27 Maggio 2020 - 9.46

Padova e la movida sotto accusa: è il tempo della riflessione

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In un solo giorno Padova si è  guadagnata l’etichetta di “pessimo esempio” per gli italiani, dopo le scene di movida senza controllo che sono state immortalate da qualcuno e replicate all’infinito in Rete.E a distanza di qualche giorno, dopo le reazioni verbali e le minacce di richiudere tutto da parte del Presidente Luca Zaia, a qualcuno è stato anche presentato il conto.Così la Regione ha deciso la chiusura per 5 giorni del bar “100percento” di Piazza dei Signori, davanti al quale erano state riprese le immagini della “notte di follia” di lunedì 18 maggio, con le immagini di decine di ragazzi e ragazze  ubriachi che si erano lasciati andare a festeggiamenti senza mascherina, e violando apertamente le norme sul distanziamento sociale. Certo si può dire che Padova non è stata l’unica città ad essere investita da un vero e proprio “delirio da riapertura” che ha coinvolto soprattutto i nostri giovani. Scene analoghe si sono viste un po’ dappertutto da nord a sud, e qualcuno si chiede anche se abbia senso prendersela con i gestori dei bar e dei locali.Certo le regole vanno rispettate, ma bisogna anche mettersi nei panni di questi “baristi”, considerando che non è sicuramente facile andare dalle persone in coda ricordandogli che devono restare distanziate a un metro e che devono indossare la mascherina.  Il rischio, ma sarei portato a dire la certezza, è quello di essere ignorati, o sentirsi rispondere pensa ai fatti tuoi, o peggio di essere insultati o addirittura malmenati, come è successo persino ai carabinieri.E che le cose stiano così lo hanno dimostrato i gestori del pub “Gasoline”, sempre a Padova, che hanno deciso di richiudere dopo soli due giorni dalla fine del lockdown.In un post su Facebook hanno spiegato che, nonostante il pub abbia più di venti dipendenti, con mutui, affitti e famiglie da mantenere, ed avesse messo in atto tutte le prescrizioni previste dalle norme, la decisione di chiudere sia stata presa non solo per non “perdere il fegato”, ma anche la licenza a causa di ragazzini che non ascoltano nemmeno i propri genitori.  E qui si arriva inevitabilmente al nocciolo della questione, che ha un denominatore comune un po’ in tutto il Paese, l’assenza di buonsenso in molti italiani, e, spiace dirlo, soprattutto nei più giovani che, forse credendo di essere invulnerabili, costringono quei locali che stanno faticosamente provando a ripartire a chiudere di nuovo, in qualche caso beccandosi una sanzione come è successo al “100percento”.Già il buon senso, che viene da chiedersi come sia così difficile da dimostrare.Dopo due mesi di confinamento in casa, le migliaia di morti, gli ammalati, le terapie intensive, le immagini agghiaccianti delle colonne di camion militari che trasferivano salme da una parte all’altra del Paese, le storie inumane di decessi senza l’ultimo saluto da parte degli affetti più cari, davanti ai locali della movida nelle piazze di tutta Italia sembra che tutto questo non sia mai avvenuto.E nonostante gli appelli degli scienziati a non abbandonare la prudenza, a rispettare le raccomandazioni, perchè il Covid 19 è ancora fra noi, pronto a riprendere forza, si organizzano con la massima leggerezza notti brave, che vengono giustificate come la volontà dei ragazzi di riprendersi la vita.Incuranti del fatto che la tanta agognata voglia di normalità di queste folle di giovani presi da un’assetata voglia di alcolici, con la loro strafottenza ed incuranza di norme dettate in primis dal buonsenso, alla fine espongono tutti gli altri, quelli che di ballare non hanno proprio voglia, al rischio di infettarsi.Non trovo nessuna giustificazione a questa mancanza di senso civico, che dopo le tragedie dei mesi scorsi, dopo la faticosa ricerca di mezzi di contrasto al virus, rischiano di annullare in un attimo quanto fatto fino ad oggi, vanificando fra l’altro gli sforzi sovraumani degli operatori sanitari.Onestamente non so come si possa contrastare la scelleratezza di questi nostri figli e nipoti, non so come si possa fargli capire che con la morte non si scherza, e che la vita, anche quella degli altri, è l’unico vero valore da salvaguardare.Per questi motivi non concordo con quei “maitre a penser” che cercano di trovare giustificazioni psicologiche seduti nelle comode poltrone dei talk show. Come pure trovo addirittura ridicola la proposta di mettere in strada 60mila  “assistenti civici”, perchè se a bloccare questi deliri non ci riescono neppure polizia e carabinieri, è facile prevedere che, qualora qualcuno di questi “controllori” dovesse intromettersi nelle “movide”, correrebbe seri rischi di prendere un sacco di botte.Pierluigi Lopalco, responsabile della task force per l’emergenza coronavirus in Puglia, ha così commentato le possibili conseguenze degli assembramenti dei giorni scorsi: “”Gli effetti eventuali della movida non li vedremo tra una settimana ma si vedranno molto più in là, almeno intorno a metà giugno. Un’eventuale circolazione del virus tra i giovani si scopre molto in ritardo, perché tra i giovani il virus circola in modo subdolo e inapparente. Ce ne accorgeremo quando trasmetteranno la malattia ai genitori”.C’è solo da augurarsi che alla fine non sia così.Eppure non è difficile immaginare che ci sarà tutto il tempo per ritornare a fare quello che si faceva prima della pandemia, tornando alle vecchie abitudini, movida compresa.Ma ora no! Non è ancora quel tempo! Adesso è ancora il momento del buon senso, e della ragione.

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