4 Luglio 2019 - 15.45

L’aperitivo a Vicenza, che fa venire la labirintite

di Alessandro Cammarano

“Andiamo a prenderci un caffè?” o “Che ne dici di un aperitivo?”, così d’acchito parrebbero domande facili: illusi! Soprattutto se le fate o ve le sentite rivolgere in centro a Vicenza.

Una volta tra Piazza dei Signori e Piazzetta Palladio si andava sul sicuro, con l’asso nella manica di Contrà Cavour.

Se si voleva fare bella figura con un amico o stupire il conoscente di passaggio li si invitava alla “Meneghina”, dove il Piero, una sorta di equivalente berico di Arrigo Cipriani, faceva gli onori di casa con classe inarrivabile, servendo “ombre” e spritz strepitosi e una selezione di piccole prelibatezze salate; il tutto consumato in piedi o, i più fortunati, seduti ad uno dei due minuscoli tavolini all’ingresso.

Per un caffè e una pastina la tappa obbligata era, e fortunatamente è, “Sorarù”, con i suoi plum-cake e il pan di Spagna con le fragole – paradiso – il tutto servito in uno spazio antico e minuscolo, o ai tavolini disposti a far corteggio alla statua del Padovano che fece Vicenza bellissima.

A voler fare gli splendidi il Caffè “Garibaldi”, con la sua terrazza alla quale fa ombra la Loggia del Capitanio, è il posto ideale; happy hour con champagne e stuzzichini stellati per far colpo e, dicono i bene informati, accendere un mutuo per pagare il conto; l’esclusività si paga, si sa ed è sacrosanto.

Il problema è che, siccome la richiesta di caffè e ombre pare essere aumentata esponenzialmente e il vicentino è geloso della sua casa e preferisce invitare fuori, anche i bar sono spuntati come funghi, alcuni velenosi, in ogni angolo del centro storico dando vita ad una “corsa al plateatico”, con festeggiamenti fantasmagorici per le casse comunali, che presenta aspetti di assoluta schizofrenia.

Il povero avventore crede di sedersi al bar “Tizio”, che usa una miscela perfetta di arabica e robusta tale da rendere il caffè vicino alla perfezione assoluta, per sorbire una tazzina della nera bevanda e invece si ritrova in mano un menù dove si parla di “seviche di calamari del Borneo su tartelletta di farro antico”. Superato lo smarrimento iniziale il malcapitato comincia a notare i dettagli che inizialmente gli erano sfuggiti: il tavolino non è quello solito, rotondo e con la tovaglietta fiorata, ma un delizioso frutto del design contemporaneo, esagonale e con due runner, rigorosamente di cotone egiziano grezzo e biologico, messi a croce. Il mazzolino di violette, così rassicurante, è sostituito da una pianta grassa disidratata ma che pare vivissima.

Il poveretto prova comunque ad ordinare un macchiato, tanto per non fare brutta figura, ma viene immediatamente rimesso in carreggiata dalla cameriera, mostruosamente tatuata, che con aria di sufficienza gli dice “No, guardi, qui il caffè non lo serviamo perché è simbolo dello sfruttamento capitalistico borghese. Se vuole abbiamo una selezione di tisane eque e solidali. Oggi la Verbena del Belize è in degustazione a quindici euro, accompagnata da un biscottino di miglio e papavero”. A questo punto al misero non resta che fingere un malore e attendere di essere portato via da un’ambulanza.

Può anche capitare di cercare una coppa di gelato e trovarsi in un inferno di tartine, magari meravigliose ma che sono lontane anni luce dal desiderio del momento.

In alcuni punti strategici del centro si trovano poi deliziose isolette apparecchiate in punti del tutto improbabili, tipo subito dietro ad una curva cieca, di modo che gli autorizzati al transito in auto rischiano di ritrovarsi sul cofano una dama vetusta e un po’ stranita con tanto di tazza di cappuccino in mano.

In una nota piazza la concentrazione di posti a sedere all’aperto è talmente alta che si può bere un cocktail da “Sempronio” ballando con il DJset di “Caio”, oppure ubriacarsi da “Pacuvio” e vomitare sui piedi del cameriere di “Mevio”. Mica male.

Io so che mi manca il Piero, tanto.

Alessandro Cammarano

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA