24 Febbraio 2020 - 10.09

Pericolo cinese

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Come uno tsunami. Quando il terremoto fa ritirare il mare i danni sono ancora pochi, qualche pesce rimasto senza acqua, ma poi quando l’onda torna l’effetto è devastante.

Per quanto importanti siano già ora, i veri effetti del coronavirus li vedremmo più avanti. Forse un modo subdolo per fermare l’ascesa economica cinese, forse un modo spietato per ridimensionare i mercati sempre più drogati, forse qualcosa sfuggito al controllo umano, tanti forse senza capire cosa effettivamente sia successo.

Di sicuro l’impatto del coronavirus sull’economia cinese sarà mondiale, e non può essere diversamente, con risvolti diretti sulle imprese che operano in Cina ed all’estero.

Se per il momento, anche grazie agli stimoli fiscali e monetari che il governo di Pechino ha messo in campo, gli effetti sui mercati non sono ancora visibili, con molta probabilità a breve inizieremo a vedere gli effetti del virus sull’economia mondiale, un tsunami che si abbatterà senza nessuna pietà.

Si tralascia volutamente qualsiasi commento circa la situazione sanitaria, se non constatare per l’ennesima volta l’incapacità della classe politica, capace di sottovalutare un problema così importante salvo poi correre ai ripari, quando la situazione è già allarmante.

Sicuramente l’impatto economico sarà superiore a quello della Sars, che nel lontano 2003 fece sparire in poco tempo circa 25 miliardi di dollari del PIL cinese. Per questo nuovo virus si parla di perdite già consolidate superiori a 40 miliardi di dollari in pochi giorni, con ripercussioni enormi sull’economia globale, se solo pensiamo che la Cina vale 1/3 dell’economia mondiale.

Giocoforza la finanza e le borse sono a rischio, sostenute da liquidità facile e tassi d’interesse negativi, una bolla pronta a scoppiare da un momento all’altro, con il coronavirus visto come uno spillo pronto per farla esplodere.

I danni nel 2003 furono molto limitati. Al culmine del contagio le borse avevano perso il 10% salvo poi nel giro di un mese recuperare un 15%. Questa volta forse le cose potranno essere molto diverse.

Anche da noi le conseguenze potranno essere serie, con il mercato del lusso e del turismo che rischiano di entrare in grossa crisi. Gli acquisti di lusso per circa il 28% del totale vengono fatti dai cinesi, per intenderci si parla di quasi 460 milioni di euro, senza contare i quasi 4 milioni di turisti che ciclicamente arrivano nel nostro Paese.

All’orizzonte veleggia lo spettro della recessione, il temporale è arrivato, la speranza che non sia accompagnato anche da una grossa grandinata.

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