9 Giugno 2019 - 11.56

Le armi atomiche del Fisco

Analizzando gli strumenti di indagine, sempre più sofisticati, di cui attualmente dispone il Fisco, uno è portato a chiedersi come sia possibile che l’Italia resti sempre al primo posto fra i Paesi Ue quanto ad evasione ed elusione fiscale.
Ma andiamo con ordine.
Da tempo sono a disposizione dell’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza questi due strumenti:
spesometro: che confronta le spese sostenute con i redditi dichiarati, con il presupposto che non si può spendere più di quanto si guadagni;
redditometro: che confronta il valore di beni posseduti con i redditi dichiarati, sul presupposto che non è giustificabile il possesso di beni di grande valore se il reddito dichiarato è molto più basso. L’analisi interessa circa 100 tipi diversi di beni.
Sulla carta dovrebbe trattarsi di strumenti piuttosto efficaci, che però, a ben guardare, non riescono ad intercettare i valori detenuti dai contribuenti presso le Banche.
Ecco quindi che, ai due precedenti, si è di recente aggiunto il:
risparmiometro: che confronta i risparmi posseduti con i redditi dichiarati, sempre sul presupposto che troppi risparmi, a fronte di bassi redditi dichiarati, qualche dubbio lo possono suscitare.
Questo strumento, che trova le sue origini nella nuova Super Anagrafe dei conti correnti decisa nel 2011 dal Governo Monti con il decreto Salva Italia, è ormai operativo.  Ricordo che già dal 2012, proprio sulla base del Decreto Monti, le banche sono tenute a trasmettere all’Agenzia delle Entrate il saldo del conto corrente di tutti gli italiani.  Nel 2018 l’Agenzia delle Entrate ha inviato al Garante per la Privacy il provvedimento contenente le modalità di stesura delle liste selettive in chiave anti-evasione. Il Garante ha dato il via libera, ed ora sia l’Agenzia delle Entrate sia la Guardia di Finanza potranno sfruttare le informazioni sui risparmi degli italiani, e cercare di scovare chi nasconde ricchezza, o ne dichiari in modo improprio.    Quindi, il redditometro dovrebbe essere lo strumento principe per capire chi “fa del nero”.
Come funziona. 
Si tratta di un algoritmo che calcola la differenza tra quanto dichiarato dal contribuente nel mod. 730 o Unico, e quanto risulta depositato nei conti bancari. Il presupposto sta sempre nel fatto che qualora non esista una correlazione fra quanto depositato in Banca ed i redditi dichiarati, il Fisco può attivare i controlli per verificare se le somme giacenti in Banca siano frutto di lavoro nero, evasione, elusione, o altre attività illecite.  Segnalo che l’Agenzia delle Entrate è solita considerare lo scostamento “rilevante” ogni qual volta tra spese ed entrate vi siano “incongruenze” per almeno il 20%. 
Tanto per capirci meglio, vediamo un paio di ipotesi:
Primo caso:  Il Sior Bepi è un lavoratore dipendente, con uno stipendio mensile di 1.300 euro, che il datore di lavoro gli accredita in conto corrente.  Ma  Bepi fa anche qualche lavoretto “in nero”, ovviamente pagato in contante. Se il “nostro” per i costi familiari privilegia i proventi in contante, ne consegue  che il  conto risulta poco movimentato. Questa “anomalia” verrà rilevata dall’algoritmo del risparmiometro, e di conseguenza il Fisco potrà chiedere al nostro Bepi con quali soldi paga il cibo, il vestiario, le bollette ecc, visto che non ci sono adeguati prelievi dal suo conto.
Secondo caso: La Siora Maria è disoccupata.  Ma poiché i suoi genitori sono benestanti, le hanno regalato una somma, ipotizziamo 150.000 euro, che la “nostra” tiene in Banca, e utilizza per vivere, in attesa di trovare un’occupazione.  Sia chiaro che, nella specie, la Siora Maria non ha né evaso né eluso alcunché, ma l’Agenzia delle Entrate, vedendo il cospicuo saldo del conto, potrebbe chiederle una giustificazione.
