7 Settembre 2020 - 8.47

I pugni di Salvini e la pazienza di Luca Zaia

Se parlassimo di boxe, ed in particolare dei pugili passati alla storia come “incassatori”, tipo Carlos Monzon, Jake La Motta o Rocky Marciano, sicuramente Luca Zaia andrebbe ascritto a questa categoria.Certo non parliamo di “ganci” o di “uppercut”, ma in campo politico non sono da meno i colpi che il nostro Governatore sta incassando in questa fase elettorale.Mi riferisco ovviamente all’ulteriore iniziativa di Matteo Salvini per arginare il previsto plebiscito “bulgaro” che si prospetta alle prossime elezioni regionali venete a favore di Zaia. E badate bene che è solo l’ultima trovata in ordine di tempo messa in campo dal Capitano, che allo scopo si serve del suo luogotenente, il fedelissimo ex Ministro Lorenzo Fontana, che da “Commissario” governa la Lega salviniana  in Veneto, affiancato da un “Direttorio della Liga Veneta” da lui nominato, e di cui fanno parte Erika Stefani, Roberto Marcato, Nicola Finco ed ovviamente Luca Zaia. Il motivo di questo “accanimento” è il successo pronosticato da tutti i sondaggi, che danno la lista “Zaia Presidente” nettamente avanti rispetto alla lista “ufficiale” della Lega.  Il che per i salviniani è come guardare in fondo all’abisso.Da qui le “contromisure”.Dapprima il Commissario Fontana avrebbe provato a contendere al Presidente il controllo sulla composizione delle liste. Tentativo stoppato da Zaia.Poi avrebbe tentato di impedire a Zaia la presentazione di una terza lista   a suo sostegno (oltre a quella della Lega e quella “Zaia Presidente”).  Anche in questo caso tentativo andato a vuoto, perchè alla fine la “Lista Veneta Autonomie” è venuta alla luce.Si è quindi preteso che tutti gli assessori regionali uscenti si candidassero nella lista ufficiale della Lega.  Zaia in questo caso non ha opposto alcuna resistenza, anzi ha dichiarato di trovare giusto che coloro che nella scorsa legislatura sono stati chiamati a fare gli assessori si impegnino sul territorio per recupere voti al Partito. Ma a ben pensarci Fontana, e immagino prima di lui Salvini, devono essersi resi conto che questa mossa era molto pericolosa, nel senso che vista la maggioranza di tipo “Bielorusso” che i sondaggi assegnano a Zaia, c’è il rischio di fare eleggere a Palazzo Ferro Fini una maggioranza di consiglieri che risponda solo e direttamente al Governatore.Quindi, dopo tutti questi vari tentativi di contenere il successo di Zaia, valutato che ogni ulteriore iniziativa di questo tipo rischiava di scadere nel ridicolo, oltre che apparire al popolo leghista come “velleitaria”, alla fine Fontana ha deciso di calare il carico da undici.  A compiere cioè un atto di imperio, concretizzatosi in una lettera circolare inviata alle circa 400 sezioni venete del Carroccio, con un messaggio molto chiaro: “Fate campagna elettorale solo per la lista della Lega”.A leggerlo così, il contenuto della lettera sembra persino banale, se non che prevede come corollario: “Non fate campagna elettorale per la lista Zaia Presidente e per quella Veneta Autonomie”. C’è da dire che Fontana ha emanato la “direttiva pro Lega”  firmandola in prima persona, ma dichiarando che non c’era stata alcuna pressione da parte  di Salvini, e soprattutto che sul contenuto della stessa c’era la condivisione del Governatore. L’iniziativa di Fontana ha trovato l’appoggio pubblico anche di Roberto Marcato, che presentando la sua candidatura a Padova ha dichiarato: “Fontana ha fatto bene a mandare quel messaggio agli iscritti, lo condivido io e lo condivide Zaia».   Ne prendiamo atto, ma non possiamo non chiederci: Chissà se Marcato la penserebbe allo stesso modo se fosse candidato nella lista Zaia?Sono disposto a giocarmi una mano sul fatto che Luca Zaia non abbia gradito questo “diktat” salviniano.Ma Zaia è politico che viene da lontano, che sa quando è il caso di esporsi e quando no, e questo non è sicuramente il momento.Lo si è visto quando nei giorni scorsi, nel corso di un collegamento TV dalla  Protezione Civile, ad una domanda di un giornalista sulla “circolare” si è così espresso: “Guarda, io avrei fatto lo stesso, figurati.  Scusatemi, io non ho mai trovato un’azienda che lavori per un’altra azienda.  E’ una scelta che comprendo fino in fondo, me ne hanno anche parlato….”Cosa poteva dire di diverso Zaia?  Che non era d’accordo, mettendosi contro Salvini ed il Partito?  