25 Giugno 2018 - 18.58

Pillole dal Mondiale/3 – Ecco le outsider, ma attenti ai campioni

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Tra grandi favorite che tracollano, altre che arrancano e vincono solo nei minuti finali, continua un campionato Mondiale di calcio, nel quale squadre arrivate come outsider oggi paiono inarrestabili.
Ribadiamo che questa potrebbe essere l’edizione che potrebbe veder prevalere squadre mai protagoniste in finale o vincenti solo una volta, decenni fa, come Croazia, Belgio e Inghilterra.
Questa potrebbe essere l’occasione giusta perché sono tre nazionali solide, ben organizzate, con molti giocatori di talento.
A momenti alterni della loro storia sono già state in questa condizione, ma mai hanno avuto la forza e la costanza atletica e mentale per arrivare fino in fondo.
La Croazia eredita la grande tradizione di una Jugoslavia, che brillava di stelle, ma non riuscì a raggiungere risultati all’altezza delle sue possibilità, per pigrizia e poca determinazione.
Il Belgio arrivò lontano anche nel 1986 in Messico, ma in quel momento il Dio del calcio aveva inviato un emissario a scrivere nuove pagine di storia del gioco.
L’inghilterra, dopo il quarto posto ai mondiali italiani del 1990, dilapidò il patrimonio calcistico rappresentato dalla generazione dei Rooney e dei Beckham.
Ora tutte e tre le squadre hanno una nuova occasione, con giocatori forti, pronti atleticamente e anche con l’esperienza internazionale che non avevano i loro predecessori.
Vedremo se saranno capaci di soverchiare i pronostici e le gerarchie determinate da anni di calcio, che spesso diventano uno scoglio più grande delle mere considerazioni di valore tecnico tattico.
Intanto, guardando Germania-Svezia, veniva in mente la prestazione dell’Italia contro gli scandinavi, che ha determinato la nostra esclusione dal Mondiale.
Stesso cliché tattico, con la Germania protesa in ripetuti attacchi sterili, continuamente respinti dalla difesa svedese chiusa a riccio intorno all’area.
C’è stato anche un palo dei tedeschi, verso la fine della partita, e a quel punto si è proprio pensato che la Germania uscisse dal Mondiale come noi non ci eravamo entrati, ricordando il legno preso da Darmian in terra scandinava, che impedì il nostro 1-1 e ci precluse la possibilità di passare lo spareggio anche con lo 0-0 casalingo.
Invece, a una manciata di secondi dalla fine, ci si è messo di mezzo il talento di un campione, come Toni Kroos.
Perché, a partita pressoché finita, con una sola occasione possibile, non solo per risolvere il match, ma per evitare l’eliminazione, solo un campione ha la calma, la determinazione e l’intelligenza per capire che, se avesse crossato la punizione a disposizione ci sarebbero state poche chance, con i giganti svedesi appostati in mezzo all’area, e che, se avesse tirato direttamente in porta, lo spazio a disposizione per trovare l’angolo opposto sarebbe stato troppo stretto.
Per questo ha passato la palla al compagno, il quale gliel’ha fermata  in posizione più centrale.
E poi toccava a lui dimostrare cosa servono anni interi di dedizione e allenamenti per fare quell’unico tiro possibile per fare gol. E nel momento più importante lo ha fatto, alla perfezione.
Così Kroos ha dato alla Germania la possibilità di rimanere in corsa al Mondiale e dover come sempre fare i conti con lei per la vittoria finale.
Anche quest’anno, che sembra meno brillante rispetto a edizioni passate.
Ricordando però Italia-Svezia è chiaro che a noi quel campione è mancato , perché oggi non ne abbiamo o ne abbiamo forse qualcuno ancora in embrione e mai realmente esploso.
Ma se a decidere il Mondiale saranno i campioni, Messi oggi ha ancora una chance per riprendersi dal tunnel in cui è entrato insieme a tutta l’Argentina, e tutti, comunque, dovranno vedersela con quel ragazzo vestito con la maglia rossa del Portogallo.
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