26 Marzo 2020 - 14.20

La lettera degli infermieri di Vicenza: “Non siamo eroi, ma combattiamo per non lasciare nessuno solo”

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“L’Organizzazione mondiale della Sanità ha proclamato, sembra una profezia, il 2020 Anno Internazionale dell’Infermiere. Mai come ora il personale sanitario è stato sottoposto a prove così dure e impegnative: fisicamente, psicologicamente e moralmente. Ci state chiamando eroi, ma siamo gli stessi che fino a due mesi fa attaccavate quotidianamente, verbalmente e fisicamente, sul posto di lavoro. Non siamo eroi, siamo infermieri. In questi anni abbiamo elevato la qualità dell’assistenza con percorsi universitari e specializzazioni; abbiamo garantito sicurezza delle cure e uso appropriato delle risorse. Ma siamo pochi, anche in Veneto: non solo per i tagli alla sanità, ma perché per 1500 euro al mese, comprensivi di notti e festività lavorate, le persone non sono disposte ad affrontare un lavoro in alcuni momenti estremamente rischioso (siamo a livello nazionale la gran parte degli operatori risultati positivi a COVID-19), con elevate responsabilità.

Passata questa emergenza, la sostenibilità sarà la sfida che il Servizio Sanitario dovrà affrontare e nell’ambito di questa, vi è sicuramente il problema della mancanza di professionisti, ed in particolare di infermieri.

Per anni abbiamo chiesto che si intervenisse per minimizzare gli impatti di una serie di minacce che intravedevamo all’orizzonte: mutamenti demografici ed epidemiologici sopra tutti. Questa pandemia ha drammaticamente accelerato il tempo e ci ha scaraventato in un futuro che i più non volevano vedere. Un italiano su cinque oggi ha più di 65 anni, ma scontiamo questa elevata sopravvivenza con una peggiore qualità di vita, con limitazioni gravi o moderate, abbiamo una o spesso più patologie croniche e siamo più vulnerabili, più facilmente attaccabili, anche dai virus.

Il sistema sanitario nazionale, mai è stato chiaro come in questi giorni, rappresenta uno degli asset più importanti dell’Italia. Dal buon funzionamento di questo complesso e articolato sistema passa la salute e la vita delle persone. Come Ordine delle Professioni Infermieristiche, chiediamo che finita questa emergenza, ognuno faccia la sua parte, con meno retorica e maggior visione sul futuro.

Sto condividendo questi giorni e notti lunghe e difficili con molti colleghi in ospedale. Senza usare gonfie parole, la cosa che più continua a colpirmi vedendo quelle facce segnate dagli elastici delle mascherine, quei capelli appiattiti dalla cuffia, è il tono della voce, l’energia, l’onore di fare il proprio dovere, l’assenza di lamentele, che so arriveranno e sarà giusto farlo passata la tempesta. Adesso no, ora è il tempo di stare svegli, concedersi agli altri, dare il meglio di sé e nonostante si stia vivendo sotto una forza di gravita decuplicata, di non mollare.

Li guardo e sono orgoglioso di far parte di questa professione”.

Stefano Bigarella

Vice-presidente Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia di Vicenza e infermiere SUEM 118.

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