13 Febbraio 2021 - 19.27

Governo Draghi: vincitori e vinti


Credo che la maggior parte degli italiani, vista l’ora in cui, almeno in Veneto e nel nord del Paese ci si appresta a cenare, abbia appreso in Tv, dalla viva voce del neo Presidente del Consiglio Mario Draghi, la lista dei Ministri che faranno parte del suo Governo.Curiosità comprensibile, vista la gravità della situazione, e l’attenzione con cui i media hanno seguito la crisi.Non so voi, ma a mano a mano che Draghi procedeva nella lettura dei nomi, tutti rigorosamente preceduti da prof, on, sen, e non dal semplice Signore e Signora con cui gli anglosassoni sono soliti indicare anche i politici, mi è sembrato di assistere ad un déjà-vu.A parte qualche nome meno noto ai più (tipo Franco e Colao), ma si tratta invece di tecnici preparati e ben noti a livello internazionale, abbiamo risentito nomi che francamente non ci si aspettava.E immagino che la prima reazione sia stata anche per voi quella di pensare: capita ma SuperMario si è dato all’archeologia questa volta, riesumando mummie che ritenevamo ormai relegate in qualche museo della politica?Non faccio nomi, tanto li avete davanti ben elencati sulle pagine di giornali e media, ma poiché questi nomi rappresentano nostro malgrado forze politiche, diventa interessante ragionarci un po’ sopra.Innanzitutto la domanda: perchè pescare a piene mani negli apparati dei partiti, quando ci avevano fatto intravvedere la possibilità di piazzare nei Ministeri facce nuove, meno legate agli stantii riti della politica?Semplice!   Per quella che si chiama “real politique”, che tradotta vuol dire che Draghi sa bene che un Governo elabora e propone la linea politica, ma se poi il Parlamento non risponde, o si mette di traverso, si ferma tutto e non si va da nessuna parte.Da qui la scelta del Governo tecnico-politico; perchè questi sono gli uomini che i Partiti hanno portato in Parlamento, ed il buon cuoco la minestra la fa con gli ingredienti che ha a disposizione.E quindi via con la pratica assunta a “metodo”, quella del cosiddetto Manuale Cencelli, “un tanto a te, ed un tanto a me”, a seconda del numero di deputati e senatori.Con questa logica del bilancino, alla quale secondo le indiscrezioni si sarebbe dedicato il Presidente della Repubblica, le ciambelle quasi mai riescono col buco.Perchè ci sono Ministeri giudicati più importanti di altri, di solito per la capacità di spesa, ci sono esponenti di altri Partiti che non sono graditi, ci sono gli equilibri numerici del Parlamento.E come sempre succede quando la lista dei Ministri viene disvelata, si apre la diatriba su chi abbia vinto, e su  chi invece abbia perso, nella “distribuzione dei pani e dei pesci”.Al riguardo vi propongo le mie valutazioni, che valgono per quello che valgono, e che si aggiungono a quelle sicuramente fatte da ciascuno di voi.Della compagine governativa non fa parte Fratelli d’Italia, che ha scelto la via dell’opposizione, e a dirvela tutta trovo la cosa positiva perchè una democrazia senza opposizione è sicuramente “monca”.Tutti gli altri hanno risposto, con maggiore o minore entusiasmo, al forte richiamo all’unità nazionale del Presidente Mattarella, e alla luce della lista dei Ministri è normale che affiori qualche mal di pancia.Usando le categorie dei “vincitori e vinti”, come nel noto film del 1961 di Stanley Kramer, non c’è dubbio che qualche Partito sarà soddisfatto, e qualche altro un po’ meno.Fra i vincitori a mio avviso c’è sicuramente la Lega di Salvini.  Il Capitano nel breve lasso di pochi giorni ha “cambiato idea” sui migranti, che ora devono essere gestiti dalle leggi europee, sul Recovery Plan votato a Bruxelles dagli eurodeputati leghisti,  sull’euro, su Ursula von der Leyen, sui poteri forti, su Draghi , e persino sulla Boldrini.  