18 Febbraio 2019 - 9.48

Il temuto addio ad un milione di pecore intenerisce i vicentini

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Grande partecipazione ed interesse ieri al mercato coperto di Campagna Amica in contra’ Cordenons 4 a Vicenza, in occasione del Pecorino Day. Vicenza, infatti, è stata scelta come uno dei quattro mercati italiani per sensibilizzare i cittadini consumatori rispetto a quanto sta accadendo in Sardegna.

“Il pecorino è un formaggio straordinario – spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – ma il prezzo pagato al produttore è insufficiente a ristorare chi lavora e si assume il rischio d’impresa. Così sono sempre più le aziende che chiudono i battenti. Ed il rischio di perdere oltre un milione di pecore è sempre più vicino. E con la perdita di questi animali viene meno un patrimonio importante di biodiversità ed una produzione di nicchia che contribuisce a far grande il nostro Paese nel mondo”.

Al mercato coperto di Campagna Amica a Vicenza i consumatori hanno dimostrato questa mattina grande interesse per le produzioni dell’azienda agricola Aidi di Marano Vicentino, che si è resa disponibile per l’iniziativa. “Siamo orgogliosi di essere qui oggi – commenta il titolare Flavio Sartore – perché amiamo il nostro lavoro e, pur nella consapevolezza di essere piccoli e pochi, continuiamo a lavorare con amore e passione, perché non vogliamo che si perda la nostra storia”.

La storia del pecorino a Vicenza è decisamente interessante. Un tempo, infatti, l’Asiago si chiamava “Pegorin”, perché veniva prodotto con il latte di pecora, dato che le nostre malghe erano caricate con le pecore dai tempi di Plinio il Vecchio. Successivamente, per ordine dei vescovi Padova, si diffuse l’allevamento in Altopiano, da cui deriva uno straordinario esempio di biodiversità: la pecora di Foza.

L’iniziativa di Coldiretti mira a salvare le 6,2 milioni di pecore sopravvissute in Italia e dare un futuro ad un mestiere antico, ricco di tradizione, che consente anche la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio.

“I vicentini sono sempre sensibili e generosi. Sostenere con i propri acquisti la produzione di pecorino – aggiungono Cerantola e Palù – significa aiutare il proprio territorio e contrastare l’abbandono delle aree più difficili dove i pastori svolgono un ruolo insostituibile di presidio”.

Secondo una recente indagine Doxa, più di un italiano su dieci inserisce il pecorino nella lista dei formaggi preferiti ed è immancabile in molti primi piatti storici, dal cacio e pepe alla carbonara, dalla gricia al pesto alla genovese fino alla pasta alla pecorara. Ma arricchisce anche secondi piatti soprattutto in frittate e polpette e non manca nei dolci, come nelle pizze salate di Pasqua, senza dimenticare l’irrinunciabile abbinamento fave e pecorino tradizionale per la Festa dei lavoratori.

La protesta dei pastori sardi, così come di tutti i produttori di pecorino, è un fatto sociale. “Siamo dalla parte dei pastori sardi e dei piccoli produttori – concludono Cerantola e Palù – perché comprendiamo bene le loro difficoltà, che sono le stesse che abbiamo vissuto un anno fa, quando il prezzo del nostro latte aveva toccato il minimo storico, arrivando al di sotto del 25 centesimi. Ora è il turno della Sardegna, ma il principio resta lo stesso: non viene riconosciuta la dignità del lavoro agricolo e degli allevatori. Una tendenza che Coldiretti sta facendo di tutto per invertire. Gli sforzi sono molti, i risultati lenti ad arrivare, ma ci crediamo fermamente e per questo continuiamo a lottare”.

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