14 Maggio 2020 - 12.23

Il bacino termale euganeo e la crisi post-Covid

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Che in Veneto il turismo sia la prima “industria” della Regione quanto a giro d’affari e fatturato è cosa nota.La nostra è una Regione che ha tutto quanto possa interessare un viaggiatore: mare, montagna, lago, collina e terme.E di terme parliamo oggi, in particolare del Bacino Termale Euganeo, il più grande d’Europa, tutto compreso in Provincia di Padova, e rappresentato da cinque comuni: Abano Terme, Montegrotto Terme, Galzignano Terme, Battaglia Terme e Teolo, con centosette strutture alberghiere, diciottomila posti letto, e più di cinquemila lavoratori coinvolti.Il comprensorio, immerso nel verde dei Colli Euganei, si estende su un’area di 36 kmq e ha origini antichissime: le sue acque calde, che ancora oggi riaffiorano vigorose dal terreno, sono conosciute e apprezzate sin dalla lontana protostoria come fonte di salute e benessere.Lo sfruttamento delle proprietà delle acque termali per scopi terapeutici è storicamente noto, come testimonia il culto dei Veneti Antichi per il dio Aponus, al quale si attribuivano i benefici effetti curativi. I rinvenimenti archeologici ancora oggi visibili soprattutto a Montegrotto Terme, mettono in luce come nell’epoca romana vennero realizzati importanti stabilimenti termali, ricordati anche nei preziosi scritti di autori come Tito Livio e Plinio il Vecchio. Durante la Serenissima Repubblica il settore termale era in pieno sviluppo, anche se soltanto dalla fine dell’800 si hanno evidenze di vere e proprie strutture alberghiere.Senza nulla togliere agli altri centri, Abano Terme costituisce senza dubbio la località più nota, e sicuramente la meglio attrezzata.Come avvenuto ovunque in Italia, dal momento in cui il Governo ha decretato il lockdown, uno dei più grandi polmoni turistici del Veneto è diventato un’area fantasma, dove si vedono solo serrande abbassate, e piazze e strade vuote.Un clima del tutto inusuale per una città che di fatto non si ferma mai se non a febbraio per le manutenzioni delle strutture alberghiere, dove per le strade si sentono parlare le lingue più svariate, dove si respira nell’aria un clima di eterna vacanza.Due mesi di fermo obbligato, tra hotel chiusi e piscine vuote, hanno trasformato Abano in un colosso ferito, che ha seri dubbi su come potersi rialzare.Perchè la crisi del turismo si è subito trasformata inevitabilmente in crisi economica.Il bacino termale euganeo fa registrare un fatturato annuo di 350 milioni di euro e rappresenta una delle più grandi realtà imprenditoriali della provincia di Padova, in grado di registrare circa 3,2 milioni di presenze l’anno.  Federalberghi stima in questo periodo una perdita per gli hotel che oscilla tra i 35 e i 40 milioni; sommando anche il comparto ristorativo si arriva  addirittura a 70 milioni.Ma gli albergatori hanno tanta voglia di ricominciare, anche se si rendono conto che la ripresa sarà una vera e propria corsa ad ostacoli.I problemi sono tanti, in primis l’adeguamento delle strutture alle prescrizioni delle autorità sanitarie: mascherine e guanti per tutti i clienti, cicli di sanificazione continui, distanziamento sociale nelle piscine, nelle sale da pranzo ed in ogni spazio comune.Un po’ tutto l’armamentario previsto per riprendere le attività nella Fase 2, che però espone al rischio del cosiddetto “contraccolpo psicologico”.  In parole povere la possibilità che il cliente di fronte a restrizioni cui non è abituato decida che il gioco non vale la candela, rinviando la vacanza a tempi più tranquilli.Rischio che, inutile nascondercelo, sarà presente ad esempio anche nelle spiagge e nelle altre località turistiche.C’è poi l’aspetto del numero degli ospiti.  E per Abano Terme il calcolo è abbastanza facile.  La metà dei turisti termali arriva dalla Germania, e quelli nei prossimi mesi potrebbe essere molto difficile intercettarli per via delle chiusure delle frontiere. Dell’altra metà, l’80% arriva da fuori Veneto, a anche per questi ospiti saranno determinanti le limitazioni alla mobilità interregionale decisa dalle autorità.   Oggettivamente pare alquanto problematico per le strutture alberghiere fare fatturati, e bilanci positivi, con il restante 20% di turisti di provenienza veneta.Le voci riferiscono che qualche hotel potrebbe riaprire il 30 maggio, ma il 30-40% riprenderanno l’attività a metà giugno, altri avrebbero già deciso di restare chiusi fino a fine luglio.Come si vede uno scenario a luci ed ombre.Che però non impedisce agli operatori di guardare avanti.  Mettendo in campo ad esempio il progetto “AbanoFeelsGood”, una iniziativa social che ha lo scopo di mettersi il linea con quei 1,6 milioni di utenti che in questi tre mesi di pandemia hanno cercato Abano Terme sul web per le sue proposte di salute, benessere e wellness. L’obiettivo è ambizioso, ma si sa che il futuro non è mai dei pessimisti.

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