30 Marzo 2020 - 9.22

Il Mes della discordia

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Usando una metafora calcistica, per sdrammatizzare un po’ l’attuale momento, tra poco giocheremo la finale di coppa del mondo di calcio. Nella difficoltà della singola partita il cui risultato non dà diritto a repliche, la preoccupazione di giocarla non con la selezione  migliore di giocatori della serie A, ma bensì con i giocatori di una qualsiasi squadra dilettantistica. Purtroppo però in questo caso non c’è in palio una semplice coppa o il prestigio sportivo, ma il futuro nostro e di intere generazioni future.

Il Meccanismo Europeo di Stabilità, più conosciuto con l’abbreviazione MES, detto anche Fondo salva Stati, è un’organizzazione internazionale il cui scopo è quello di garantire una stabilità finanziaria nella zona euro.

Il fondo nacque sostanzialmente nel 2012 causa l’aggravarsi dei debiti pubblici, in primis per salvare dall’insolvenza stati come Portogallo ed Irlanda investiti maggiormente dalla crisi economico-finanziaria.

Di fatto il suo meccanismo è molto similare a quello di un qualsiasi fondo d’investimento, il quale con il suo capitale acquista e vende titoli, con l’aggiunta di una sorta di gigantesca assicurazione destinata a proteggere gli stati che hanno adottato l’euro.

Tutti gli stati appartenenti al MES versano nella cassa comune delle risorse proporzionali al proprio PIL. Questi denari il MES dovrebbe prestarli agli stati che di volta in volta si trovassero in difficoltà.

Ovvio che l’aiuto o prestito non arriva senza condizioni. Al contrario l’aiuto è condizionato all’accettazione di condizioni a volte insostenibili per quei paesi le cui finanze sono più deboli, come ad esempio riportare in pareggio i conti pubblici.

Ad oggi per il nostro Stato, vista l’emergenza, l’unica maniera per accettare l’aiuto del MES sarebbe che non ci fossero condizioni troppo stringenti e vincolanti, pena la morte. Cosa inaccettabile per i nostri “amici” tedeschi. Quindi senza compromessi per il momento inevitabilmente sarà consigliato non attivare il MES.

Appurato che la pandemia da CORONAVIRUS avrà un impatto devastante sull’economia italiana, pari se non peggiore a quello che l’Italia subì nel 2008, bisognerebbe capire cosa fare anche di fronte ad un ipotetico calo del PIL superiore al 5%.

Difficile dare una risposta precisa perché nessuno può sapere con assoluta esattezza quanta parte dell’economia italiana si sia fermata, anche se dire che il 70% potrebbe essersi fermato non dovrebbe essere un dato molto lontano dalla realtà.

Da evitare gli errori fatti nel passato dove i governi tagliarono le spese ed alzarono le tasse rendendo difficilissima la vita alle persone, e dove le banche non prestavano più soldi alle imprese. Fortunatamente le cose dovrebbero andare diversamente grazie alle rassicurazioni della BCE disposta a finanziare banche, oltre ad acquistare titoli di Stato, ed alle politiche dei governi disposti a varare imponenti piani economici a sostegno di imprese e lavoratori.

Attenzione però, se è vero che il MES dovrebbe essere un elemento a sostegno della solidarietà europea, ad oggi di fatto non ci sono alternative ed il rischio maggiore nel non accettarlo a prescindere, sarebbe quello di avere mercati capaci di giudicare insostenibile il nostro debito con la conseguenza di doverlo ristrutturare in modo drastico.

Speriamo di no, speriamo che il Meccanismo Europeo di Stabilità non sia solo un cavallo di Troia che permetterebbe ai tedeschi di metterci definitivamente KO, un piano per affossare il nostro Paese attraverso un piano di austerità imponente ed insostenibile.

La partita è appena iniziata, sappiamo chi sono i nostri avversari e c’è poca speranza nei nostri giocatori, soprattutto se non saranno capaci di ritrovare quello spirito di squadra capace di unire tutti nei momenti di difficoltà.

L’economia nostrana se l’emergenza sconfinasse oltre il mese di aprile farebbe fatica a reggere. Meglio non pensare cosa potrebbe succedere se fossimo costretti a riaprire le attività per non far crollare l’economia e le entrate fiscali, senza aver risolto l’emergenza CORONAVIRUS.

Il temporale è arrivato più forte di quello che potessimo immaginare.

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