25 Gennaio 2019 - 15.01

Il sentiero della fede, tra conversazioni e musica

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Si inaugura oggi venerdì 25 gennaio alle 20.30 presso la Basilica dei Santi Felice e Fortunato di Vicenza la seconda edizione della rassegna “Il Sentiero della Fede”, organizzata dal Conservatorio di Musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo” in collaborazione con l’Istituto Diocesano di Musica Sacra e Liturgica di Vicenza e Ardea Associazione per la didattica museale, con il patrocinio del Comune di Vicenza. La manifestazione comprende cinque appuntamenti a cadenza mensile fra gennaio e maggio (l’ultimo o penultimo venerdì del mese), quattro ospitati da luoghi sacri e uno dalla Sala Concerti “Marcella Pobbe” del “Pedrollo”, che consistono in una parte di “conversazioni”, in cui esperti (laici e non) esplorano le diverse forme della spiritualità, e in una di “musica”, nella quale vengono offerte esecuzioni a cura di organici e Dipartimenti del Conservatorio di Vicenza di repertori direttamente collegati ai diversi temi trattati. Fra gli incontri in programma anche uno dedicato ai riti e alle musiche sacre dell’India.

 

L’edizione 2019 del cartellone apre con la relazione dal titolo “Alle origini della Basilica dei Santi Felice e Fortunato di Vicenza” a cura della prof.ssa Elena Marzola, docente di Archeologia Classica e Paleocristiana all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Santa Maria di Monte Berico”. Elena Marzola è inoltre Presidente del C.R.T. Centro Ricerche Territorio – Gruppo Archeologico di Vicenza e Responsabile della Sezione Archeologica di Ardea. Numerose le pubblicazioni e le collaborazioni con la Sovrintendenza ai Beni Archeologici del Veneto, con l’Università di Padova e di Ferrara per scavi e catalogazioni reperti. Alla “conversazione” seguirà la Messa in do maggiore “In tempore belli”(conosciuta anche come “Paukenmesse”) di Franz Joseph Haydn (1732-1809) eseguita dall’Orchestra del “Pedrollo” sotto la direzione di Claudio Martignon e con Maestro del coro Laura Martelletto. I cantanti solisti: Oh Jimin (soprano), Roberta Guidi (contralto), Yumin Yang (tenore), Diego Castello (basso). Haydn scrisse le sei ultime grandi messe negli anni dell’estrema maturità, tra il 1796 e il 1802. Il compositore non si applicava più al genere della messa da quattordici anni e vi tornava ricco di un’accresciuta esperienza sinfonica, di un’adesione più profonda allo stile haendeliano. Tutte le messe sono per quattro solisti e coro. L’organico strumentale, assai vario, fu probabilmente vincolato anche alla disponibilità di strumentisti, non sempre costante. La seconda, scritta nel 1796, è appunto la “Missa in tempore belli” (ossia “Messa in tempo di guerra”), eseguita per la prima volta il 13 settembre 1796 nella Bergkirche di Eisenstadt. Fu Haydn ad attribuirle questo titolo, legato all’acuirsi del conflitto tra Francia e Austria: nell’estate infatti Napoleone aveva occupato Veneto e Lombardia, e in agosto il governo austriaco aveva indetto la mobilitazione generale. Inquietudine e minacciosi presagi bellici serpeggiano in tutta la composizione e l’ombra della guerra è evocata da un cupo disegno dei timpani nell’Agnus Dei, che rese nota la messa con l’appellativo di “Paukenmesse” (che significa “messa dei timpani”).

 

 

 

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