dal giovane Mbappè, per movenze e velocità di esecuzione quanto di più vicino si sia mai visto al Ronaldo brasiliano, che non a caso era chiamato il Fenomeno.

Il ragazzo, nato in una banlieu da madre di origine algerina e padre camerunense, rappresenta anche il simbolo dello sviluppo e dell’arricchimento umano e culturale che può nascere quando si uniscono culture e mondi diversi e, in generale, si considerano le differenze opportunità offerte all’umanità per essere migliore e correggere se stessa e le nefandezze che la storia ha dimostrato essere in grado di compiere. Ma Croazia e Francia è una partita di calcio è così va vissuta, godendone ogni attimo per il valore sportivo che può offrire. Certo, poi c’è qualcuno che sta provando a utilizzarla per diffondere messaggi di altra natura e valorizzare ideologie nazionaliste, prendendo a esempio la Croazia e la sua peculiarità di Stato piccolo, dove non c’è una società multietnica.

Ne richiamiamo solo uno per tutti.

Il tweet diffuso da un giornalista di Mediaset, Paolo Bargiggia, che ha voluto esaltare, testualmente, “Una nazionale completamente autoctona, un popolo di 4 milioni di abitanti, identitario, fiero e sovranista:  la ‪Croazia, contro un melting pop di razze e religioni, dove il concetto di nazione e Patria é piuttosto relativo: la‪ Francia”.

Un concentrato di ideologia contro la coesione dei popoli, discriminatorio e integralista, da cui ha preso le distanze Mediaset stessa, che peraltro non contempla che i giocatori croati, per diventare i campioni che sono, hanno dovuto emigrare in altri campionati e tutti giocano all’estero, molti in Italia, come migranti di lusso del pallone, ma comunque beneficiando del valore che offre un mondo aperto, pluralista e globalizzato. Ben più grave in quel post è non considerare che quel nazionalismo e sovranismo richiamati, e ora tanto esaltati in molta parte d’Europa, proprio in terra slava sono stati, insieme anche alle differenze religiose, alla base di una guerra che ha coinvolto in particolare Serbia, Bosnia e proprio la Croazia, causando genocidi, morte, distruzione e miseria per milioni di uomini, donne e bambini. Allora, che torni a parlare lo sport, il calcio come valore assoluto, e prendiamo le distanze da chi vede questo sport come strumento di propaganda di chi diffonde idee potenzialmente distruttive della pace tra i popoli. Che sia Francia contro Croazia, e solo questo.

 

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