23 Novembre 2017 - 14.26

NO PFAS – I comitati: “Chiediamo un confronto pubblico”

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In merito alle notizie apparse sui giornali in questi ultimi giorni, le Mamme No Pfas – Genitori Attivi Zona Rossa, il Coordinamento Acqua Libera dai PFAS, i Circoli di Legambiente di Cologna Veneta e Verona, informano che intendono chiedere un confronto pubblico tra i vertici della Regione, il Ministero dell’Ambiente, e Veneto Acque.

“Una tavola rotonda – spiegano –  alla presenza dei vari Gruppi NoPfas, affinché vengano chiarite le seguenti emergenze, aventi tutte la medesima importanza:

1. prima Emergenza PFAS: tempi e metodi per la eliminazione del fulcro di contaminazione della Falda (ditta Miteni). A nostro avviso qualsiasi persona di buonsenso sarebbe in grado giudicare la attuale “messa in sicurezza” (barriera idraulica), solo come una azione obbligatoria per legge che niente ha a che vedere con la bonifica della falda, in merito a ciò è urgente prendere decisioni, in applicazione del titolo V° “ bonifiche di siti contaminati” alla parte Quarta del D.Lgs. 152/2006 e alla deliberazione della Giunta Regionale Veneto n. 360 del 22/03/2017 Modifica al piano di tutela delle acque della Regione Veneto.

2. seconda emergenza PFAS: abbassamento dei limiti a livello nazionale, I PFAS, interferenti endocrini, sono ubiquitari è quindi necessario produrre  una normativa che ne proibisca l’immissione nell’ambiente.

3. terza emergenza PFAS: l’installazione dei filtri , fin dal 2013, è stata definita provvisoria da tutti gli enti coinvolti; recentemente sono stati  potenziati per ottenere migliori performance, noi non vogliamo che questa azione possa rappresentare un modello definitivo di erogazione dell’acqua alimentare,

4. quarta emergenza nuovi acquedotti, i rimpalli di responsabilità sulla qualità dei progetti presentati e quindi il procrastinarsi dei finanziamenti è deludente e rivela una mancanza di dialogo tra le istituzioni. Chiediamo il rispetto della delibera del Comitato Interministeriale per la programmazione economica n. 1 del 2016 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14/04/2017 e allegati), in osservanza del riparto previsto dal Fondo di Sviluppo e Coesione per l’allacciamento alle fonti pulite;

5. quinta emergenza PFAS: chiediamo che immediatamente venga reso pubblico lo studio completo riguardante la contaminazione degli alimenti, comprensivo di geolocalizzazione dei campioni analizzati e del nome delle aziende coinvolte nel campionamento, tale studio che conferma la contaminazione di alcune matrici alimentari. Le rassicurazioni delle Istituzioni non ci tranquillizzano, gli alimenti devono essere a PFAS zero così come le fonti idriche. Appare paradossale imporre restrizioni nel consumo di pesce pescato in zona rossa, come se il pesce ne rispettasse i confini.

6. sesta emergenza PFAS: valutazione ed esiti degli interventi di plasmaferesi, e tempi definiti per l’estensione dello screening ai minori di 14 anni. A questo proposito riportiamo quanto scrive il Corriere Veneto di Padova e Rovigo del 15/11/2017: Quanto allo screening sui residenti nei comuni interessati dalla contaminazione, in commissione, il presidente dell’ISS , Walter Ricciardi, ha avvertito che la plasmaferesi, una sorta di pulizia del sangue che la Regione ha messo gratuitamente a disposizione di chi la richiede è un intervento invasivo per rimuovere sostanze tossiche dall’organismo, “al momento non ha evidenze scientifiche – dice  Ricciardi, aggiungendo  –  che sottoporre delle persone a tale trattamento esponga anche a rischi medico-legali”. Tutti i punti elencati sono indicati come emergenze, perché di questo si tratta. Spiace pensare che importanti figure politiche continuino a minimizzare il problema che coinvolge ormai da molti  anni ( ricordiamo che la contaminazione risale ormai a 40 anni fa) oltre 350.000 persone e tre provincie venete, e che viene definito il più grave episodio di contaminazione dell’acqua da PFAS  mai registrato al mondo. Spiace inoltre avere ormai la consapevolezza che le beghe politiche fanno passare in secondo piano i gravi problemi sanitari che vedono coinvolti i nostri figli e noi stessi. Noi non intendiamo permettere che ciò continui ad avvenire”.

 

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