11 Maggio 2020 - 9.17

Nella foto dei Navigli Milano cerca se stessa

Ha fatto il giro del mondo e scatenato l’ira del sindaco Giuseppe Sala l’immagine di giovedì 7 maggio della zona dei Navigli a Milano piena di persone che camminavano, facevano jogging, parlavano, in piedi o appoggiati al muretto del canale, mentre magari bevevano un aperitivo preso da asporto.Critiche e richiami si sono sollevati un po’ ovunque per comportamenti ritenuti in contrasto con le disposizioni della Fase 2 del Paese e i continui inviti alla prudenza nell’applicarla, tanto che già il giorno successivo, anche per il cospicuo rafforzamento dei controlli, tutto si è ridimensionato.L’intervento per ripristinare una situazione coerente con le misure in vigore è forse andato oltre le reali necessità, dato che poi a lamentarsi sono stati i negozianti, rimasti di nuovo senza clienti per la loro attività con il take way, e probabilmente anche perché le immagini, schiacciando la prospettiva, non registravano le vere distanze tra le persone e l’effettiva lunghezza del tratto di strada ripresa.Insomma un pasticcio, non tipico per Milano, anche intesa nella sua accezione più ampia di Città Metropolitana, abituata a efficienza, programmazione e proiezione verso obiettivi da raggiungere.Una città che fin da subito ha reagito al lockdown in modo molto composto, che da settimane si prepara per poter far ripartire le attività e i trasporti autorizzati, con lo spirito tipico di chi guarda se stessa come avamposto in Italia dell’Europa e del mondo.Una città che si nutre ogni giorno di una visione proiettata al futuro e al progresso, che in un giorno si è scoperta sconsiderata e irrazionale, come se quanto sta succedendo le stia togliendo certezze e sicurezze.Una città che vede più lontani i suoi riferimenti internazionali, che assiste alla chiusura dei confini del mondo che vuole conquistare e si ritrova proiettata in una logica localistica, forse più artigianale, ma anche più immediata, in cui per evitare le lunghe code nei supermercati si sono riscoperti alcuni piccoli negozi, dal ferramenta al panettiere, al salumiere, magari più costoso, ma oggi più comodo e accessibile.Una dimensione più genuina che è da sempre parte di Milano e dei suoi cittadini, che è ancora presente nei suoi cortili, nelle sue iniziative sociali in centro e in periferia, nel suo spirito solidale, ma sembrava dimenticata o quasi perduta.In questa situazione invece è tornata a essere vita quotidiana, come il rapporto con il vicino di casa che non si era mai conosciuto o il postino.Non manca quest’anima a Milano, ma è disorientata da riscoprirla così all’improvviso, in un contesto drammatico, nel quale in più vive anche l’imbarazzo di essere il fulcro della regione più colpita dalla diffusione del virus, con errori in serie in termini di politiche attuate negli anni, prevenzione, gestione dell’emergenza, sottovalutazioni, pressappochismo e presunzione.Una sequela di inefficienze che sono sempre state contestate ad altri Paesi, ad altre regioni, ad altre città, e oggi invece scavano nelle consapevolezze di ogni cittadino di Milano e della sua provincia e ne smascherano la probabile eccessiva fiducia in se stessi.Questa ferita drammatica lascia i lombardi sconcertati e confusi, mentre il virus non è passato e ancora colpisce la regione, più che in altre parti d’Italia.Quella camminata sui Navigli in realtà significa poco.È stato un episodio, già superato.Ma è il segnale di tutto il disorientamento della città, che per un momento ha provato a ritrovarsi in quello che era diventata e voleva mostrare di sé, che ha voluto dire al mondo di non volersi arrendere di fronte alle difficoltà, ma improvvisamente si è accorta che non è così semplice e che deve ricercare se stessa in modo più profondo.In realtà l’epidemia ha posto il mondo di fronte alla necessità di ripensare a un equilibrio tra la dimensione globale e quella locale e Milano diventa città simbolo in Italia, come altre metropoli del mondo, delle difficoltà che esistono nella gestione di questo processo.Per la città, a partire dal suo sindaco, si offre in realtà l’opportunità di riprendere la propria visione del futuro senza dimenticare la propria anima, le case di ringhiera dove è cresciuta e lo spirito solidaristico e di unione collettiva che l’hanno sempre caratterizzata.Imparare a coniugare dimensioni diverse, senza rinnegarle, ma valorizzandole nelle loro differenze deve essere l’obiettivo di un nuovo risorgimento, capace di mettere l’uomo al centro di un progresso più sostenibile per le persone e il pianeta stesso.Raccogliere questa sfida è il modo con cui Milano può porsi come guida di un Paese che deve ripartire e tra i riferimenti nel mondo, soprattutto quello occidentale, su come affrontare questa nuova complessa fase dell’umanità.Partendo da quella foto sui Navigli, quale monito per rimanere se stessa e restare sempre nella giusta direzione.
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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