Ma  con quel “me ne hanno anche parlato”  sembra quasi voler dire “l’ho saputo a cose fatte”.Sarà sicuramente una mia impressione, ma alla domanda del giornalista, mi è sembrato di vedere un Luca Zaia sornione ma un po’ tirato, e l’assessore Manuela Lanzarin prima abbassare lo sguardo, e poi alzare gli occhi al cielo.Viene da chiedersi: ma erano così necessarie tutte queste iniziative “anti Zaia”?Io ritengo che in molte sezioni del Carroccio veneto si sia diffuso un certo scetticismo, se non sbigottimento.   Perchè è evidente che la base leghista non può essere incline a seguire tutti i tatticismi dei vertici, e diventa veramente difficile  discernere fra “salviniani” e “zaiani”.   Perchè mettere la base di fronte alla necessità di scegliere fra gli ex assessori regionali  inseriti nella Lista Lega, ed i leghisti della prima ora, i militanti di sempre, gli ex Sindaci, presenti nelle due liste che sostengono Zaia? In questo modo Salvini dà l’impressione di essere spaventato dal previsto successo del suo compagno di partito Luca Zaia.Io ritengo che alla fine questi tentativi di “contenimento” di Zaia non avranno l’effetto sperato dal Capitano.Zaia è sempre stato un leader molto apprezzato dalla gente veneta. In un certo senso è il vero erede della tradizione democristiana che ha governato il Veneto per mezzo secolo, fatta di moderatismo e di attenzione per il territorio. Ed in prospettiva queste differenze del Dna dei due laeder potrebbero tramutarsi in una competizione aperta.  Nel senso che al progetto del Capitano di un Partito nazionale, sovranista ed antieuropeo, potrebbe contrapporsi la linea di Zaia, fatta di moderatismo pragmatico, più comprensibile dalle partite Iva e dalla base leghista veneta, in quanto più vicino ai valori della vecchia Liga del Leòn, ma declinati dal Governatore in termini di maggiore autonomia anziché di secessione.Oltre a tutto Zaia è di gran lunga il politico più conosciuto in Veneto, e la sua notorietà è aumentata anche grazie alla buona gestione della crisi da Covid-19, ed alle dirette televisive quotidiane dalla sede della Protezione Civile.In questa fase, piaccia o meno a Salvini, la Lega in Veneto è impersonata da Luca Zaia.E per capire la sua popolarità basta guardare il suo gradimento ed i flussi elettorali.  Dalle rilevazioni risulta che l’85% dei veneti giudica molto positivamente l’operato del governo regionale. Ma la vera particolarità è che il dato del gradimento è del tutto trasversale, visto che il 56% degli elettori del Pd ed il 58% di quelli del Movimento 5Stelle esprimono lo stesso giudizio positivo.  Ed il dato che spiega bene il previsto “cappotto” di Zaia è quello dei flussi elettorali, che mostra che il 23% di chi ha votato Pd alle ultime europee, e addirittura il 36% di chi ha votato M5S, afferma di essere intenzionato a dare il proprio voto a Zaia alle regionali. Tornando agli “sgarbi” di Salvini, chi si aspettava una levata di scudi di Zaia è rimasto sicuramente deluso.Da buon “democristiano” il nostro Luca si guarderà bene dal mettersi di traverso al Capitano. Almeno per ora si continuerà a marciare a “tarallucci e vino”, come successo sabato 5 settembre a Vedelago, nel cuore del “Zaiastan”, in un incontro elettorale cui i due leader hanno partecipato assieme.  Anche perchè, ripeto, Salvini ha in mente una Lega non più ascrivibile all’universo autonomista e secessionista, bensì a quello del nazionalismo, del sovranismo e della contrapposizione all’Unione Europea.E può darsi che la base leghista della prima ora, quella legata al simbolismo della parola “Nord”, quella ibernata dai commissariamenti, quella che ha ancora la camicia verde ben stirata nel cassetto, alla lunga non riesca a convivere con una Lega salviniana che a Napoli affigge manifesti  con lo slogan “prima i napoletani” affiancato all’effige di Alberto da Giussano o a quella del Leone della Liga Veneta, quello che doveva “magnare el tèron”. E qualche segnale in tal senso lo si coglie già, dato che una recente rilevazione Demos evidenzia che la popolarità di Salvini è maggiore in Centro Italia (48%) rispetto al Nord Est (35%) o al Nord Ovest (39%).  Percentuali analoghe a quelle rilevate al Sud e nelle Isole (33%).E’ evidente che, se il Nord non riuscirà a digerire il nuovo Dna della Lega “nazionale salviniana”, allora potrebbe presentarsi il rischio di una “scissione”. Ed a quel punto potrebbe essere necessario individuare un nuovo leader in grado di rappresentare le istanze dei “leghisti del Nord”.E’ chiaramente solo un’ipotesi suggestiva, ma se dovesse concretizzarsi chi se non Luca Zaia? 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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