10 Luglio 2020 - 9.57

Mascherine: da oggetto anonimo a strumento di seduzione

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di Umberto Baldo

L’altro giorno stavo passeggiando in mezzo ai banchi del mercato del mio paese.  Mi piace farlo, anche se non ho niente di particolare da acquistare, perchè amo l’atmosfera che vi si respira, fra merci esposte di ogni tipo, donne che si impegnano a “ramenare” nei cestoni dove i venditori mettono alla rinfusa magliette, mutande, e quant’altro, i profumi della frutta e gli odori dei banchi del pesce, fresco o ancora caldo di frittura, il vociare dei commercianti per richiamare l’attenzione dei clienti.

Nel mio sbirciare fra banco e banco, ad un certo punto sono stato attratto da un tipo di merce “particolare”, non tanto per il prodotto in sé, quanto per le sue caratteristiche. Si trattava di mascherine, di quelle che ormai abbiamo sempre con noi, ma queste erano colorate, divertenti, in quanto riportavano svariati motivi, dai fiori, ai cuoricini, ai paesaggi. Spinto dalla curiosità mi sono avvicinato, ed ho cominciato a guardarle una ad una, e alla fine non ho resistito alla tentazione, e ne ho acquistate quattro: una con il Leone di San Marco, una con il tricolore, una con una panoramica del Prato della Valle di Padova, ed una con un motivo di ancore su uno sfondo verde-azzurro marino.

Vi confesso che quella con “El Leòn” l’ho presa con una certa titubanza, perchè ero sicuro che arrivando a casa avrei preso i rimbrotti di mia moglie, che non ama questo motivo sui capi di abbigliamento, perchè non riesce a disgiungerlo dal simbolo della ex Liga Veneta.  Questa certezza mi derivava dal fatto che qualche anno fa avevo acquistato una felpa rossa con il Leone dorato che campeggiava sul petto; felpa che non è mai uscita dal cassetto in cui è stata riposta.   Hai voglia a ribadirle che invece per me il “Leone marciano” non ha nulla a che fare con i leghisti nostrani, e rappresenta il simbolo imperituro della Repubblica Serenissima. Per cui, per rintuzzare gli strali muliebri, per compensare ho preferito prendere anche una mascherina con il tricolore verde bianco e rosso della nostra Repubblica.Ma al di là di tutto mi è piaciuto quel caleidoscopio, quell’ arcobaleno di colori e di fantasie, che cambiano radicalmente l’immagine di questo che è e resta un presidio sanitario.

Perchè, diciamocela tutta, nella prima fase della pandemia era solo un oggetto anonimo e rassicurante, per quanto all’inizio inarrivabile. Ciascuno di voi ricorderà certamente le vicissitudini per procurarsele, gli inutili tour da una farmacia all’altra per mendicare una confezione di mascherine, e le facce tristi dei farmacisti quando ci dovevano dire che non ne avevano neanche una, o quando con sussiego ce ne consegnavano una o due, come se si trattasse di preziosi. Ricorderete quella che è stata una sorta di Waterloo del Governo, con disposizioni tassative di indossare mascherine introvabili, divenute quasi oggetti di desiderio, se non un incubo.   Ricorderete i prezzi da usura praticati da certi negozi, o da certi venditori in rete; ricorderete che ad un certo momento la Protezione Civile ha fissato il “prezzo politico” a 0,50 euro più Iva, ben sapendo che si trattava di una sorta di “grida manzoniana”.  Tanto che io, per evitare la corsa affannosa al “presidio medico-chirurgico”, per mesi ho girato tenendo al collo una sciarpa di cotone con un motivo simile a quelli della Kefia palestinese, che mi alzavo su naso e bocca quando necessario, suscitando i commenti salaci di amici e negozianti che dicevano che così agghindato assomigliavo ad un “feddayn”.  Tutte cose passate, che però hanno mostrato da un lato i limiti del modello produttivo occidentale basato sulla delocalizzazione, tanto da trasformare un oggetto “insignificante” in un’arma geo-politica, dall’altro l’impreparazione della nostra burocrazia, poco avvezza a confrontarsi con la vita quotidiana, e propensa a credere che tutto si possa risolvere con provvedimenti sulla carta, purchè dotati dei timbri prescritti.  Come si dice, “tutto è bene quel che finisce bene”, e dopo le penurie iniziali, che comunque si sono protratte per un bel po’ di tempo, adesso di mascherine ne trovate fin che volete.E con l’abbondanza, complice anche il mutato clima psicologico degli italiani, è scattata l’esigenza di trasformare la mascherina in qualcosa di meno anonimo, in un oggetto che ci rappresenti e che racconti qualcosa di noi.

