21 Maggio 2020 - 9.51

La rinascita di Vo’ Euganeo come simbolo di speranza

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Forse le immagini di Vo’ Euganeo trasmesse dai media lunedì 18 maggio sono state le più emblematiche del Veneto della fase 2, del Veneto della riapertura, del Veneto che ha voglia di voltare pagina.L’avventore del bar che dice “avevo proprio voglia di un buon caffè”, o la signora davanti alla vetrina di un negozio appena riaperto, sono il segnale che anche per i cittadini di Vo’ la vita sta riprendendo i suoi ritmi, dopo il blocco che in questo piccolo borgo dei colli euganei era iniziato lo scorso 21 febbraio con l’istituzione della zona rossa.Vo’ è stato il paese cavia non solo della nostra Regione, ma dell’Italia e del mondo intero, tanto che si è parlato del “modello Vo’”, e le immagini della quarantena, con le strade bloccate dai mezzi dell’esercito e delle forze dell’ordine, hanno trovato spazio sulle testate dei principali media di tutti i Paesi.Dobbiamo tutti qualcosa a queste tremila anime, che si sono sottoposte volontariamente nel tempo a ben tre tamponi, e dal 1° al 4 maggio anche al test sierologico di massa, consci che la loro disponibilità poteva aiutare la scienza a capire le dinamiche dell’infezione, con l’obiettivo di mettere a punto un vaccino.E questa “missione” è stata ben disegnata dal Sindaco Giuliano Martini, che rivolgendosi ai propri concittadini, sulla pagina Facebook del Comune scrisse: “Un piccolo sacrificio per noi, un grande contributo per l’umanità”, parafrasando la famosissima frase pronunciata da Neil Armstrong mentre stampava la sua impronta sul suolo lunare.L’ultima ricerca basata sul test sierologico, ideata dal virologo Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia molecolare del Bo aveva un duplice obiettivo: da un lato cercare la presenza di anticorpi per contribuire allo sviluppo del vaccino, dall’altro mappare il Dna degli abitanti di Vo’, per capire se ci sia una qualche correlazione tra le caratteristiche genetiche di ciascuno ed il manifestarsi della malattia.Io credo che gli abitanti di Vo’, dopo l’involontaria notorietà acquisita durante la prima ondata del Covid-19, desiderino per certi aspetti essere “dimenticati”, per tornare ad essere una piccola comunità immersa nel verde delle colline, nota per la qualità dei suoi vini, e per le sue cave di trachite.Ma quasi sicuramente Vo’ ritornerà alla fine della pandemia ancora sotto i riflettori.In questi mesi di lockdown infatti molti bambini veneti hanno inviato al Governatore i loro disegni, che Luca Zaia ha mostrato nel corso della conferenza stampa quotidiana, citando il nome dei piccoli.E’ evidente che l’incontro quotidiano con i giornalisti, trasmesso da alcune televisioni locali, è diventato via via una sorta di “appuntamento” per gli adulti seduti a tavola per il pranzo, ma soprattutto per i bambini, che si sono lasciati coinvolgere dal clima, quasi partecipassero ad una gara di chi invia il disegno più bello.  Quasi sempre accompagnando le opere con piccole somme, anche di pochi euro, frutto di qualche rinuncia o di un salvadanaio spaccato. Una bella lezione di solidarietà che questi bimbi ricorderanno negli anni a venire. Zaia ha ripetuto svariate volte che i disegni ricevuti  sono stati moltissimi, manifestando l’intenzione di esporli in una mostra.Come sede della stessa si è parlato proprio di Vo’, e credo che il paesino padovano, diventato suo malgrado il simbolo dell’epidemia di coronavirus in Veneto, sarebbe la location ideale per questa iniziativa.Perchè i vadensi, così si chiamano gli abitanti di Vo’, se lo sono meritato.

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