7 Dicembre 2018 - 17.09

I consiglieri Soprana e De Marzo su Vicenza Capitale Cultura

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Caterina Soprana, in qualità di Presidente della commissione consigliare Cultura, e Leonardo De Marzo, componente della stessa commissione, intervengono sul tema Vicenza Capitale Italiana della Cultura e chiariscono quanto segue in merito alla nota dei consiglieri di minoranza.

Caterina Soprana
“La candidatura a Capitale Italiana della cultura è una cosa seria, non un proclama elettorale”

Apprendo con disappunto quanto dichiarato con una nota dai consiglieri di minoranza a chiusura dell’ultima Commissione Sviluppo economico e attività culturali. Nel comunicato congiunto si legge che i consiglieri di maggioranza hanno bocciato la mozione, “ennesima prova che questa amministrazione non ha alcun progetto per promuovere la città, né dal punto di vista culturale, né da quello turistico”. Questa amministrazione? Non alludono i consiglieri forse a quell’ “articolato programma di progetti e attività attorno a un’idea forte” che nella loro mozione inseriscono fra i presupposti necessari per la candidatura? Considerato che la mozione trova origine in un proclama elettorale annunciato nella scorsa campagna, immagino che questo progetto per promuovere la città avrebbe dovuto quanto meno essere delineato durante gli ultimi 5 anni. Invece non se ne è vista traccia, a sottolineare come la politica culturale elitaria e poco partecipativa dell’ultimo decennio non abbia certo lavorato in questa direzione.
La scelta di una candidatura è cosa seria, è una sfida importante e se il consigliere Rolando ci accusa di “avere paura di volare”, io ribatto che si vola quando i motori sono collaudati e le ali sono solide. E’ molto più onesto e coraggioso ammettere che i tempi sono prematuri e decidere di mettersi al lavoro per creare le condizioni necessarie al progetto.
Sottolineo che i tempi sono stretti, a febbraio bisognerebbe già presentare la domanda e a settembre un progetto. L’esclusione dalla selezione comporta l’impossibilità a partecipare per i due anni successivi. Padova è già da tempo in corsa per il 2022, Verona ha buone probabilità di aggiudicarsi la candidatura per il 2021, il che non favorirebbe la strada ad un’altra città veneta l’anno successivo. Senza contare il capitolo risorse, che può anche essere vero che si trovano strada facendo, ma si trovano con un progetto forte e ponderato. Progetto al quale c’è tutta l’intenzione di lavorare, e questo indipendentemente da un’eventuale candidatura.
Tornando alla Commissione, va precisato che i consiglieri di maggioranza hanno unitariamente sottolineato la condivisione dell’idea di fondo sollevando seri dubbi solo relativamente ai tempi e alla reperibilità di adeguate risorse economiche. Osservazioni confluite anche nella proposta, avanzata dalla sottoscritta in sede di votazione, di modificare i termini della mozione, escludendo il riferimento al 2022, ma accogliendo l’iniziativa di avviare un tavolo di lavoro trasversale. Solo al rifiuto categorico, dichiarato dal consigliere Asproso, è stato espresso il voto contrario.
Ai consiglieri di minoranza torno a ribadire che la base per una candidatura vincente passa dalla costruzione di un modello di sviluppo globale di città, socialmente ed ecologicamente sostenibile, e di un tessuto urbano aperto all’internazionalità coordinando e promuovendo un comparto culturale articolato e multiforme, di tradizione e innovatore, che sappia coinvolgere a pieno titolo i quartieri e autore di un dialogo pubblico-privato sempre più stretto e proficuo. Vicenza è oggi all’inizio di questo percorso ed è giusto non precorrere inutilmente i tempi. Se la città merita, come la minoranza afferma, questa candidatura, merita prima di tutto che sia una candidatura seria e fondata su basi sicure. Ben diverso dal giocare a fare gli splendidi a suon di proclami.

Leonardi De Marzo
Vicenza Capitale Italiana della Cultura 2022 – Vedere ciò che è giusto e non farlo è mancanza di coraggio.

Leggo con interesse il comunicato stampa congiunto della minoranza e rilevo che, come emerso dalla commissione cultura di cui sono componente, la questione è molto differente.
Per avere quantomeno una speranza di poter concorrere ad una posizione di primato nazionale in ambito culturale manca semplicemente una cosa: il coraggio di ammettere che non si è pronti.
Molte sono le punte di eccellenza culturale della nostra grande Città, molte sono le energie e la passione che ogni realtà che fa cultura profonde, ma il rovescio della medaglia è che grandi sono le difficoltà di fare rete in una realtà come Vicenza, in cui la cultura è stata appannaggio di pochi in questi ultimi 10 anni, dieci anni in cui non si è fatto un granché per preparare il terreno per un obiettivo tanto ambizioso – e ripeto per altro condivisibile – lanciato e sfruttato in campagna elettorale senza alcuna possibilità di essere realizzato a breve termine.
La candidatura è fumo negli occhi per nascondere il fallimento di una politica culturale che non è stata in grado, in DIECI anni, di creare il contesto di sistema necessario a sostenere la candidatura stessa.
Collaborazioni, sinergie, partnership, rete, sono parole che con il milione di euro del Ministero non si materializzano dal nulla, non è sufficiente coagulare uno sforzo corale di questa portata così profondamente “intima” per Vicenza attorno al “skeo” che arriva da Roma.
Se è vero che “Il valore, quando è sfidato, si moltiplica” come disse Seneca, allora la vera sfida è costituire un comitato di lavoro operativo per gettare i pilastri fondamentali per questo sforzo, senza questa presunzione di pavido coraggio nell’affrontare un tema così importante.
Quella del comitato è una vera e propria chiamata d’orgoglio che va fatta, in un comune che deve ritrovare il coraggio di essere Città per davvero, riscoprendo la sua storia e le sue tradizioni, la sua cultura e il suo immenso potenziale; la mozione della minoranza è una provocazione che raccogliamo con forza e determinazione, per sostenere quell’emozione che la prospettiva della nomination a Capitale Italiana della Cultura ha suscitato nei nostri cittadini sensibili a questa opportunità e, ne sono certo, troverà sempre più seguito man mano che il lavoro si farà più serrato e partecipato.
Lanciare una candidatura è una responsabilità da prendere in coscienza e sapendo di doverla portare fino in fondo, e in commissione cultura lor signori non sembravano dell’avviso dato che la presentazione della volontà di candidarsi è da espletare a febbraio 2019. La consegna della campagna vera e propria è prevista per settembre 2019 e se si viene bocciati, la prossima possibilità di candidatura è dopo 2 anni di stop forzato.
Alla minoranza purtroppo manca questo: umiltà, umiltà, umiltà.

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