8 Marzo 2014 - 8.30

L’attacco di panico: quella orrenda sensazione di…morire!

panic

Difficoltà a respirare, palpitazioni, tremori, paura di svenire, di perdere il controllo, di morire…
Sono questi i sintomi con i quali viene generalmente descritto l’attacco di panico.
Può presentarsi all’improvviso, senza che si possa legarlo a particolari motivi, oppure scatenato da un evento specifico.
Un attacco di panico è un breve episodio di paura intensa accompagnato da una serie di sintomi fisici (sudorazione, palpitazioni, capogiri) e psicologici (paura di svenire, di avere un infarto, di morire).
Sebbene ad una prima analisi slegato da una situazione specifica, è probabile che il primo attacco di panico si presenti in situazioni di stress elevato o prolungato, periodi di grandi cambiamenti nella propria vita. Può trattarsi per esempio di problemi di lavoro (condizioni precarie, perdita dell’occupazione) o familiari (conflitto di coppia, separazione, lutto), dopo operazioni chirurgiche, malattie o la nascita di un figlio. Situazioni di forte stress in cui la nostra condizione psicofisica viene messa a dura prova.
Scientificamente non si conoscono ancora le cause esatte degli attacchi di panico e del disturbo ad essi correlato, tuttavia è possibile che esista una certa predisposizione come quella, per esempio, ai disturbi cardiovascolari. Gli attacchi di panico possono inoltre presentarsi a causa di condizioni mediche generali o altre cause fisiche. Per questo, inizialmente si dovrebbe effettuare una visita medica per escludere le seguenti patologie organiche:
prolasso della valvola mitralica;
ipertiroidismo;
ipoglicemia;
condizioni derivanti da utilizzo di sostanze stimolanti (anfetamina, cocaina, caffeina);
astinenza da farmaci.

I luoghi o contesti in cui può presentarsi il primo attacco di panico sono i più svariati, e questo ci dice già che il luogo in realtà non è la causa, come erroneamente crede la persona. Al cinema, mentre guidate, al supermercato, in coda alla posta, a casa da soli, al lavoro. In questi casi una persona può sensibilizzarsi alla situazione, e quindi temere che l’episodio si ripeta nella stessa situazione o in altre simili (generalizzazione).
La “crisi” di panico dura pochi minuti e i sintomi fisici si riducono progressivamente in circa un’ora. L’intensità e la rapidità con cui si manifesta sono gli aspetti che più spaventano l’individuo.
L’aspetto cognitivo più caratteristico è l’aspettativa negativa che caratterizza le persone che vivono l’esperienza dell’attacco di panico. Dopo il primo episodio, infatti, la maggior parte delle persone teme di rivivere quella crisi, ed evita così le situazioni nelle quali crede sia più probabile che ciò possa accadere. Questa paura (chiamata ansia anticipatoria) può diventare talmente presente da compromettere le attività quotidiane delle persone.
Durante un attacco di panico, si possono manifestare alcuni o tutti i seguenti sintomi :
battito cardiaco fortemente accelerato;
dolore al petto;
confusione, capogiro, vertigine e nausea;
difficoltà di respirazione;
formicolio e insensibilità alle mani;
vampate di caldo o di freddo;
la sensazione che possa accadere qualcosa di grave e non poter far nulla per evitarlo;
senso di irrealtà;
paura di perdere il controllo, di impazzire o fare qualcosa di imbarazzante;
paura di morire.

Un aspetto rilevante degli attacchi di panico è l’iperventilazione o eccesso di respirazione. L’iperventilazione peggiora i sintomi dovuti alle sensazioni prodotte dall’ansia. L’iperventilazione ha la capacità di alterare il normale equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica nel sangue. L’equilibrio tra ossigeno e anidride carbonica è molto importante e viene mantenuta principalmente attraverso il ritmo e la profondità della respirazione. Il tasso adeguato di respirazione è di circa 10-14 respiri al minuto. Sebbene la respirazione è controllata automaticamente, essa può anche essere controllata volontariamente. Per questo si consiglia di respirare dentro ad un sacchetto, in modo da riequilibrare il tasso di ossigeno e anidride carbonica.

Medici di base e Pronto Soccorso conoscono bene la frequenza di persone che si rivolgono a questi servizi pensando che i sintomi siano dovuti a gravi malattie o possibili pericoli per la vita, anche se i controlli medici ne evidenziano l’inesistenza. Chi soffre di DAP contatta numerosi specialisti e si sottopone ad analisi dispendiose, cercando una cura per quella che credono essere una malattia cardiaca, un problema respiratorio o un disturbo neurologico.
Dopo un primo controllo, constatata l’assenza di cause fisiche/organiche, è molto importante occuparsi principalmente del proprio modo di reagire al panico (credenze, pensieri e comportamenti in relazione al panico). Modificando la relazione con il panico, le persone imparano a gestirlo. Il metodo per controllare gli attacchi di panico è smettere di evitarli e imparare ad affrontarli. Per questo è consigliato orientarsi verso un intervento psicoterapico cognitivo/comportamentale che fornirà gli strumenti utili di analisi dei pensieri e comportamenti disfunzionali che hanno sviluppato il DAP.

Cristina Bordin – Psicologa
www.comunicazioneebenessere.it

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