12 Novembre 2018 - 9.36

Fatture inesistenti: maxi-sequestro ad orafo vicentino

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UTILIZZO DI FATTURE PER OPERAZIONI INESISTENTI: LA GUARDIA DI FINANZA DI BASSANO DEL GRAPPA ESEGUE UN SEQUESTRO PREVENTIVO DI € 650.000

Nei giorni scorsi i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo fino all’importo di € 650.000 emesso dal GIP del Tribunale di Vicenza, in relazione ad indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Vicenza. Il sequestro ha riguardato somme depositate su rapporti finanziari intestati ad una S.a.s. con sede a Bassano del Grappa operante nel settore del commercio orafo e al suo legale rappresentante.
L’operazione scaturisce dall’attività di polizia economico-finanziaria avviata dalla Compagnia di Bassano del Grappa con una verifica fiscale nei confronti della società, al termine della quale I.G., 50enne bassanese rappresentante della stessa, era stato denunciato per l’ipotesi di reato di cui all’art. 2 del D.Lgs. 74/2000, per avere inserito, nelle dichiarazioni degli anni 2013, 2014 e 2015, al fine di evadere l’IVA, fatture per operazioni soggettivamente inesistenti pari a circa 3 milioni di Euro più IVA per € 650.000.
I Finanzieri hanno segnalato il provento del reato commesso dall’indagato, ossia l’imposta evasa tramite l’indebita deduzione di costi derivanti dall’annotazione di fatture soggettivamente inesistenti, sulla base di gravi indizi di violazione alle norme tributarie emersi mediante l’analisi degli alert di rischio derivanti dalle interrogazioni alle banche dati in uso al Corpo, che evidenziavano forti anomalie sui costi sostenuti dall’impresa.
I successivi riscontri effettuati presso i fornitori della S.a.s. in verifica permettevano infatti di accertare che i rapporti indicati nelle fatture esibite erano inesistenti: nella contabilità della società erano registrati costi fittizi di gioielleria da aziende che mai avevano intrattenuto rapporti con la S.a.s. bassanese e, allo stesso tempo, acquisti di oro industriale, da altre aziende, per importi di gran lunga inferiori a quelli reali.
L’indicazione di costi fittizi di oreficeria da alcune società e la contestuale sottoesposizione di acquisti di oro industriale consentiva all’indagato di mantenere inalterato il flusso di cassa contabile rispetto a quello reale e, al contempo, consentiva di evadere l’IVA, essendo gli acquisti di oro industriale sottoposti al meccanismo contabile del c.d. reverse charge, per il quale il pagamento dell’IVA grava sull’acquirente anziché sul cedente: gli acquisti di merce non sottoposta a tale inversione contabile permettevano a I.G. di contabilizzare maggiori importi detraibili a fini IVA, conseguendo un illecito risparmio di imposta.
L’operazione delle Fiamme Gialle si è sviluppata secondo il dispositivo operativo del Corpo nell’ambito del contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria ed è stata condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto quello penale con il conseguente sequestro preventivo del patrimonio finalizzato alla confisca, che è obbligatoria nel caso in cui il procedimento penale si concluda con la condanna dell’indagato.

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