24 Ottobre 2016 - 7.08

Politici: tornate a scuola per evitare lo sfascio

Anzitutto, il PD. È al governo del Paese, ma dilaniato dalle lotte interne. Renzi con i suoi chiede di votare sì al referendum confermativo, che si svolgerà entro l’anno, sulla riforma istituzionale approvata dal Parlamento. Ma pezzi non insignificanti del suo partito fanno campagna elettorale per il no. Insomma: il partito alla guida dell’Italia, seppure non da solo, è dilaniato e in guerra intestina su una iniziativa di grande importanza. In pratica, due partiti l’un contro l’altro armati, conviventi sotto lo stesso tetto. Un solo nome stiracchiato tra due gruppi nemici in guerra, incapaci di vero dialogo tra di loro.

Guardiamo poi al Comune di Roma. Virginia Raggi, del Movimento 5 Stelle, ha vinto le elezioni del giugno scorso: è sindaco con il diritto e il dovere di governare, ma, a distanza di tre mesi, non riesce a prendere in mano la situazione. A farla traballare non è principalmente la caotica situazione in cui ha trovato il Comune, ma il suo stesso movimento, che non sa distinguere il ruolo dei capi partito da quello degli amministratori locali; in altre parole, se deve governare la Raggi, oppure Grillo.

Insomma, Partito Democratico da una parte e Comune di Roma dall’altra sembrano governati dalla confusione, dall’incapacità di rispettare la responsabilità di chi è alla guida delle istituzioni, di confrontarsi civilmente.

Crisi della politica? Certo. Ma, ancora di più, crisi dei politici, mancanza di uomini che sappiano governare con idee chiare, con capacità di dialogo, decisi a mettere il bene del Paese al di sopra dell’interesse di partito, di gruppo e personale. Si sente la mancanza di politici degni di questo nome, consapevoli del significato alto della politica, formati alla coscienza del servire. Ma chi li può preparare politici così? Un tempo c’erano le scuole di formazione, anche nella Chiesa. Queste, in particolare, formavano non al potere, ma al pensare, al conoscere la macchina delle istituzioni, al servire. Oggi quelle che restano boccheggiano: i giovani non sono interessati a queste cose. Anche il fare politica deve nascere da una vocazione: e questa ha bisogno di essere formata. Non la si può improvvisare.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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