16 Marzo 2020 - 13.09

Fuori il virus, in casa la famiglia! E i cani si allenano come atleti

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di Alessandro Cammarano

Chi avrebbe mai immaginato di vivere una contingenza simile? Le emergenze sanitarie come questa si erano viste solo in alcuni orribili B-Movie inquadrati nel filone “catastrofico” e con titolo del tipo “Mortal Virus” o “Pericolo invisibile”.

E in vece no; è tutto spaventosamente vero.

Le abitudini quotidiane stanno cambiando in funzione dell’urgenza, anche perché se si deroga alle prescrizioni – attività per altro praticata con incoscienza e continuazione da più di qualcuno, anche da alcuni personaggi pubblici che dovrebbero per primi dare il buon esempio – si rischia di venirne fuori con più difficoltà di quelle che già ci sono.

Proviamo a sorridere un po’? Anche perché il momento lo richiede.

Dunque: siamo tutti, e giustamente, costretti a casa, e forzati a reinventarci uno stile di vita che a molti – e da molto tempo – non appartiene più. Nelle famiglie contemporanee il tempo che si passa insieme è andato scemando, la condivisione è affidata al dialogo virtuale, le chat “sostituiscono” quella che una volta si chiamava “conversazione”.

Ebbene, quando ci si ritrova in quattro in cento metri quadrati, magari senza un terrazzino da usare come via di fuga, ci si deve parlare; volenti o nolenti. Madri e padri si rendono improvvisamente conto che dei loro figli non sanno nulla, e viceversa; una parola tira l’altra e lo scambio di idee riprende vigore.

Da testimonianze raccolte – ebbene sì, via Whatsapp – vengo a sapere di amici che hanno scoperto che la vicina odiosa con la quale neppure si salutavano non è poi così antipatica; si scoprono interessi comuni e problemi condivisi, il tutto chiacchierando da un balcone all’altro.

Anche la coda al supermercato – deprecabile però chi va a fare la spesa quattro volte al giorno per “evadere” – assume un carattere di inattesa ecumenicità; a un metro di distanza ci si scambiano idee, magari non tutte buonissime ma tant’è, e da sotto le mascherine si intuisce spesso un sorriso.

I cani, poveretti, sono per la maggior parte fortemente disidratati, visto che alcuni padroni dissennati li portano a fare pipì dalle trenta alle quaranta volte al giorno.

Se la cavano assai meglio i felini da compagnia, ovvero quei gatti che si degnano di convivere con noi umani, da loro considerati – e giustamente – esseri inferiori. Il felino si accoccola accanto a colui o colei che crede di possederlo, magari piazzandosi esattamente fra libro e donna o tra computer e uomo, ma regalando un concerto di fusa che ripaga da qualsiasi ansia e rigenera dallo stress di questi giorni strani.

I figli adolescenti sono un problema, ma anche loro fonte di sorprese. Il diciassettenne che fino a qualche giorno fa schizzava fuori di casa spettinato e malvestito, oltre che spesso vagamente maleodorante, in tempo di quarantena si veste e si profuma come se fosse un discepolo di Oscar Wilde o l’emulo di Lord Brummel. Perché, vi chiederete. La risposta è quasi ovvia: perché si collega via Skype per seguire la lezione virtuale di matematica o di Inglese e, si sa, in TV si deve apparire al meglio.

Resta il dubbio sulla scia di profumo, ma meglio così. Più complessa la vita degli innamorati, al momento divisi più di Abelardo ed Eloisa.

Si tentano fughe notturne tali che Romeo Montecchi da Verona viene declassato a semplice dilettante, così come Capuleti Giulietta, sempre di Verona, sembra una poveretta. Mediamente felici sono le nonne coabitanti le quali, ora che non si può più uscire, possono intrattenere figli e nipoti – questi ultimi cominciano a rimpiangere la scuola – con i racconti di gioventù spesso ripetuti più volte al giorno e preceduti da un tragico “questa credo di non avertela mai raccontata”. Sono i rapporti di coppia ad essere ad alto tasso di rischio.

Il pater familias si improvvisa aggiustatutto e, visto che l’idraulico dovrebbe arrivare da fuori comune e non ha nessuna intenzione di compilare l’autocertificazione per andare a sgorgare un cesso intasato, tenta di far da sé causando uno tsunami marrone la cui puzza sommerge anche la scia di profumo del figlio di cui sopra. Le madri, dopo una iniziale felicità – tutti i miei bimbi a casa con me! – iniziano a dare segni di insofferenza in quanto anche un quattrenne esprime le sue opinioni con fermezza, soprattutto se costretto a giocare con lo stesso pupazzo per dodici ore; le genitrici più sagge mettono i frugoli a disegnare arcobaleni sulle lenzuola con l’hashtag #andràtuttobene, così si perdono via e fanno una cosa simpatica. Da un paio di giorni si canta fuori dal terrazzo o dalla finestra: iniziativa assai ben congegnata, anche se ha sdoganato legioni di shower-crooner – che nella lingua di Dante sarebbero “cantanti da doccia” – e che comunque al sottoscritto piacciono parecchio. Solo una prece: il repertorio italiano non è solo “Azzurro”, vi prego. Alla fine di tutto una categoria vincerà su tutto e tutti: quella dei dietologi.

Alessandro Cammarano

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