Mancava solo che tessesse le lodi della Fornero!Ma questa “giravolta”, che io considero però importantissima, e fondamentale per il futuro della nostra democrazia, gli consente di sedere allo stesso tavolo di coloro che lo hanno a lungo ostracizzato, per di più gestendo un Ministero fondamentale come lo Sviluppo economico.  E sarà a quel tavolo anche quando si parlerà a fine anno del successore di Mattarella.Fra i vincitori c’è sicuramente anche Matteo Renzi, che sarà anche un Narcisista, ma ha acume politico da vendere, e che giocandosi l’osso del collo è riuscito a mandare a casa Giuseppe Conte e la sua corte dei miracoli, costringendo così Pd e Movimento 5 Stelle a palesare le loro carenze politiche, costringendoli a scelte piuttosto indigeste.Dalla parte di coloro che hanno vinto c’è poi l’inossidabile Cav. Silvio Berlusconi, che i più davano per finito politicamente, relegato ai margini della coalizione di centrodestra come il fratello povero, ma che con un assist degno di Messi o Ronaldo ha portato la sua Forza Italia ad avere lo stesso numero di ministeri del Pd, pur avendo molti parlamentari di meno. Chapeau!Il Partito Democratico, comunque la si veda, non ne esce benissimo. Da custode della purezza della linea politica del Conte 2, quale si riteneva, si trova alla pari degli odiati Salvini e Berlusconi. Mi auguro sia l’occasione per un esame approfondito degli errori di una leadership debole ed ormai incapace di rappresentare il mondo produttivo.Ma il vero perdente, sempre a mio avviso, di questa partita è il Movimento 5 Stelle.Il Movimento nato dal “vaffa” grillino all’esecrabile casta, che giurava che avrebbe protetto la sua “limpieza de sangre” dalle commistioni  con i vecchi Partiti, che nel 2018 per bocca di  Di Maio e di Di Battista chiedeva l’empeachment di Mattarella in nome della coerenza anti euro dell’ Esecutivo giallo verde,  chiuderà la legislatura avendo governato con tutti i Partiti (escluso Fratelli d’Italia, almeno fino ad ora), passando con estrema disinvoltura dall’allora Lega sovranista di Salvini nel Conte 1 alla sinistra nel Conte 2, e finendo ora nel crogiolo del Ministero Draghi, con il solito Di Maio che giurerà con nonchalance a fianco di Renato Brunetta. Dopo tutte queste convulsioni, dopo tutti questi cambi di casacca, dopo tutte le abiure dei principi fondanti (dall’uno vale uno al limite dei due mandati) che giustamente cominciano a sconcertare la base, sarà interessante vedere cosa resterà dei pentastellati quando nel 2023 si tornerà alle urne. Sono curioso cioè di sapere quali scatolette di tonno proporranno allora di aprire, dopo che il tonno lo hanno consumato in questi anni con ogni tipo di commensale.  Non sarebbe la prima volta nella nostra storia che un movimento di opinione si esaurisce dopo aver avuto un grande seguito: successe all’Uomo Qualunque, potrebbe ripetersi. Funzionerà il Governo Draghi?C’è solo da augurarsi di si, per il bene della nostra Italia.Sono convinto che le differenze fra i Partiti, dopo la consueta “luna di miele” dei primi mesi, riaffioreranno quando si tratterà di decidere su temi divisivi o identitari, e lì si vedrà o meno il carisma di SuperMario.Che ha un solo vero atout in mano.  Il fatto che rappresenta l’ultima spiaggia, perchè  dopo di lui ci sono solo le elezioni anticipate.Non è un atout di poco conto, perchè  molti deputati e senatori sono disposti ad accettare tutto, pur di non passare dalla pingue indennità parlamentare alla disoccupazione, e magari al reddito di cittadinanza.
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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