Consci, visto il perdurare dei contagi, per quanto quasi nulli rispetto ai terribili mesi del lockdown, che questo presidio accompagnerà ancora a lungo il  nostro vivere, la mascherina diventa fashion. Certo a spingere in questo senso sono stati i cosiddetti “Vip”, che a quanto pare non ne hanno mai voluto sapere delle mascherine chirurgiche, forse troppo anonime e tristi per la gente di successo.E di conseguenza a renderle più esclusive ci hanno pensato i grandi brand della moda.  Che in piena crisi si erano riconvertiti alla produzione di quelle per i comuni mortali, ma che adesso si sono lanciati nel fare mascherine colorate, fantasiose, firmate, ed inevitabilmente costose. Adesso ve le regalano con l’acquisto di un capo griffato, e sono diventate il vero “must-have” di stagione. Magari non avranno la stessa efficacia delle Ffp2 o delle Ffp3, ma l’effetto cool è assicurato.Non è dato sapere quale sarà la moda post pandemia, che verrà svelata con le prossime sfilate, ma sono pronto a mettere la mano sul fuoco che le donne non saranno più disposte a girare con il viso fasciato da un’anonima e triste benda di tessuto-non tessuto bianco o verdolino, per cui su questo “accessorio” si innescherà fra gli stilisti una sfida a colpi di creatività, design e tessuti tecnici.

Per non dire che, essendo in cotone o altri tessuti, ed essendo lavabili e quindi riutilizzabili per un certo periodo di tempo, non hanno quell’effetto devastante sull’ambiente delle mascherine usa e getta, abbandonate ovunque da maleducati sconsiderati.

Ma io ho un’altra certezza, quella che la mascherina sarà utilizzata dalle donne per aumentare il loro tasso seduttivo, un po’ come da sempre fanno le ballerine orientali con i veli. Con la mascherina indossata correttamente l’unica parte del viso fruibile diventano gli occhi, che non a caso sono definiti lo specchio dell’anima.  Quindi la mascherina sarà lo strumento per concentrare l’attenzione del partner sugli occhi, sullo sguardo “assassino”.  Quella di trasformare capi di abbigliamento “scomodi” in strumenti di seduzione è da sempre una grande capacità delle donne; lo hanno fatto con il reggicalze ed i tacchi alti, lo rifaranno con la mascherina.E c’è poi da considerare il fattore stagionale.Per quanto partita in sordina, la stagione balneare prima o dopo decollerà, magari preferendo il mordi e fuggi del week end, ma difficilmente la gente rinuncerà a qualche momento di relax sulla spiaggia. E dato che la mascherina in certe condizioni dovremo comunque portarla anche nelle località balneari, quest’anno è quasi certo che l’attenzione delle nostre donne non si concentrerà solo su slip, reggiseno e copri costume, ma inevitabilmente anche sull’accessorio con cui coprirsi naso e bocca.E state tranquilli che l’industria del fashion non mancherà di proporre mascherine a fiori, a pois, maculate o zebrate, o altre ironiche e divertenti. Imponendo così la moda del “trikini”, cioè del costume da bagno con mascherina abbinata dello stesso tessuto. Per quanto mi riguarda, data l’età non più verde, non dovendo più mettermi sul mercato della seduzione, continuerò a gettare lo sguardo sulle bancarelle del mercato per scoprire mascherine particolarmente attrattive, anche se non griffate.Probabilmente continuerò a comprare le più belle, o le più originali, con lo spirito del collezionista.Chi lo sa, magari fra qualche anno acquisteranno valore, come monete o francobolli.A proposito…..alla fine ho ottenuto il permesso della mia dolce metà di indossare la mascherina col “Leon”.Umberto Baldo

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