Diciamo subito che sono previste adeguate garanzie per il contribuente, che il Fisco non può accusare senza aver ascoltato le sue giustificazioni. Quindi la procedura prevede prima un “contradditorio preventivo” con il contribuente, che consiste in un colloquio con un funzionario delle Entrate.   Solo se le giustificazioni addotte dal cittadino non risulteranno convincenti, e supportate da adeguata documentazione, si potrà passare alla contestazione ed all’accertamento fiscale vero e proprio.  Come vedete, con il risparmiometro si è prevista la cosiddetta “inversione dell’onere della prova”, nel senso che non è lo Stato a dover provare la sottrazione di fondi all’erario, bensì il contribuente a dover documentare di non avere evaso.
Cosa viene controllato
Praticamente tutti i rapporti finanziari che sono nella titolarità del contribuente.  Quindi: conti correnti, conti di deposito, carte di credito, titoli di Stato, obbligazioni, azioni, rapporti fiduciari, polizze assicurative, fondi pensione, fondi di gestione collettiva del risparmio, libretti postali, buoni fruttiferi, prodotti finanziari emessi da  assicurazioni e società che si occupano di compravendita di metalli preziosi intestati ai cittadini.   I controlli potrebbero riguardare non solo l’anno in corso, ma anche i 5 anni precedenti.
Chi viene controllato
Se pensate che il risparmiometro sia indirizzato solo ai “ricchi” vi sbagliate di grosso. I controlli saranno più “massivi”, ed interesseranno anche rapporti bancari considerati “normali”.  In pratica i controlli interesseranno nel tempo la maggior parte dei contribuenti, perché oggi è praticamente impossibile vivere senza avere almeno un conto corrente.
Da quando scattano i controlli
Il risparmiometro è già operativo, ed è stato applicato in via sperimentale nel 2018 per il periodo di imposta 2013-2014. In una seconda fase i controlli verranno estesi anche alle persone giuridiche.  Il periodo di prova durerà due anni, decorsi i quali l’Agenzia delle Entrate provvederà ad accertare l’idoneità dello strumento.
Va infine segnalato che il software non agirà comunque da solo, ma dovrà sempre essere seguito da una verifica umana, e sempre in base ai criteri selettivi che individuano i profili di rischio. Il Garante per la Privacy ha infatti tassativamente imposto agli enti interessati di utilizzare in ultima istanza i propri funzionari; in altre parole la verifica non potrà mai essere automatizzata.
E’ chiaro che questa specie di “Grande Fratello”, nelle mani del Fisco di uno Stato in difficoltà, potrebbe prestarsi anche ad una sorta di “caccia alle streghe”.
Ma sembra di capire che la funzione dichiarata del risparmiometro sia quella di scovare giacenze incongruenti rispetto alle entrate mensili dichiarate (redditi da lavoro, pensione ecc.) 
L’obiettivo quindi, ma in Italia pensare male non è mai peccato, non dovrebbe essere quello di condannare il risparmio di lungo termine, ma scovare risparmi annuali superiori alle possibilità economiche stimate sulla base di quanto dichiarato dal contribuente.
Di conseguenza, gli anziani che nel corso di una vita hanno messo da parte anche somme di una certa entità, frutto di parsimonia, e magari anche di eredità, premi assicurativi, fondi pensione, trattamento di fine rapporto, ecc, non dovrebbero avere alcun disturbo da parte del Fisco.  Anche perché su quelle somme hanno già pagato, e continuano a pagare, ampiamente le tasse dovute.
Rimane sempre inevasa la domanda iniziale, sul perché, nonostante le “armi atomiche” a dsposizione dell’Agenzia Entrate, alla fine di ogni anno manchino alle casse dello Stato più di 100 miliardi, evasi od elusi.
Io credo che in Italia il fenomeno dell’evasione sia in primis un “fenomeno culturale”, che si dovrebbe combattere soprattutto con l’educazione delle nuove generazioni, cercando di cambiare un tessuto civile che considera lo Stato come una “controparte da fottere”. Ma contemporaneamente anche la macchina dello Stato dovrebbe diventare meno “ottusa” e più umana; in pratica essere, come avviene in altri Paesi, uno strumento al servizio del cittadini, e non un mostro tentacolare ed oppressivo.
Ben vengano poi redditometri e quant’altro, ma prima di tutto servirebbe una seria riforma strutturale del Fisco, finalmente improntata alla chiarezza, alla semplicità, all’equità ed all’efficacia.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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