14 Giugno 2019 - 9.38

PASSAGGIO A NORD – Il ritorno del lupo nel Vicentino: una convivenza possibile

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di Anna Roscini

C’era una volta un lupo, anzi tanti lupi. All’inizio del Novecento scomparvero progressivamente da tutto il nord Italia, per poi farvi ritorno. Da Esopo a Fedro, dai fratelli Grimm alle pagine dei giornali odierni: da sempre il lupo ricopre il ruolo del cattivo, ma nella realtà? Se fossero le favole e non i lupi ad essere pericolose? Andiamo a conoscere meglio questo affascinante, quanto temuto, animale con lo scrittore e naturalista Giancarlo Ferron.

Come mai il lupo ha fatto ritorno nel Vicentino e da dove è arrivato?
«All’inizio degli anni ‘70 la popolazione di lupi era ridotta a circa un centinaio di esemplari che occupava un ridotto territorio dell’Appennino centro meridionale. Dopo la tutela legale della specie, che ha trasformato il predatore da specie “nociva” a specie “particolarmente protetta”, il lupo appenninico ha ri-colonizzato spontaneamente tutta l’Italia e parte della Francia. Il secondo motivo di questo ritorno è l’epocale cambiamento ambientale avvenuto in Italia negli ultimi decenni che si può riassumere in quattro punti: il progressivo abbandono delle zone montane e rurali da parte dell’uomo; la conseguente espansione del bosco e delle zone incolte; l’aumento esponenziale dei grandi mammiferi come capriolo, cervo e camoscio; l’introduzione di animali alloctoni a scopo venatorio come il muflone e, soprattutto, il cinghiale. I nostri lupi, intesi quelli vicentini, sono frutto di un incontro di due popolazioni: quella appenninica e quella dinarica (slovena). Nella primavera del 2012 un lupo maschio e una lupa appenninica fondano un nuovo branco sulle montagne della Lessinia veronese. Dal quel giorno ad oggi c’è stata una progressiva ri-colonizzazione delle pre- Alpi e delle Alpi del nordest italiano. Soggetti provenienti dalla Lessinia, dalla Svizzera e dalla Slovenia stanno riconquistando territori in provincia di Trento, Belluno, Treviso e Vicenza. Nel Vicentino ci sono branchi stanziali in Altopiano e sul Monte Grappa.»

Perché alcune persone credono che sia stato reintrodotto?
«Perché credere è più facile che sapere. Credere alle chiacchiere del bar è più comodo che mettersi a leggere qualche libro o partecipare a un convegno. Il ritorno del lupo è un fatto documentato scientificamente in maniera incontestabile; negare questo è come sostenere che la terra è piatta».

Di cosa si nutre? Come ha modificato l’equilibrio preesistente?
«Il lupo è un grande predatore: preferisce prede selvatiche di medie e grosse dimensioni. I predatori catturano gli animali più deboli fisicamente e meno esperti, quindi giovani, vecchi e malati. I dati ci dicono che il lupo può far diminuire fortemente il numero dei mufloni (specie alloctona) ma non intacca più di tanto la densità di cervi, caprioli e camosci. Il lupo è anche un opportunista quindi se trova animali domestici non custoditi ne approfitta. In materia di equilibri si può concludere che quello naturale è stato integrato e perfezionato; invece l’equilibrio lupo allevatore è abbastanza compromesso».

Quali misure sono state adottate per proteggerlo dai bracconieri?
«Le misure per proteggere il lupo dal bracconaggio non sono diverse da quelle previste dalle leggi vigenti per proteggere il resto della fauna selvatica. Il lupo è classificato dalla norma come specie particolarmente protetta, pertanto uccidere un lupo è un fatto che costituisce reato e che prevede la pena dell’arresto da due a otto mesi».

Quali invece per proteggere l’attività degli allevatori?
«Le misure attualmente disponibili per tutelare il bestiame allevato vanno dall’indennizzo del danno provocato dai lupi, alla fornitura di difese passive come recinti elettrificati o dissuasori acustici. Detto così sembra facile ma non lo è affatto: la posa in opera e la manutenzione dei recinti elettrificati comporta un lavoro in più per l’allevatore. Inoltre la difesa efficace deve essere integrata con la presenza dell’allevatore in malga e l’ausilio di cani da guardiania».

Convivenza tra uomo e lupo, è possibile?
«Certo che è possibile: in nessun luogo del mondo l’uomo ha smesso di fare l’allevatore per colpa del lupo. I contadini non hanno smesso di coltivare per colpa della grandine o della siccità. Il problema è che c’è bisogno di un cambiamento culturale profondo e di un coinvolgimento istituzionale molto forte. L’amministrazione pubblica deve stare vicina all’allevatore sia da un punto di vista tecnico, con periti del settore che consigliano il pastore sui migliori sistemi di difesa, sia da un punto di vista economico».

Perché oggi questa convivenza si respinge con diffidenza anziché scegliere la strada della conoscenza e dell’accettazione?
«Perché la convivenza è la via più difficile e onerosa ma è anche l’unica possibile. Il vecchio sistema, che consisteva nella eliminazione fisica di tutto ciò che creava disturbo all’uomo, ha portato all’estinzione di una infinità di specie viventi indispensabili per la sopravvivenza del pianeta su cui viviamo. Oggi si parla di “antropocene” per indicare che l’uomo è la causa della sesta estinzione di massa».

Il lupo nelle fiabe è sempre cattivo, nella realtà come lo descriverebbe? È pericoloso per l’uomo?
«Il lupo cattivo delle fiabe non è quello che gira per i boschi ma è la nostra “bestia interiore”. La vera belva feroce è dentro di noi: è provato che l’uomo è capace di crudeltà che non trovano paragoni in tutto il resto del mondo animale. Per questo le fiabe ne parlano spesso, è un modo per esorcizzare la paura di ciò che siamo noi verso i nostri simili. Per quanto riguarda il lupo selvatico non ci sono problemi di pericolosità. Il lupo non si è mai estinto dall’Italia eppure non ci sono notizie di aggressioni verso l’uomo negli ultimi cento anni. A livello globale si trova qualche statistica ma riguarda casi limite e con numeri trascurabili. Il lupo non è pericoloso per l’uomo o non lo è di più di un camoscio o di qualsiasi altro animale selvatico».

Quale valore può rappresentare per le nostre aree montane?
«Ci vorrebbe un libro per rispondere a questa domanda. Il lupo, come qualsiasi altro essere vivente animale o vegetale, è un tassello importante del grande puzzle della biodiversità del Pianeta. Considerando i disastri ambientali che noi, come specie, abbiamo causato alla Terra, dobbiamo chiederci se quando una specie ricompare in un certo territorio la dobbiamo prendere a fucilate, oppure se dobbiamo proteggerla come un valore comune. Non dimentichiamo mai che il primo problema del pianeta è il riscaldamento globale, il secondo è quello della perdita di biodiversità».

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